mercoledì 23 agosto 2017

Le radici profonde

Quando ci risvegliamo da un sogno notturno, dopo un po’ dimentichiamo tutto. Ci immergiamo subito in questa realtà cercando di spremerle tutto il possibile e il ricordo del sogno svanisce.
Ma resta il fatto che la realtà del sogno è stata prodotta da noi e resta dentro di noi, seppur sepolta ad un altro livello. I due piani sono sì distinti, ma contemporanei e concentrici. E si influenzano a vicenda. Non c’è un prima e un dopo, un qui e un là. Tutto è qui e ora… chissà quanti piani, chissà quanti dimensioni, chissà quante vite.
Tutto qui e ora, l’una cosa dentro l’altra. Una vita dentro l’altra.
Ma, per ricordare, dovremmo esercitare la memoria. E invece la nostra memoria è debole ed evanescente, e ci fa pensare che ci sia solo questa realtà. Ci dimentichiamo di tutto il resto. Ignoranza è dimenticanza.
Se avessimo una memoria divina, ci ricorderemmo di quante vite abbiamo già vissuto, di quante vite sono presenti in questa, e potremmo risalire a tempi in cui eravamo altre persone, maschi e femmine. Allora capiremmo chi siamo e perché siamo così.

Purtroppo ci rimane una piccola fetta di realtà, perché la nostra mente è limitata. Vediamo le foglie e i rami, ma non il tronco unico e le radici profonde.

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