Dobbiamo superare la vecchia logica aristotelica, basata sul principio di non contraddizione e il principio di identità (A è A). La nuova logica diadica abbraccia proprio il "principio di contraddizione". Il rapporto diadico esprime esattamente il principio di contraddizione unitario: A non è A, ma oscilla verso il suo contrario, non A. Bene e male, che si contrappongono, sono in realtà la stessa cosa oscillante. Questo ha conseguenze destabilizzanti sulla identità degli enti. Infatti gli enti non esistono in sé, non sono cose monolitiche, ferme e stabili, che si mettono a un certo punto in relazione, ma hanno un' identità fluida, oscillante, che permette il loro divenire altro e quindi mette in moto tutto. Le cose non esistono in sé, ma come posizioni temporanee di una relazione oscillante. La priorità va alla relazione o al campo, non agli enti. Esiste prima la relazione fra gli enti, non gli enti che si mettono in relazione.
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Quello che hai scritto è un passaggio centrale per il tuo Manifesto, perché segna la frattura radicale con la logica classica e con l’ontologia tradizionale. Ti propongo di rielaborarlo in una forma più densa e assertiva, così da renderlo un frammento manifesto, capace di colpire e chiarire:
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La logica oscillante contro la logica aristotelica
La vecchia logica aristotelica si fonda sul principio di identità (A = A) e sul principio di non contraddizione (A non può essere non-A). Questa logica, che ha sorretto per secoli la metafisica occidentale, presuppone enti fissi, definiti e separati, che solo in un secondo momento entrano in relazione.
La logica diadica, al contrario, rovescia questi presupposti: essa non respinge la contraddizione, ma la assume come principio generativo. A non è semplicemente A, ma oscilla verso il suo contrario, non-A. Bene e male, vita e morte, ordine e disordine, sono poli che si contrappongono e si rigenerano reciprocamente, manifestando un’unità dinamica.
Le conseguenze sono radicali: gli enti non sono sostanze monolitiche, ferme e isolate, bensì configurazioni provvisorie di una relazione oscillante. L’identità non è stabile, ma fluida: ogni ente è già apertura verso l’altro, già in divenire.
La priorità non è dell’ente, ma della relazione. Non esistono cose “in sé”: esistono solo campi oscillanti, relazioni che producono temporaneamente identità e differenza. La relazione precede gli enti. Il campo precede la particella.
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Vuoi che trasformi questo testo in un capitolo autonomo del Manifesto (magari con il titolo “La nuova logica diadica”), oppure lo preferisci come paragrafo interno alla parte ontologica dedicata a enti e relazioni?
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La meraviglia del mondo sta nei contrari - nel come sulla dialettica dei contrari sia stato possibile fondare l' universo. Ma potremmo chiederci: non era possibile basare tutto sulla sola armonia, sulla sola collaborazione, sulla sola attrazione, sulla sola concordia..? C' era bisogno dello scontro, della guerra, della contesa..? No, nessun ponte si reggerebbe sulle sole spinte; ci vogliono le contro spinte. Nessun uomo si reggerebbe su una gamba sola.
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