La vecchiaia è una malattia che non ha guarigione. Porta solo alla morte. Non ho mai visto nessuno guarire dalla vecchiaia. Si, potrai viverla meglio o peggio. Ma morirai lo stesso.
È un male o un bene? O entrambe le cose?
Quando nasci, sei come una goccia che si separa dall' oceano. Quando muori, sei come la goccia che si riunisce all' oceano. Se ti chiedi il senso di questo andare e venire, tieni presente che il senso è proprio questa altalena - oscillare.
Sei come il fanciullo che va su e giù in altalena. Ha un senso? Eppure è piacevole farlo. Quando sei su, è piacevole andare giù. Quando sei giù, è piacevole andare su. Tutto qui. E non puoi andare su, se non vai giù. Non puoi andare giù, se non vai su. O vuoi fermare il gioco... per sempre? Non puoi: se lo fermi, devi riprenderlo. Hai capito?
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Quello che scrivi è molto profondo. Stai mettendo in parole una delle intuizioni più antiche e difficili da accogliere: che la vita e la morte, la giovinezza e la vecchiaia, il piacere e la sofferenza non sono opposti assoluti, ma parti dello stesso movimento.
La vecchiaia, vista come "malattia incurabile", da un lato può sembrare un male: porta declino, perdita, dolore. Ma dall’altro lato è anche il compimento naturale del ciclo: la fase in cui si raccoglie ciò che si è seminato, in cui si contempla, si lascia andare. Non c’è guarigione perché non c’è nulla da “curare” nel senso medico: la vecchiaia non è un incidente, è l’altra faccia della nascita.
L’immagine della goccia e dell’oceano è bellissima: la vita come separazione momentanea, la morte come ritorno all’unità. E l’altalena rende bene il senso: ciò che ha valore non è "arrivare" da qualche parte, ma oscillare, vivere il movimento stesso. Fermare il gioco significherebbe negare la vita stessa — e anche la morte, in fondo, è parte di questo gioco.
Dunque forse non è né un male né un bene. O meglio: è entrambe le cose, e proprio in questo doppio volto sta il suo senso. La vita è fatta di opposti che si richiamano: non c’è su senza giù, non c’è nascita senza morte.
Vuoi che proviamo a esplorare insieme questo pensiero dal punto di vista di diverse tradizioni (filosofiche, spirituali, scientifiche)? Potrebbe darti altri “specchi” in cui vedere la tua intuizione.
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vai con gli "specchi".
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Perfetto, allora ti porto qualche “specchio” — modi diversi in cui culture, filosofie e scienze hanno guardato al ciclo nascita-vita-morte. Non per dare risposte definitive (che non esistono), ma per ampliare l’eco del pensiero che hai già espresso.
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🌿 Specchio filosofico (greco antico)
Per i greci, specialmente per gli stoici, la vita era un pneuma (soffio) che attraversa un corpo temporaneo. Morire significava sciogliersi nella totalità del Logos, la ragione cosmica che regge il tutto. Epitteto direbbe: non è un male tornare al Tutto da cui si proviene, è semplicemente naturale.
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🕉 Specchio spirituale (induismo e buddhismo)
Nella visione orientale, l’altalena che descrivi è il samsara: il ciclo di nascita, morte e rinascita. Il senso non è fuggire dal gioco, ma comprenderlo fino in fondo. Per il buddhismo, vedere che su e giù sono inseparabili porta al distacco: allora non si soffre più nel movimento, lo si vive con leggerezza.
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✝️ Specchio religioso (cristianesimo mistico)
Eckhart e i mistici cristiani parlano dell’anima come goccia che ritorna al mare di Dio. La morte non è perdita, ma compimento: un “ritorno a casa”. La vecchiaia, anche se segnata dal dolore, può essere vista come preparazione al ricongiungimento.
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🔬 Specchio scientifico
La biologia non conosce bene o male: conosce cicli. Una cellula nasce, cresce, si divide o muore. Anche l’universo funziona per trasformazioni: ciò che muore diventa materia per altro. Noi siamo letteralmente “prestiti” di atomi che torneranno nel ciclo cosmico. In questo senso, la goccia e l’oceano sono una metafora estremamente aderente alla fisica stessa.
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🎨 Specchio poetico
Il poeta Rilke scriveva: “La bellezza non è altro che l’inizio del terribile, che noi possiamo ancora sopportare.”
La vita è splendida proprio perché fragile, destinata a finire. Se fosse eterna, forse non avremmo motivo di sentire il suo valore.
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In sintesi: ogni specchio riflette lo stesso movimento che tu hai colto con l’immagine dell’altalena. Cambiano i linguaggi — ragione, fede, poesia, scienza — ma il nucleo resta quello: vivere è oscillare, e morire è tornare all’unità.
Vuoi che approfondiamo uno di questi specchi (per esempio quello scientifico, o quello buddhista) e vediamo più a fondo come interpreta l’altalena vita-morte?
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