giovedì 10 luglio 2014

Che cos'è la religiosità?

Come dicevo nella risposta ad un commento, il tema di questo blog è la ricerca di che cosa sia lo “specifico religioso”, ossia di che cosa sia la vera religione. È adorare, riverire ed obbedire l’Autorità cosmica (non c’è piaggeria, servilismo, un certo opportunismo già in questo atteggiamento psicologico, come quello di chi si trova di fronte ad un potente?) o sviluppare una propria consapevolezza ed autonomia, il proprio spirito?
Non nego che ci siano leggi da rispettare. Ma questo non significa che il Potente abbia fatto sempre le cose bene e che si debbano esaltare tutte le sue opere. Senza contare che lo stesso Potente, se è un po’ lungimirante, dovrebbe aver previsto che qualcuno lo aiuti o, un bel giorno, lo sostituisca.
Si tratta anche di psicologia individuale: c’è chi è più portato ad essere servile con il Capo; e di solito è quello che vorrebbe essere egli stesso autoritario.
Si prenda il caso di san Paolo, che dopo essersi inginocchiato davanti al Potere ultraterreno, finisce per consigliare ai suoi di venerare ogni autorità sulla Terra… nella presunzione che derivi sempre dall’Autorità divina.
Ma se perfino l’Autorità divina va criticata, quando se lo merita (e di cose fatte male ce ne sono), a maggior ragione va criticata quella terrena. Non è vero che qualunque autorità venga da Dio: molte vengono da protervia, sopraffazione e violenza.
Qui il problema dell’assolutismo religioso si sposa con quello della democrazia e dell’autonomia degli individui, e diventa un problema politico.

Tutto si lega e si collega. Ecco perché la credenza condivisa in una certa religione, o se si preferisce in una certa immagine di Dio, influisce sulla società in cui si vive. 

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