Al di là di
eventuali problemi di sviluppo, di integrazione e quindi di senso che viene
dato alla meditazione, esistono comunque problemi esistenziali comuni a tutti –
che con la meditazione possono venire compresi. Mentre la psicoterapia cerca di
conformare l’io a un certo modello sociale che renda sopportabile la vita, la
meditazione sa che, anche nella migliore integrazione, il problema della
sofferenza colpisce tutti e non viene superato da nessuno. La morte di una
persona cara o una malattia improvvisa – tanto per fare degli esempi - possono
colpire tutti, senza che ci sia una possibile difesa.
Tradizionalmente
questa difesa viene assegnata alla religione che però dà risposte convenzionali
che sono insoddisfacenti e non verificabili… se non quando si sarà morti.
La meditazione
non dà risposte pseudo-razionali o mitologiche, ma permette di assumere un
atteggiamento psico-fisico che fa comprendere come tutte le risposte convenzionali
siano tentativi disperati di difesa dell’io che non vuole scomparire e non vede
nella morte un fatto naturale.
Rimanda a un
mondo e a una mente dualistiche che, per volere la vita, deve volere anche la
morte. C’è un sé che queste cose le sa istintivamente senza bisogno di
consolazioni o credere a improbabili salvezze religiose. Ed a questo sé che facciamo
ricorso, dis-identificandoci dal vecchio io e assumendo una nuova prospettiva,
non più legata alle credenze e nemmeno alla mente razionale.
Buongiorno Gentile Claudio, sto leggendo il libro Cinque inviti , anche se non l'ho ancora terminato mi è venuta l'urgenza di conoscere il nome del traduttore e così ho letto il suo. Desidero ringraziarla per questo lavoro che mi ha permesso di conoscere ed apprezzare l'autore ostaseski. Grazie mille, buon lavoro Buona vita e un abbraccio
RispondiEliminaNei Cinque Inviti si fanno i conti con la morte vera e con quelle poche persone che danno un aiuto ad affrontarla. Sono fiero di avelo tradotto.
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