mercoledì 9 luglio 2014

L'aggressività naturale

Su un marciapiede di città osservavo due cani tenuti a guinzaglio dai rispettivi padroni. Quando si avvicinarono, incominciarono a ringhiare, ad abbaiare e scagliarsi l’uno contro l’altro, a stento trattenuti dai proprietari. I due cani tiravano i guinzagli e, se non fossero stati legati, si sarebbero avventati l’uno contro l’altro. Anche quando si allontanarono, uno continuava a tirare e ad abbaiare, raspando la terra con la bava alla bocca. Che cos’era successo? Niente, i due non si sopportavano a vicenda, si odiavano, si sentivano istintivamente l’uno nemico dell’altro, lottavano per il territorio e per la supremazia.
Questo non succede solo ai cani, ma a quasi tutti gli esseri viventi. La competizione, la rivalità, l’aggressività, sono impulsi naturali, potenti, inscritti da una natura che ha stabilito che tutti debbano lottare per la sopravvivenza, per la gerarchia, per il dominio. Questi istinti sono almeno altrettanto potenti di quelli che portano all’associazione in branchi, alla famiglia e all’accoppiamento. Naturalmente anche per l’uomo vale lo stesso discorso.
Quando perciò ci domandiamo perché gli uomini siano sempre in competizione e in guerra tra di loro, dobbiamo indicare la responsabile ultima: la natura e la forza che l’ha voluta così.
Certo, l’uomo ha una ragione per controllare e indirizzare questi istinti. Ma non si può negare che l’impulso primo sia sempre quello aggressivo, quello del conflitto.
Adesso, si possono dare tante colpe agli esseri umani. Ma la colpa prima è innegabilmente della forza che ha creato l’universo.
È partendo da questo punto di vista che i saggi invitano gli uomini alla pace, all’amore, alla ragionevolezza e alla consapevolezza. Resta però il fatto che noi tutti, come quei cani, dobbiamo lottare contro questa natura.
Se incontrassi Dio, gli chiederei solo: “Ma non c’era davvero nessun altro modo di fare le cose?”
Ho paura che mi risponderebbe: “Provaci tu”.
Il fatto è che non è possibile creare qualcosa che si evolve e cambia senza dare energia. E questa energia, se lasciata a se stessa, non può che avere anche un aspetto distruttivo. Insomma non si può fare a meno del male.
La domanda allora è: se all’inizio c’era uno stato altamente ordinato, valeva la pena di creare questo enorme baraccone sapendo che non si poteva fare a meno del male?

Forse Dio stesso è un irrequieto.

2 commenti:

  1. ...Se incontrassi Dio, gli chiederei solo: “Ma non c’era davvero nessun altro modo di fare le cose?”Ho paura che mi risponderebbe: “Provaci tu”...

    geniale......

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  2. Ma c'è aggressività e aggressività. C'è un'aggressività irrisolta, rozza e infantile, che si limita a gridare, sbraitare e minacciare, e poi di fatto non combina un bel nulla. E' sostanzialmente inconcludente e di solito appartiene ai frustrati. E c'è l'aggressività -che poi è il giusto modo di affrontare la vita- di chi non si tira indietro di fronte alle sfide, di chi prende di petto le questioni scottanti, agendo senza paura e con decisione. Questa "aggressività" non ha bisogno di mostrare i denti, le basta la capacità di incidere fattivamente nella realtà.
    Normalmente le due tipologie rimangono separate e chi apparteine al primo gruppo è destinato alle sue tempeste finite mestamente in un bicchier d'acqua, a meno che il suo percorso evolutivo non gli faccia imboccare la strada giusta.

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