domenica 6 novembre 2016

La realizzazione

Realizzare se stessi, cioè diventare reali.
Sì, perché attualmente non lo siamo. Siamo maschere, siamo fantasmi, siamo ciò che gli altri ci danno e ci dicono.
Ma realizzare se stessi è un altro discorso. È compiere una scelta, è impegnarsi a togliersi le sovrastrutture, gli schemi mentali consolidati, i falsi io, le identità sociali.
Se non compiamo il primo passo – il riconoscere che siamo in gran parte posticci -, non potremo compiere nemmeno il secondo: spogliarsi di tutto ciò che non è essenziale.

Respingere ed adorare – non sono entrambi metodi per distruggere qualcuno? Nel primo non lo si prende neppure in considerazione e nel secondo lo si trasforma in un mito.
Gesù, per esempio, prima è stato respinto e poi è stato mitizzato. Con il risultato che nessuno sa chi fosse l’uomo Gesù, cioè il Gesù reale.
Non era certo uno qualsiasi, ma non era neppure un superuomo.
La nostra mente non sa resistere a contatto con la realtà: o la nega o la abbellisce. È come scagliare una freccia troppo in basso o troppo in alto: manca comunque il bersaglio.

Anche nella vita quotidiana, anche nei confronti di noi stessi, o ci abbattiamo o ci esaltiamo. Rimanere nella realtà, con tutte le sue contraddizioni, è difficile. È per questo che manchiamo la realizzazione.

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