Il primo passo per risvegliarsi dal sogno della vita è rendersi
consapevole della sua instabilità, della sua precarietà, della sua
inconsistenza, insomma della sua illusorietà; è essere consapevoli che è come
un sogno. Del resto, la scienza ci dice che proveniamo dal nulla. Dunque, che
grado di realtà può avere qualcosa che viene dal nulla? Siamo fatti, come il
sole, le stelle, i pianeti e le galassie di particelle che sono come una polvere
di onde, vibrazioni o corpuscoli che si sono assemblati a formare le varie
cose, ma che non hanno né stabilità né una vera solidità. Fantasmi vaganti per
il cosmo che sono destinati a svanire, uno per uno o tutti insieme. Come noi.
Può darsi che all’origine vi sia una coscienza cosmica o un Dio,
ma di che cosa sarebbe fatto? Di energia? E che cos’è l’energia? Nessuno lo sa.
La vediamo solo dai suoi effetti, ma non in sé. O, almeno, possiamo sentirla dentro di noi nella consapevolezza che
abbiamo di esistere.
In ogni caso, qualcosa di non materiale, forse spirituale. Ma
avete mai visto uno spirito o un’energia che se va in giro senza un corpo?
Certo, anche un sogno ha un suo grado di realtà. È qualcosa come
un pensiero o un’immagine o un sentimento. Comunque, molto labile.
Ora noi vorremmo una realtà stabile, duratura, addirittura
permanente. Vorremmo almeno vivere 200 anni come una tartaruga o qualche secolo
come gli alberi. O vorremmo essere come una certa medusa che viene definita
“immortale”.
Ci sembra sempre che la vita sia troppo breve per soddisfare tutti
i nostri desideri, che sono praticamente infiniti. E non vorremmo morire così…
a metà o a un terzo dell’opera. Cerchiamo durata e consistenza. Speriamo almeno
in un’altra vita in chissà quale altro mondo o dimensione.
Speriamo in un paradiso perché ci sentiamo precari. Ecco il punto: siamo tutti precari, tutti appesi a un
filo.
Di solito, gli uomini non vogliono pensare a questa condizione
temporanea, transitoria e preferiscono vivere svagandosi o distraendosi in
tante attività che servono proprio a passare il tempo e a non riflettere:
viaggiano, giocano, festeggiano, chiacchierano, guardano la televisione, amoreggiano,
si drogano, accumulano soldi e così via… tutto, pur di non pensare alla tragicità
della loro situazione, sospesa tra vita incerta e morte sicura.
Il primo comandamento sembra essere: distraiti. Da che cosa?
D’accordo dalla noia della vita, che è ripetitiva. Ma, soprattutto, dalla tua
condizione drammatica
Se però ti rendi conto che vivi in una realtà inconsistente e
illusoria, senza sapere da dove vieni né dove vai, vieni preso da un’angoscia
cosmica e incominci a pensare al suo contrario: all’eternità. Ed eccoci di
nuovo davanti alla solita antinomia (temporaneità/eternità) dei contrari che si
negano a vicenda ma sono complementari. Come certe persone che si odiano, ma
non possono fare a meno di stare insieme.
Allora, ci domandiamo: ma questa antinomie, che sono numerosissime,
sono reali o puramente mentali, categorie logiche? Ma, mentre ti fai questa
domanda, ti rendi conto che sei incappato in un’altra antinomia: reale/illusorio.
Come uscire dal mondo delle antinomie essendoci dentro e avendo
strumenti fisici e mentali che sono duali?
E qui il problema diventa grosso, perché il nostro pensare è una
funzione naturale, come digerire o respirare. Quindi, è qualcosa che ha già una
sua realtà. Diciamo che il dualismo mentale potrebbe rispecchiare il dualismo
reale, essendone un riflesso. Siamo perciò nel campo delle possibilità.
Il pensare potrebbe essere e rispecchiare la realtà duale.
Di recente si è parlato della possibile forza repulsiva dell’universo,
molto più potente di quella attrattiva della gravità – dato che l’universo si
sta espandendo. E si è parlato di una materia o energia oscura. Ma era inevitabile che saltasse fuori, sapendo che ad ogni
forza o entità deve opporsi una contraria – come è evidente in questo mondo…
per esempio nell’antinomia amore/odio. È sempre quello il meccanismo. Se trovate
una cosa positiva, deve esserci il suo contrario: una forza negativa.
Ed eccoci all’ennesimo dipolo.
Ma esiste una realtà non
duale ? Se esiste il duale, dovrebbe esistere il suo contrario: il non
duale, l’unitario.
Che prova abbiamo che esiste una realtà non duale?
Abbiamo esperienze non duali, basate sulla unità, sulla
coincidenza, sulla non-divisione?
Sì, siamo consapevoli di essere – e non perché ci abbiamo pensato.
Ma perché lo siamo e basta. E, con noi, tutti gli esseri viventi.
Stando così le cose, nel campo del possibile ci sono tutte le
antinomie. Se scopriamo una cosa o una forza, ci dev’essere il suo contrario,
contrapposto e complementare. Ma uno dei due poli dev’essere percepito “realmente”.
Se tutt’e due sono virtuali o teorici, manca la prova. Per esempio, se parlo e
provo attrazione, ci dev’essere il suo contrario; la repulsione. Ma, se parlo
di paradiso/inferno, manca l’esperienza “reale” di entrambi. E quindi… O forse
c’e l’abbiamo, almeno un pezzetto?
Dunque, se esiste il duale, che sperimento tutti i giorni, deve
esistere l’unitario. Se esiste il temporaneo, che esperisco tutti i giorni,
deve esistere l’eterno… anche se non lo esperisco.
In conclusione, tutto ciò che esperiamo, deve avere il suo
contrario (la luce e il buio, l’alto e il basso, il sì e il no, il bene e il male,
il caso e la necessità, la causa e l’effetto, la vita e la morte, il precario e
il sicuro, la morte e l’immortalità, il reale e l’immaginario, la coscienza e l’incoscienza,
la divisione e l’unione…). L’importante è avere uno dei due bandoli “reali”: l’altro
esisterà di necessità. Il che ci dà un sacco di speranze.
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