lunedì 14 novembre 2016

La nuda presenza

Nelle tradizioni meditative esiste il problema di che cosa fare con i pensieri (e gli altri stati mentali) che sorgono apparentemente da solo, che ci portano lontano dalla pura contemplazione e che ci fanno rientrare in un’attività mentale chiassosa, continua e confusa. In altri termini, i pensieri ci portano via dalla chiara presenza mentale che è lo scopo della meditazione.
Di solito si consiglia di assumere l’atteggiamento del semplice testimone distaccato e di osservare i pensieri come nuvole che passano sul cielo terso della consapevolezza.
Tuttavia, anche solo osservando i pensieri, è facile venirne catturati e passare dallo stato di osservatori a quello di mente fantasticante.
Dobbiamo allora compiere un ulteriore passo. Uscire anche dalla posizione del testimone, ma rimanere nello spazio di osservazione o di consapevolezza dove non c’è neppure più l’osservatore.
Non osservare i pensieri, rimanere nello spazio di osservazione. Provate a notare la differenza. Passate dalla posizione del testimone a quella in cui svanisce anche l’osservatore, il senso dell’io.
C’è solo la nuda presenza mentale.
La sfida è rimanere il più spesso possibile e il più a lungo possibile in questo spazio vuoto senza farsi coinvolgere dai pensieri.

Il momento migliore per eseguire questo esercizio è la mattina appena svegli, quando la mente è meno attiva e l’attenzione è più chiara, senza interferenze.

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