venerdì 10 luglio 2015

Distendere la mente

La mente come centro dell’organismo psico-fisico è un nodo di tensioni. Pensare è sempre protendersi e tendersi.
Dunque, per prima cosa, percepiamo questa tensione a livello di testa, di occhi, di bocca, di mascella, di muscoli del viso, di narici, di fronte, di cervello… Chiudere gli occhi e sentire tutto questo.
Adesso, la tensione è davanti a noi, sia a livello fisico sia a livello mentale. Ma noi possiamo lasciare questo primo schermo e scendere più in fondo, là dove siamo consapevoli della tensione. Scendiamo a livello del testimone delle attività mentali che ci tendono.
Rilassiamoci il più a lungo possibile in questa posizione. Prendiamo le distanze dalla mente ordinaria, con le sue ansie e le sue preoccupazioni.
A poco a poco ci rendiamo conto che il testimone non è più un io separato, un soggetto che si contrappone agli oggetti. Ma un tutto unico.
Il sé consapevole e le cose sono un insieme indiviso, in cui in un secondo momento la mente distingue chi conosce da ciò che è conosciuto.
Esiste come un presupposto, una “sostanza”, un collante per cui le cose possono essere conosciute, possono cioè aderire intimamente e interagire fra loro.

A livello teorico, questo ci dà un’enorme possibilità di intervenire sul nostro destino. Ecco perché questo esercizio è così importante.

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