giovedì 30 luglio 2015

L'illuminazione

Chi legge questo blog, si pone evidentemente delle domande sul senso della vita: che cos’è l’io, che cos’è il sé, che cosa sono il tempo e lo spazio, che cos’è la morte, qual è lo scopo dell’esistenza, come mi devo comportare per evitare la sofferenza e per essere felice, ecc.?
È una persona che ricerca, che si sforza di capire, che non si accontenta delle risposte tradizionali delle religioni o delle filosofie.
Quasi tutti partono, in questa ricerca, da una condizione di insoddisfazione e di sofferenza. E quasi tutti pretenderebbero una risposta in termini razionali, ossia in termini di pensiero.
Ma qui c’è l’elemento di differenza tra una comune ricerca spirituale e la ricerca meditativa. Noi non dobbiamo cercare una risposta che sia una costruzione del pensiero, ma un riassorbimento della domanda mentale nella sostanza della mente, che è la coscienza. Dobbiamo dunque dissolvere il pensiero nell’esperienza di fondo della consapevolezza, che è già di per sé la condizione di felicità.
Questa “comprensione” non appartiene alla mente logica, ma all’essere stesso.
Anziché rispondere con concetti, si ritorna all’esperienza di base della consapevolezza. Quando un maestro zen vi domanda che cosa sia una brocca, voi non dovete cercare una definizione, ma prendere la brocca in mano.

Quando ci interroghiamo sul senso della vita, non dobbiamo cercare una parole o una definizione, ma dobbiamo ritornare alla sensazione fondamentale del vivere. Il nostro problema è proprio questo: abbiamo perso, nella mille attività della mente, il senso della vita, che è qualcosa di fondamentalmente gioioso.

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