Tutto ciò che conosciamo viene espresso a parole. Senza parole non
potremmo neanche pensare. Perfino il concetto “io esisto”, deve prima essere
una sensazione, poi un concetto e infine un’espressione di parole. Certamente,
la parola non esprime tutta l’esperienza che è data da un senso prima di
unicità e poi di differenziazione.
Le parole degradano l’autenticità dell’esperienza. Niente può
essere detto meglio di un bel silenzio. Ma è difficile comunicare.
Tutte le cose hanno una configurazione temporanea. Un giorno, un
anno, cento anni… poi la configurazione si dissolve.
Il cambiamento e le oscillazioni sono naturali. Ma noi vorremmo
prevedere qualcosa.
Sappiamo che il buio si alterna alla luce (possiamo calcolarlo),
ma non sappiamo quando l’amore si trasformerà in odio o il bene in male. Su
questi cambiamenti, non abbiamo nessun controllo. Le dinamiche sono troppo complesse.
C’è un programma di IA che prevede il giorno della nostra morte.
Ma lui forse consulta i dati medici, e non può sapere se moriremo prima perché
saremo troppo infelici.
In questi giorni di fine anno, vorremmo sapere che cosa ci
succederà l’anno prossimo e consultiamo oracoli, indovini e stelle. Ma, se ci
ricordiamo delle previsioni dell’anno precedente, nessuno aveva detto che cosa
sarebbe veramente successo. Solo del passato siamo sicuri, e anche qui si
sprecano le interpretazioni.
Ci vorrebbe un supercomputer che preveda tutte le possibili mosse,
come in una partita a scacchi, ma potrà sapere se inciamperò e mi romperò una
gamba o se incontrerò un nuovo amore, che mi prolungherà la vita o me la
accorcerà? Non credo.
Eppure noi vorremmo sapere, prevedere, come se il destino si
dipanasse da un rotolo già scritto.
Ma c’è un rotolo già scritto o si scrive giorno per giorno?
Le due cose non si escludono a vicenda. A grandi linee il nostro
destino è già segnato, ma forse noi possiamo inventarci qualche imprevedibile giocata.
Come in una vera partita.
Oppure non ci interessa tanto prevedere, ma riuscire a
intervenire, a cambiare. E questo potremmo farlo.
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