domenica 5 giugno 2016

La malattia e la medicina

Quando il Buddha afferma che tutto è sofferenza, non intende dire che passiamo tutto il nostro tempo a star male. Se fosse così, la vita si sarebbe estinta da un pezzo.
In realtà, nel termine da lui usato, dukkha, rientrano anche le esperienze piacevoli, perché anche queste risultano alla fine insoddisfacenti. Dukkha significa che tutte le esperienze, belle e brutte, portano alla sofferenza, perché nascono all’insegna della mutevolezza, dell’imperfezione, della limitazione e della tensione.
La vita è come una corrente elettrica che, per quanto a basso voltaggio, ha sempre una certa tensione, un certo stress.
La tensione consuma, brucia; è come una febbre. Anche nelle esperienze migliori, ci troviamo in uno stato febbrile.
È chiaro che, di fronte alla malattia, all’invecchiamento e alla morte, non possiamo che soffrire. Ma soffriamo anche quando siamo uniti a ciò che non ci piace, quando siamo separati da ciò che ci piace, quando non otteniamo ciò che vogliamo e anche quando l’esperienza piacevole finisce o muta. D’altronde, essere immersi nel tempo significa che nulla può durare a lungo e che tutto deve cambiare.
Questo è il carattere insoddisfacente, deludente, frustrante e stressante della vita.
Non si tratta di un articolo di fede, ma di un’esperienza che tutti potrebbero fare… se solo fossero capaci di staccarsi per un momento da ciò che fanno e di osservare la natura del reale.
Purtroppo, molte persone non sono neppure capaci di compiere questo piccolo passo, questa presa di distanza, questa semplice osservazione, perché sono completamente immerse nel proprio vivere e non si fermano mai a investigare e a porsi domande. Anzi, sono tutte protese a cercare di rimediare a stati negativi come la paura, l’ira, l’odio, l’ansia, la frustrazione, la solitudine, la gelosia, l’invidia, ecc.

In tal modo, non percependo la tensione e l’insoddisfazione, non sono in grado di pensare ad una medicina, ad una soluzione definitiva delle loro sofferenze. Continuano a cercare di rimediare agli stati spiacevoli sostituendoli con stati piacevoli, senza rendersi conto che il veleno è presente anche in questi ultimi.

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