Il fatto che abbiamo due cervelli e quindi due menti che lavorano
contemporaneamente costituisce ciò che chiamiamo coscienza, dato i due emisferi
si controllano a vicenda, quasi in contemporanea. Abbiamo quindi una tipica
struttura duale, fisica e mentale, in cui le due polarità si alternano
velocemente, ma mantengono un rapporto di complementarità. È per questo motivo
che non possiamo cogliere la coscienza nella sua interezza. Quando cerchiamo di
farlo coscientemente, ci sarà sempre una metà che controlla l’altra.
Non si coglie ciò che pensa mentre pensa; al massimo possiamo solo
ricordarlo un attimo dopo. Ma chi pensa? Qual è il soggetto che pensa? Non
possiamo saperlo perché lo trasformiamo subito in un oggetto. I due non possono
essere in contemporanea, ma sempre con una leggere sfasatura.
Facciamo un esperimento: cerchiamo di cogliere il nostro essere coscienti.
Essere coscienti non significa pensare. In realtà, dovrei fermare il pensiero e
percepire il mio essere cosciente.
Si può osservare il mondo senza disturbarlo, senza influenzarlo, senza
interagire con esso? In effetti no. Perché noi facciamo parte di quello stesso
mondo.
Quando diciamo che noi siamo coscienti, ovvero che abbiamo una coscienza,
ricostruiamo qualcosa. Non è più un’esperienza diretta, una sensazione, ma un
ricordo, una deduzione o un semplice pensiero.
Quando dico che la mia unica certezza è che io sono vivo, sono presente e
sono cosciente, in realtà non è vero. Sono cosciente nel momento in cui sono
cosciente: non quando lo dico.
E poi chi è cosciente? Quale dei miei due cervelli?
Siamo nella situazione del cane che cerca di prendesi la coda; in effetti
non la prende, gira su stesso invano.
Certo, io so di essere cosciente. Ma questo sapere non è l’essere
cosciente, che mi precede sempre, che precede sempre il mio pensare.
Perciò la coscienza non può essere una percezione diretta, come un suono,
un colore o un odore, che esiste proprio nell’istante in cui lo sento. La
coscienza è propria una scissione, una separazione, un dualismo (confermato dai
due cervelli). Mentre posso vedere i due emisferi se apro un cranio, non posso
percepire direttamente il mio essere cosciente.
Ma lo sono, retrospettivamente. Questa sfasatura è ciò che dà vita alla
coscienza e al tempo, che sono come le due facce della stessa medaglia: l’una
non può fare a meno dell’altra,
La coscienza non è qualcosa di continuo. Nella vita normale, noi innestiamo
una specie di pilota automatico. E non ci chiediamo niente. Ma, quando vogliamo
essere consapevoli della coscienza, saliamo per così dire di grado e
ampliamo la nostra coscienza. Diciamo che è una coscienza più illuminata.
Esistono comunque vari livelli di chiarezza. E questo ci differenzia dagli
altri animali, che hanno un grado di consapevolezza minore, perché non possono
pensare al loro essere coscienti. Ma sono coscienti, altrimenti non potrebbero
vivere. Un cucciolo di animale, che ha scarsa coscienza, sarebbe subito una
preda.
Salire di coscienza è essere consapevoli della propria coscienza. Ed è per
ora il grado più elevato. Ma la coscienza è plastica. Proprio come il cervello,
E può aumentare.
Se saremo vivi, se riusciremo a non ucciderci, tra un milione di anni, saremo
più consapevoli. Perché crescerebbe il nostro livello di consapevolezza e ci
allontaneremmo dalla nostra origine in gran parte materiale.
Del resto, anche la materia e l’energia non sono più le stesse dell’origine,
ma si sono evolute.
L’esercizio fondamentale della meditazione è questo essere più consapevoli,
anche con lo sviluppo delle nostre conoscenze, che si accrescono e si allargano
in un circolo virtuoso.
Non importa da cosa abbia origine la
coscienza. Potrebbe anche nascere da un cervello materiale.
È come gli esseri umani: anche se hanno
un'origine umile, possono crescere, svilupparsi e diventare dei luminari, se
ampliano la loro conoscenza.
Cresce il loro cervello. E la loro
mente.
Recentemente è stato fatto un passo in avanti fondamentale nelle
neuroscienze. Si tratta di un risultato cruciale, al quale la
rivista Nature dedica la copertina. A compiere questo
balzo in avanti è stato il consorzio di ricerca FlyWire guidato
dall'Università americana di Princeton che comprende quasi 300 ricercatori di
76 laboratori di tutto il mondo.
Questa è la prima volta che viene realizzata la mappa completa delle
connessioni (connettoma) di un cervello adulto di un animale in grado di
camminare e vedere, quale è il moscerino della frutta. Il suo organo cerebrale
pur essendo molto più semplice di quello umano è comunque formato da 140.000
neuroni e oltre 50 milioni di sinapsi.
In precedenza era stato ottenuto il connettoma di
organi cerebrali molto più piccoli, come quello della larva del moscerino della
frutta (che ha 3.016 neuroni) e quello del verme nematode (con 302
neuroni).
Il risultato è stato ottenuto con l'IA. I ricercatori hanno analizzato con
l'intelligenza artificiale oltre 100 terabyte di dati ottenuti
scansionando al microscopio elettronico il cervello di una femmina di
moscerino, tagliato in settemila fettine ciascuna spessa solo 40 nanometri. Lo
studio di 21 milioni di immagini ha permesso di identificare più di
8.400 tipi di cellule, di cui 4.581 sconosciuti finora. Si è inoltre
scoperto che lo 0,5% dei neuroni presenta variazioni dello sviluppo che possono
causare un cablaggio errato delle connessioni.
"Questi risultati gettano le basi per applicare simili metodi di
indagine e analisi dei dati a cervelli più complessi: mi riferisco ad esempio a
quello del topo, mentre credo sia ancora troppo presto per pensare di mappare
il cervello umano", sottolinea Albrecht Haase, professore
associato del Dipartimento di Fisica dell'Università di Trento.
Com'è fatto il cervello di un adulto? Ora sappiamo qualcosa in più. Grazie
all'intelligenza artificiale è stata ottenuta la prima mappa completa di
questo organo con tutte le sue connessioni, neurone per neurone: essa
mostra il "cablaggio" del cervello del moscerino della frutta,
uno dei modelli animali più utilizzati nella ricerca biomedica.
Comunque, per fare un
confronto, il cervello umano contiene circa 86 miliardi di neuroni. Ogni neurone può avere in media
circa 7.000
connessioni sinaptiche con altri neuroni. Questo
porta il numero totale di sinapsi nel cervello umano a una stima tra 100.000 miliardi e 500.000 miliardi.
È affascinante pensare a quanto sia
complessa la nostra mente, vero?
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