La possibile trascendenza
Quando si
rimane a lungo nella posizione del Testimone, osservando tutto ciò che ci
succede e allargando il campo a tutto ciò che succede nel mondo, senza
pregiudizi e lasciando perdere quello che c stato insegnato, appare evidente
che esiste una lotta tra uomini e tra principi contrapposti, che non è
destinata a sanarsi perché è costituzionale (cioè fa parte di come è stato
fatto il mondo, escludendo che ci possa essere una vittoria del bene e di
qualche dio buono). Anzi, osservando che il male è sempre presente e che ogni
cosa e ogni essere è avviato alla
distruzione, si potrebbe essere pessimisti. Il male sembra trionfare.
Ma non è così:
il male è eterno come il bene, e nessuno dei due potrà vincere sull’altro. È
necessario un equilibrio che esclude l’ottimistico trionfo del bene e dell’amore,
ma anche il contrario.
Questo significa
che ogni cosa è impermanente, destinata a durare per poco e poi a finire.
Non è un male,
perché se le cose fossero eterne, non ci sarebbe avvicendamento e il mondo
collasserebbe.
Dunque le cose
e gli esseri sono impermanenti, sono instabili e sono fatti per essere
annientati. Almeno a livello individuale e su questo piano d’esistenza.
Per capire
perché il meccanismo della vita-morte, sia stato così concepito, bisogna
mettersi su un altro piano di comprensione, quello che, anziché schierarsi
dalla parte del bene o del male, riesce a trascendere la contrapposizione e a
capirne la logica. Non è facile.
Bisogna
mettersi al di là del dualismo e contemplare il tutto. Da una posizione che è
già trascendenza. La trascendenza che non è un dio – come ritengono gli ingenui
e i sempliciotti – ma una trascendenza della mente, possibile solo nel distacco
e nella consapevolezza pura.
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