lunedì 13 giugno 2022

La danza della vita

 

Se la vita è in gran parte sofferenza, sarebbe logico tentare di limitarla. E, infatti, il buddhismo, che crede nella reincarnazione, consiglia a tutti di uscire definitivamente dal ciclo vita-morte.

Ma noi non crediamo alla reincarnazione e diciamo che nell’esistenza ci sono anche piaceri e cose positive, per cui, facendo un bilancio dei beni e dei mali, concludiamo che vale la pena venire al mondo, invecchiare e morire. Potrebbe essere un inganno dei sensi che ci illudono che il bilancio sia alla fin fine positivo o potrebbe essere la verità. Chissà mai.

Resta il fatto che niente è stabile e che il bilancio è qualcosa di individuale. Forse qualcuno, con un buon carattere o con un buon karma, riesce ad avere più esperienze positive che esperienze negative. Chissà mai. È difficile generalizzare.

Però la nostra vita è effettivamente un alternarsi di gioie e dolori, e noi ne siamo ben poco consapevoli.

Come tanti muli, tiriamo avanti il carretto senza domandarci se ne valga davvero la pena. Un po’ di meditazione e di riflessione non ci farebbe male.

E lasciamo perdere l’idea che ci sia un Dio che ci aspetta. Sembra un’idea consolatoria, ma questo dio sarebbe lì anche per punirci. E quindi per molti dovrebbe iniziare un nuovo ciclo, una nuova vita.

Insomma, paradossalmente, sembra che le cose non finiscano mai.

Diciamo che nell’Oriente si crede a nuove rinascite nell’aldiqua, mentre in Occidente si crede a nuove vite nell’aldilà.

Dunque, è difficile liberarsi della vita ed entrare in un vero nirvana.

O, forse, sono tutte nostre fantasie, e, dopo questa esistenza, non c’è nulla.

Ma un nulla del genere preluderebbe sempre a un qualcosa d’altro, seppure in una forma diversa. E quindi liberarsi veramente della vita. Ho paura che, essendo in ballo, dobbiamo ballare.

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