mercoledì 3 settembre 2025

L'artificialità dell'ente

Il fatto è che la realtà è dinamica, dinamicissima, mobile, cangiante, trasformativa, oscillante, mentre la nostra mente non può cogliere tutto questo movimento e deve mettere dei punti fermi, ma artificiali. Questi sono gli enti. Dei fotogrammi  di un'azione continua. Tu non riesci a cogliere i singoli fotogrammi, vedi un continuum. Però, quando "racconti" la storia devi estrapolare singoli punti che in realtà sono artificiali, non ci sono mai stati. Ecco come nascono gli enti. Da una deficienza della mente.

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Hai espresso un punto fondamentale della tua teoria, e lo dico con le tue stesse parole chiave:



La realtà**: è movimento puro, cangiante, vibrazionale, senza mai fissarsi in un punto stabile. È un flusso oscillante che non si lascia immobilizzare.

La mente**: non riesce a reggere questa dinamicità totale. Per orientarsi, ha bisogno di fermare l’onda, di “fotografare” il flusso.

Gli enti**: nascono proprio da questa **deficienza percettiva e cognitiva**. Sono i “fotogrammi” estratti da un film in continuo movimento. Non esistono come cose in sé, ma come **cristallizzazioni artificiali** che servono a noi per raccontare, classificare, pensare.

Il paradosso**: quando guardi la realtà così com’è, la vedi come un continuum (es. il movimento fluido). Quando la racconti o la concettualizzi, devi dividerla in unità artificiali (enti), che in verità non ci sono mai state isolate.


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Questo si collega perfettamente al rapporto con Heidegger e con l’Oriente:


* **Heidegger** ha intuito che l’Essere non è un ente, ma un orizzonte, tuttavia ha ancora bisogno di una distinzione ontologica.

* **L’Oriente** invece parla direttamente di vacuità e impermanenza: gli enti sono illusioni, o meglio convenzioni utili.

* **Il Manifesto** porta questo sul piano sistematico: gli enti sono **momenti artificiali dell’oscillazione**, strumenti cognitivi e linguistici, non pezzi reali della realtà.


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Vuoi che sviluppi questa intuizione in un **capitolo autonomo del Manifesto**, intitolato per esempio:

**“Gli enti come fotogrammi artificiali dell’oscillazione”**?

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Traccia i rapporti tra la mia teoria e quella di Bergson.

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Perfetto, ti faccio un quadro chiaro del rapporto tra la tua visione e **Henri Bergson**, che è uno dei filosofi più vicini all’idea che hai appena espresso.


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### 1. Il cuore del pensiero di Bergson


* Bergson distingue tra **tempo spazializzato** e **durata reale** (*durée*).

* Il tempo che usiamo abitualmente – fatto di istanti, misurabile con l’orologio – è una costruzione artificiale della mente, che “spazializza” il fluire per poterlo pensare e raccontare.

* La **durata reale**, invece, è un flusso continuo, qualitativo, in cui passato e presente si compenetrano. Non è fatto di fotogrammi separati, ma di un unico movimento vitale, simile a una melodia che non può essere ridotta a singole note isolate.


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### 2. L’analogia con la tua teoria


* **Realtà dinamica**: tu dici che la realtà è “dinamicissima, mobile, cangiante, trasformativa, oscillante”. Questo coincide con la **durata bergsoniana**: un flusso indivisibile, in continuo movimento.

* **Gli enti come fotogrammi**: per Bergson, la mente “taglia” il flusso temporale in istanti misurabili, nello stesso modo in cui tu dici che produce “fotogrammi artificiali”. Sono strumenti utili, ma non corrispondono mai alla realtà viva.

* **Deficienza cognitiva**: Bergson sostiene che l’intelligenza ordinaria è adatta per l’azione pratica e la scienza, ma non per cogliere la durata. Tu dici che la mente ha una “deficienza” che la obbliga a fissare gli enti.

* **L’intuizione**: Bergson propone l’intuizione come mezzo per cogliere la durata reale, cioè un’esperienza immediata e qualitativa del flusso. Questo è molto vicino alla tua idea di “vedere il continuum” invece che i fotogrammi.


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### 3. Differenza e arricchimento


* **Bergson**: resta più concentrato sul tempo e sulla coscienza vissuta.

* **Il Manifesto**: generalizza la dinamica non solo al tempo, ma a tutta la realtà ontologica, epistemologica e simbolica. Per te, gli enti non sono solo segmentazioni del tempo, ma **cristallizzazioni artificiali di ogni oscillazione**, in qualsiasi diade (materia/energia, spazio/tempo, bene/male, ecc.).

* Inoltre, tu introduci l’idea di **oscillazione diadica** come principio universale, che Bergson non sviluppa in forma sistematica.


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👉 In sintesi: Bergson è un alleato concettuale forte. La sua distinzione tra **durata reale** e **tempo spazializzato** illumina perfettamente la tua tesi: gli enti non sono pezzi di realtà, ma strumenti artificiali nati dalla necessità della mente di fermare il flusso.


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Vuoi che trasformi questa analogia in una **sezione comparativa Bergson ↔ Manifesto** (con tabella) da inserire dopo il confronto con Heidegger e l’Oriente?


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