martedì 29 luglio 2014

Il mantra della felicità

Per utilizzare i mantra, dobbiamo tener conto (e quindi essere continuamente consapevoli) degli stati d’animo – che variano durante la giornata secondo ritmi circadiani personali. In un certo momento saremo ansiosi, in altro abbattuti, in un altro euforici, in un altro squilibrati, in un altro pieni di energie, in un altro stanchi, in un altro pieni di voglia di fare, in un altro meditativi e raccolti… insomma, di volta in volta dovremo applicare un mantra diverso.
Il problema è quello della correzione o del rafforzamento degli stati d’animo. Se siamo ansiosi, è chiaro che dovremo usare un mantra come “calma”, se siamo agitati o aggressivi un mantra come “pace”, se siamo abbattuti un mantra come “felicità”, se siamo stanchi un mantra come “vuoto, vacuità, svuotamento”, ecc.
Il mantra è una parola, una parola che indica uno stato d’animo. Perciò, più sono gli stati d’animo che riusciamo a identificare, più mantra potremo utilizzare. La parola è solo uno strumento che punta ad uno stato d’animo, ed è questo il nostro obiettivo. Il nostro scopo è suscitare, correggere o rafforzare gli stati d’animo.
Se siamo per esempio un po’ tristi o depressi, utilizziamo il mantra “felicità”. Dobbiamo ripetere la parola, magari dividendola in sillabe e visualizzandola scritta: FE-LI-CI-TÀ… Ma naturalmente la ripetizione della parola serve a suscitare lo stato d’animo della felicità.
Non è nemmeno necessario stare sempre seduti. Si può per esempio accordare un mantra con il passo.
Dobbiamo ricordare che noi possiamo rievocare uno stato d’animo anche in assenza di ragioni determinanti, e che ogni stato d’animo è collegato al suo contrario. Se poi vogliamo uscire dall’altalena dei sentimenti contrastanti, possiamo adottare altri mantra che richiamino piuttosto condizioni di “equilibrio”, di “distacco” o di “equanimità”.

Resta comunque la grande risorsa di poter rievocare certi stati d’animo proprio nel bel mezzo dei loro contrari. Se per esempio sono triste o un po’ abbattuto, ci saranno certamente determinate ragioni; ma anche nel mezzo dell’infelicità, possiamo suscitare, proprio con la tecnica del mantra, la felicità… in apparenza immotivata.

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