Perché se esiste
la gioia deve esistere la sofferenza? Perché se esiste l’amore deve esistere
l’odio?
Potremmo
rispondere: perché il mondo è duale, ed è duale perché prima è unitario. Cioè,
le due metà di una cosa che è stata divisa, ma resta originariamente unitaria e
non può essere separata del tutto. I due poli hanno un’origine comune, che non
può essere cancellata veramente; e quindi, come due gemelli, rimane un
collegamento che non può essere spezzato.
Inoltre, per un
principio di equilibrio e di conservazione dell’energia, le due metà devono
bilanciarsi.
Il collegamento
tra due opposti è un’interazione diversa dal collegamento tra le cose o le
forze. È un collegamento obbligato. Mentre il collegamento che si instaura tra
due corpi diversi, per esempio tra un’azione e la sua reazione, non è
obbligato. È temporaneo. Però, una volta instaurato, è soggetto alle stesse
regole di una qualsiasi contrapposizione. Si formano due poli che funzionano
come due opposti.
Bisogna però
fare alcune distinzioni. Se prendo la diade alto/basso o grande/piccolo, si
tratta chiaramente di concetti, perché nello spazio non esiste un alto e un
basso o un grande/piccolo. Ma, nella vita quotidiana, però, diciamo che una
cosa è più alta o più bassa oppure più grande o più piccola di un’altra. Questo
è vero in un mondo relativo, limitato e concreto, ma non in un ipotetico mondo
assoluto.
Infatti, se una
persona è più alta di un’altra, sarà più piccola di un’altra; o se un diamante
è più grande di un altro, sarà più piccolo di un altro. Dovremmo conoscere
tutti gli uomini o tutti i diamanti sulla Terra per saper chi è il più grande o
il più alto. Ammesso che sia possibile, che dire degli altri pianeti, dove
potrebbero esserci diamanti più grandi o esseri coscienti più piccoli. Per fare
un’affermazione assoluta, dovremmo conoscere tutto l’universo.
Perciò, le nostre percezioni di altezza
e grandezza sono relative. Quando diciamo che qualcosa è “più alto” o “più
grande” di qualcos’altro, stiamo facendo un confronto basato su un riferimento
specifico. Ad esempio, una montagna può sembrare alta rispetto a una collina,
ma bassa rispetto a un’altra montagna più alta.
In termini assoluti,
le misure come l’altezza e la grandezza sono definite da unità standard (come
metri o chilometri), ma il modo in cui percepiamo queste misure può variare a
seconda del contesto e del confronto che stiamo facendo.
Nel caso della
gioia/sofferenza e dell’amore/odio, esistono certamente in noi, ma solo noi
possiamo misurarli e non è detto che i due poli siano contemporanei. Però, di
sicuro l’uno consegue dall’altro, l’uno esiste perché esiste l’altro. Quindi,
dobbiamo presumere che i due in origine fossero una stessa cosa. E anche se la
percezione può essee più grande o più piccola oppure più alta o bassa di
un’altra, non è questo il problema. A noi interessa la compresenza dei due
stati d’animo opposti.
Non così per
l’azione-reazione, che si applica a corpi che non hanno nessun collegamento
precedente. Anche se, in ultima analisi, tutto era uno, e perciò le possibili
interazioni sono rese possibili dall’origine comune. In fondo, tutte le
interazioni possibili e immaginabili, comprese le quattro della fisica, nascono
da un’antica unità. Se non ci fosse stata questa antica unità, nessuna potrebbe
agire sull’altra e tutte sarebbero monadi incomunicabili.
Esistono dunque
vari tipi di diadi: quelle permanenti o quelle temporanee, quelle concettuali e
quelle reali, quelle nello stesso corpo e quelle in corpi diversi.
Se io prendo la
diade maschio/femmina, ispirazione/espirazione, luce /buio, soggetto/oggetto o
esterno/interno, non posso dire che sono puramente concettuali. Perché hanno un
riscontro nell’esperienza di tutti. Dunque, se l’una polarità è vera, anche
l’altra è vera. Se l’una esiste, anche l’altra esiste.
Le diadi sono le
più varie, ma funzionano tutte nello stesso modo: c’è una contrapposizione
dinamica tra due polarità, reali o mentali, reali e mentali, permanenti o
temporanee.
La
dialettica tra opposti, sia reali che mentali, si manifesta in molti ambiti
della vita e del pensiero. Tuttavia, funziona sempre nello stesso modo, anche
se dipende dal contesto e dalla natura degli opposti stessi.
In filosofia, la dialettica
hegeliana, ad esempio, si basa su un processo di tesi, antitesi e sintesi, dove
due opposti si confrontano e si risolvono in una nuova realtà che li trascende.
Questo modello può essere applicato a certe situazioni, ma noi parliamo di
diadi che non si risolvono affatto e che continuano a interagire nello stesso
modo.
In psicologia, la dialettica può
riferirsi al modo in cui le persone gestiscono conflitti interni o esterni,
cercando un equilibrio tra bisogni o desideri contrastanti. Anche qui, il
processo non cambia, anche se può variare notevolmente a seconda delle
circostanze individuali.
In termini più pratici, nella vita
quotidiana, la dialettica tra opposti può manifestarsi in decisioni che
richiedono compromessi o in situazioni che richiedono un bilanciamento tra due
estremi.
Ma il compromesso e il bilanciamento
durano sempre poco, sono temporanei, dopodiché gli opposti tendono a
contrapporsi come sempre.
C’è da precisare che la ricerca di
un equilibrio riguarda ogni aspetto della natura, da quello fisico a quello
mentale. E non solo forze della natura, che per la legge della conservazione
dell’energia, devono trovare una compensazione, non solo per le leggi della
mente, per cui pensieri, sentimenti ed emozioni, tendono a compensarsi, ma
anche per il benessere e la salute umana: se si infrange questo equilibrio, si
va incontro al malessere e la malattia.
Le contrapposizioni nella mente e
nella psiche devono trovare un equilibrio o anche l’essere umano va incontro
alla distruzione.
Non si possono impunemente violare
le leggi che regolano l’universo.
Bisogna trovare anche dentro di sé
un’armonia tra spinte contrapposte.
Certo, nel funzionamento della mente
e della psiche, è difficile applicare precisi calcoli matematici. Ma le leggi
sono le stesse della fisica.
Il mondo è unitario. La dialettica
agisce dappertutto.
1.
o C’è la dialettica hegeliana che divide il processo in tre fasi:
tesi (un’idea o posizione iniziale), antitesi (la negazione o opposizione alla
tesi) e sintesi (la risoluzione che supera il conflitto tra tesi e antitesi).
Ad esempio, la tesi potrebbe essere “libertà individuale”, l’antitesi “controllo
statale” e la sintesi una forma di governo che bilancia entrambe le
esigenze.
o C’è la dialettica in psicologia, (dialettico-comportamentale (DBT),)
dove i pazienti imparano a bilanciare e integrare opposti come accettazione e
cambiamento. Ad esempio, una persona potrebbe lavorare per accettare le proprie
emozioni difficili (accettazione) mentre cerca di modificare comportamenti
dannosi (cambiamento).
C’è la dialettica
marxista viene applicata alla
storia e alla società, vedendo la lotta di classe come una forza motrice del
cambiamento sociale. La tesi potrebbe essere la classe dominante (borghesia),
l’antitesi la classe lavoratrice (proletariato), e la sintesi una società senza
classi.
C’è la
dialettica letteraria e artistica, per cui molte opere letterarie e artistiche
esplorano temi dialettici come vita e morte, amore e odio, ordine e caos. Ad
esempio, in “Romeo e Giulietta” di Shakespeare, l’amore dei protagonisti (tesi)
si scontra con l’odio tra le loro famiglie (antitesi), portando a una tragica
sintesi.
o E c’è la dialettica del metodo scientifico,
in cui una teoria
(tesi) viene testata attraverso esperimenti. Se i risultati contraddicono la
teoria (antitesi), si sviluppa una nuova teoria (sintesi) che meglio spiega i
dati.
Questi esempi mostrano come la
dialettica possa essere applicata in vari contesti per comprendere e risolvere
conflitti tra opposti.
Ma soprattutto c’è la dialettica
delle forze binarie, in cui non si la sintesi può essere vista nell’equilibrio,
anche se è destinato dinamicamente a durare poco.
Sono modi diversi di vedere la contrapposizione
fra opposti.
La sintesi va vista, però, come
temporanea, in quanto diventa a sua volta un’altra dialettica binaria.
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