lunedì 16 maggio 2022

L'interiorizzazione

 

Anche se la meditazione non è una psicoterapia, può far emergere materiali inconsci o far accorgere che l’io ha difetti o mancanze. Vi è insomma una crescita dell’interiorizzazione, della conoscenza di sé, della consapevolezza.

Questo fenomeno dell’interiorizzazione può sembrare una forma di ritiro narcisistico, di ritorno a un mondo autistico, di una chiusura verso l’altro e il mondo.  E in un primo momento lo è.

Ma bisogna comprendere che se si rimane fissati in un certo stadio di crescita dell’io, non c’è meditazione efficace. Lo sviluppo dell’interiorizzazione deve alla fine portare a un minor narcisismo, alla comprensione che l’io è un fenomeno contingente, che anche gli altri hanno un loro io, che tutti interagiscono, che l’io abituale è fortemente condizionato e che è necessario passare oltre,

La meditazione, insomma, deve portare a un trascendimento, a un’uscita da sé, a un guardare oltre. I meditanti guardano dentro di sé per penetrare oltre il sé, per diventare sempre più universali.

Nelle religioni tradizionali, lo scopo d’ogni contemplazione è l’unione con Dio. Il che sembra un risultato ottimistico, sproporzionato, mitico e illusorio. Questa presenza che alcuni sentono divina, per la meditazione non è nient’altro che il proprio Sé interiore depurato da ogni scoria dell’io egoistico. Dunque alla portata di tutti, non un fantoccio esteriore da raggiungere, magari in qualche spazio-tempo immaginario.

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