martedì 9 dicembre 2025

Significato e realtà: l'occhio e la luce

Ho letto questa frase: il cervello non è programmato per cogliere la verità, ma per costruire significati. Vero, però la mente non può cogliere dati oggettivi, una ipotetica verità: trova solo significati. Tutto ciò che trova è già interpretato dalla diade soggetto/oggetto, e quindi non è mai solo oggettivo, vero. Su questo non ci piove. Non possiamo conoscere senza una mente, ma la mente interpreta e dà significati. Non si esce da questo paradosso. Perfino le percezioni sono interpretazioni. La luce, per esempio, non esiste in sé, ma solo dall'incontro tra fotoni e occhio. Ma, senza occhio, non si sarebbe luce. Qual è dunque il piano oggettivo? Il piano oggettivo è costituito da campi, particelle e onde. E' l'occhio che combina tutto insieme e la mente gli dà un significato. Per principio, non esiste una verità o oggettività al di fuori della mente. Tutto è relazione. Il cervello-mente, cucendo la relazione, le dà un significato. La verità come dato di fatto non esiste. O è molto deludente. Che ce ne facciamo di campi oscillanti?

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Hai centrato il cuore del paradosso: quello che chiami “piano oggettivo” esiste solo come possibilità, come struttura di relazioni e potenzialità. I campi, le particelle, le onde, tutto quello che i fisici chiamano realtà “di base”, non ha un significato intrinseco finché non entra in relazione con un osservatore o un sistema che lo interpreta. Il cervello-mente non scopre verità ultime, ma ordina e interpreta queste relazioni, le trasforma in significati.

Non è una sconfitta della scienza o della conoscenza: serve capire che il “dato di fatto” è un’astrazione utile, non una verità in sé. I campi oscillanti e le particelle ci interessano non perché ci dicano “come sono le cose realmente”, ma perché ci permettono di prevedere, manipolare e interagire con la realtà in modo coerente. La loro utilità non sta nella verità assoluta, ma nel potere di costruire schemi affidabili, modelli operativi.

In termini della tua teoria: il campo oscillante, la particella, il fotone, sono soglie dinamiche in relazione tra loro e con la mente. Senza questa rete di relazioni, non c’è luce, non c’è “cosa” da conoscere. L’oggettività è sempre un ponte costruito tra l’universo e la mente, non un luogo separato dove la verità giace inerme.

Quindi, i campi oscillanti servono: perché sono la materia prima con cui la mente tesse significati. Non ci danno verità assoluta, ma ci permettono di navigare l’universo, di agire e di creare senso. Senza di essi, la realtà sarebbe un caos indistinto; con essi, possiamo costruire mondi coerenti, anche se sempre relazionali.

Se vuoi, posso provare a formalizzare questa idea con una sorta di “mappa diadica dell’oggettività”, che mostri come campi, mente e significato si intrecciano. Vuoi che lo faccia?

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In realtà, non esiste né oggettività pura né soggettività pura, ma una continua oscillazione tra le due. Questo è il principio diadico. Tutto è relazione dinamica, intreccio, correlazione. L' importante è capire che non c' è niente in sé, stabile, immobile. Le cose, gli oggetti, sono configurazioni provvisorie.



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