giovedì 26 maggio 2016

Lo sviluppo della saggezza

È evidente che tutti cercano di essere felici. Ed è altrettanto evidente che la felicità trovata con tanta fatica sparisca velocemente lasciandoci insoddisfatti, delusi e di nuovo alla sua affannosa ricerca.
Dobbiamo darci per vinti e concludere che la felicità sia sempre qualcosa di breve durata e che sia destinata a dar vita al suo contrario?
Il problema è che cerchiamo la felicità in cose, persone, attività e posti sbagliati.
Se per esempio cerco la pace in un ambiente molto rumoroso, sarà difficile che la mia pace duri molto; prima o poi ritornerà ciò che vi sta sotto: il fastidioso rumore. Analogamente se cerco la felicità in pasti pantagruelici, in una vita complicata e piena di impegni, nell’esaudimento di tutti i miei desideri, in molteplici relazioni sessuali, nell’uso di droghe, nell’accumulo di denaro, nel potere, nella vittoria, nel predominio, nella competizione, nell’eccitazione sensuale, ecc., la soddisfazione durerà poco e sarà sempre minacciata dal suo contrario. In questo tipo di ricerca c’è già una contraddizione, il seme della rovina successiva.
La verità è che dobbiamo far luce sul rapporto che abbiamo con i desideri.
L’uomo è un essere desiderante, nel senso che non può fare a meno di desiderare qualcosa. Ma bisogna distinguere tra un desiderio e l’altro. Non tutti i desideri portano la pace, cioè la vera felicità. Molti portano con sé i semi della successiva infelicità o insoddisfazione.
Allora dobbiamo porci come sentinelle alle porte dei desideri e chiederci a che cosa porterà a lungo andare il soddisfacimento di quel desiderio. Si tratta di avere una consapevolezza lungimirante.
Tutti i desideri si presentano sotto buoni auspici e gradevoli apparenze. Tutti ci sussurrano: “Esaudiscimi e sarai beato”. Ma alcuni sono come cibi che, pur essendo buoni, sono deleteri per la salute. Se sono goloso di  dolci e me ne ingozzo, sul momento potrò certamente godere, ma alla fine mi sentirò male.
È incredibile vedere come tutti gli uomini mirino alla felicità, ma si comportino come bambini irragionevoli che fanno esattamente il contrario di ciò che sarebbe necessario.
Bisogna in sostanza sviluppare una vigilanza adeguata, non con intenti moralistici, ma con intenti eudemonici, in vista cioè della felicità stessa.

Questa presa di coscienza in vista di fini ultimi superiori si può ben definire saggezza.

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