È difficile contraddire le neuroscienza
quando ci dicono che la mente dipende dal cervello, in quanto, allorché il
cervello subisce un danno o si ammala, la mente si danneggia o sparisce. Dove
va a finire la coscienza di chi si ammala di Alzheimer?
Ma se il sé è un abbaglio della
mente e non esiste in sé, dove andiamo a finire quando ci addormentiamo?
In effetti il mondo onirico, abbandonato il rassicurate sé, entra in uno stato
caotico di sogni. E, quando non si sogna, dove va a finire? Sparisce anche lui?
Ma, se sparisce, quando non c’è
stato di veglia né stato di sogni, non esiste durevolmente. Può venire a
mancare, Figuriamoci se può esistere in eterno.
Perfino quando non siamo presenti
perché non stiamo attenti a noi stessi, si eclissa.
In realtà è presente solo quando lo
pensiamo. Ma quando non lo pensiamo?
In Oriente, si dice che oltre i tre
stati di veglia, sogno e sonno senza sogni, c’è un quarto stato che si ritiene
trascenda i tre stati ordinari. Turiya è spesso descritto come uno stato di coscienza non duale, in
cui si sperimenta una profonda unione con il tutto.
Può essere. Ma le prove?
Il problema è che, ad ogni risveglio, ritrovando il mondo
abituale, ci sentiamo rassicurati: questa è la realtà!
D’accordo, ma ci sarà un giorno in cui non ci risveglieremo
più – e spariranno la realtà rassicurante e anche noi stessi.
Il cervello smetterà di funzionare.
Lo credo che i vecchi siano sempre depressi: nonostante le
religioni e le fedi, hanno il terribile sospetto che spariranno nel nulla…
anche se il nulla, per la dialettica degli opposti, è il punto di partenza per
un nuovo tutto.
E poi c’è un altro problema: non possiamo crearlo a
comando.
La veglia,
il sonno, il sogno, semplicemente accadono:
noi creiamo le condizioni necessarie, ci sdraiamo e chiudiamo gli occhi con
l’intenzione di dormire, e attendiamo, fino a che il sonno, SUCCEDE.
Anche il Turiya
accade. Non si può indurre volontariamente, si
possono creare le condizioni perché accada, ma non dipende dalla nostra
volontà.
In sanscrito il
nome dato alla meditazione è Dyana, ma questo stato non ha nulla a che vedere con il
fare, corrisponde piuttosto a uno stato dell’essere, la corretta
traduzione di Dyana
è: ESSERE IN MEDITAZIONE.
Così noi
possiamo mettere in pratica delle tecniche
di meditazione che ne possono favorire l’accadimento, ma che NON SONO MEDITAZIONE.
Esistono più di
cento tecniche diverse che a loro volta si dividono in tecniche dinamiche e statiche. La tecnica
dinamica nello specifico, è stata pensata soprattutto per noi occidentali,
amanti del fare e profondamente mentali. Con lo scopo di spegnere la mente,
qualcuno ha pensato di farla parlare di più, dandole libero sfogo.
La mente
rallenta quando è stanca, così il muovere il corpo, favorisce che il Quarto
accada. Ma, visto, che è aldilà della coscienza ordinaria, come facciamo a
provarlo?
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