lunedì 21 agosto 2017

La chiarezza di mente

Per avere un’idea e un’esperienza di che cosa significhi tenere la mente a riposo, sfruttiamo i primi momenti in cui si svegliamo la mattina. Siamo svegli, ma la mente non è ancora in funzione: non sta pensando, non sta ricordando, non sta facendo progetti per la giornata, non fantastica, non si preoccupa. È pura consapevolezza.
Stabilizziamoci qui, senza cadere nella trappola dei pensieri.
Di notte, la mente ha in parte lavorato, producendo sogni, ma è riuscita anche ad avere un sonno non-Rem, un sonno senza sogni, un sonno veramente riposante. Si è immersa nella coscienza substrato (alaya), che è un vuoto luminoso in cui gli oggetti, il mondo, gli altri, l’ego e l’elaborazione concettuale sono scomparsi; e con essi è scomparsa la tensione esistenziale.
In parte questo accade anche quando si fa un breve pisolino durante la giornata. Quando ci si sveglia si è riposati e con la mente fresca: infatti la mente non ha lavorato ed è rimasta ferma.
Come si vede, la natura è in grado di ispirarci e di aiutarci quando siamo alla ricerca non di stati paranormali, ma di stati di chiarezza e di luminosità.
Sperimentiamo in questo senso e cerchiamo di prolungare o di “produrre” questi stati anche durante la meditazione.

Il verbo “produrre” non è esatto, perché non si tratta di sforzarsi, pensando o non pensando, ma di essere in una condizione di limpidezza priva dell’abituale sofferenza, il che è uno degli obiettivi della meditazione.

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