Anche l’amore, che sembra disinteressato, rientra nella logica
utilitaristica. Ho bisogno di te, quindi ti amo. Ma è come dire: tu mi servi,
tu mi sei utile. Dov’è l’amore disinteressato?
Se hai bisogno di qualcuno, vuoi che rientri nella tua sfera di
possesso. Questo deve essere mio, altrimenti sto male. L’amore è il figlio di
Penuria, del Bisogno.
È sempre il tuo bisogno che ti guida. E tu lo chiami amore?
Ma questo amore è pronto a trasformarsi in odio, quando ti accorgi
del meccanismo di dipendenza e aspiri a una vera libertà, oppure quando la persona
di cui hai bisogno vuole emanciparsi ed essere per sé, non per te.
Se lui/lei non ha più bisogno di te, ti senti defraudato, tradito,
abbandonato.
In realtà, le persone che ami… non le ami. Sono tuoi strumenti. E
ciò che ti manca sei tu stesso.
Ma esiste un amore non strumentale? No, tutti siamo costretti ad
amare, dal bambino che vuole la madre (perché dipende da lei) all’adulto che
cerca una compagnia perché non basta a se stesso. È questo “non bastare a noi
stessi” che ci porta all’amore per un altro. Ma è un autoinganno. L’altro è in
realtà un pezzo di te. Ed è il te stesso intero che cerchi, non l’altro. L’altro
ti serve. Poi, quando non ti serve più, addio!
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