Abbiamo visto che le leggi della fisica valgono anche in campo
psichico. In particolare, la legge di Lavoisier (“niente si crea, niente si
distrugge, tutto si trasforma”) e la terza legge di Newton (“ad ogni azione
corrisponde una reazione uguale e contraria”) possono essere estese a pensieri,
emozioni, sentimenti, sensazioni e a tutti gli eventi, tanto che la cosa non
era sfuggita agli antichi taoisti, con il loro celebre simbolo dello yang-yin.
Non possiamo pensare al caldo senza pensare al freddo, non
possiamo pensare al maschile senza
pensare al femminile, non possiamo pensare bianco senza pensare al nero, al sì
senza il no, al bene senza il male, alla giustizia senza l’ingiustizia, alla
pace senza la guerra, all’esteriore senza l’interiore, all’inizio senza la
fine, alla luce senza il buio, all’amore senza l’odio, al successo senza il
fallimento, alla vita senza la morte, ecc.
Ma questo significa che, se uno dei due poli è noto, l’altro non
può non esistere: nel pensiero e nella realtà: perché anche la psiche è fatta
sul modello della realtà duale.
Andando avanti con le antinomie, arriviamo infatti alle oscillazioni vita/morte, essere/non essere, aldiqua/aldilà, conosciuto/sconosciuto, sapere/non sapere, ecc. che rimettono in gioco l'ignoto.
In teoria questo significa che non c’è morte, in quanto
fine-cessazione, ma che comunque c’è trasformazione… anche se non sappiamo che
cosa sia questa trasformazione. Il mondo esiste così perché è pensato e
percepito così. Cioè, è l’accensione della coscienza che fa apparire il mondo,
e non viceversa. Come un interruttore della luce.
In sostanza il mondo è un’apparenza, una insieme di immagini che
scorrono sullo schermo della coscienza, senza che sotto non ci sia nulla. Il
che è molto importante perché lo scenario è plasmabile, e quindi potrebbe
essere trasformato a piacimento.
Ciò che noi siamo è la nostra coscienza di essere, che però è
anch’essa uno stato transitorio.
In realtà, noi siamo i testimoni di questo stesso stato, della
nostra stessa coscienza proiettiva e del suo spettacolino. E quindi, in teoria,
potremmo cambiare lo spettacolo, come quando sogniamo.
Però, siamo talmente attaccati alla nostra idea di realtà stabile che solo la fine del cervello e della relativa mente metterà in crisi.
Ma già da adesso sappiamo che tutto cambierà, anche la nostra vacillante stabilità. Tanto vale abituarcisi fin da subito. Creiamo e distruggiamo le nostre immagini, prima mentali e poi "reali".
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