mercoledì 9 marzo 2022

L'anima incostante

 

Ci sono momenti di massima intensità percettiva, nel bene e nel male, in cui usciamo dal nostro comodo rifugio e quasi non ci riconosciamo più. Ci domandiamo: “Ma sono proprio io? Queste cose capitano proprio a me?”

Proviamo un senso di estraneità, perché ciò che succede supera i limiti di ciò che conoscevamo. Chi è quell’io che è sottoposto a simili condizioni? La verità è che usciamo dai limiti dell’abitudine e tutto è nuovo. Può essere un’esperienza terrificante o può essere un’esperienza di beatitudine. Allora ci domandiamo chi siamo noi, qual è il nostro vero sé.

Eravamo abituati a qualcosa e ora appare qualcosa di nuovo.

Non c’è mai una risposta a questa domanda. Noi non ci conosciamo affatto. Quello che conoscevamo era un io o un sé sottoposto a certe condizioni. Ma ora le condizioni sono cambiate. E non ci riconosciamo più.

Dobbiamo concludere che in realtà noi siamo un campo di reazioni che possono variare in ogni istante e che quello che crediamo di essere è un’abitudine. Per un certo periodo questo campo di reazioni sembra mantenersi uguale a se stesso, dando l’illusione che ci sia qualcosa di permanente. Ma a lungo andare e comunque in condizioni estreme, ci accorgiamo che il campo non si mantiene affatto stabile.

Allora l’io si sente estraneo a se stesso, e capisce che la cosiddetta anima è una semplice idea ripetitiva che, al mutare delle condizioni, muta anch’essa.

Ciò che capisce tutto questo è l’universo, la nostra vera identità.

Nessun commento:

Posta un commento