lunedì 7 gennaio 2019

Il vizio d'origine


Quando sento parlare del peccato originale, mi viene subito in mente che questa idea esiste, in una forma o nell'altra, in altre religioni. Per esempio, molti parlano di una mitica "età dell'oro" che poi sarebbe decaduta. C'è insomma nelle religioni - e quindi nella psicologia umana - la convinzione che il mondo sia peggiorato per la cattiva condotta dell'uomo.
Certamente, nel male, l'uomo ci mette del suo (anche troppo); ma in realtà ciò che noi consideriamo "male" è spesso un aspetto della carica di violenza del mondo stesso. La legge dell'evoluzione ci dice chiaramente che i più deboli vengono eliminati spietatamente e che gli aggressivi vanno più avanti. Il mondo è dei violenti, non dei giusti, dei mansueti o degli inermi. Dunque, la stessa specie umana non sarebbe mai sopravvissuta se non fosse stata più feroce e più astuta delle altre.
D'altra parte, l'universo non nasce da un atto pacifico, ma da un enorme esplosione. Come dire che Dio sarebbe un dinamitardo. Se dunque gli uomini hanno tante colpe, non hanno quella di essere violenti. Se noi credessimo in Dio, diremmo che il male non nasce da un "peccato" dell'uomo, ma da un vizio di origine. È il suo creatore che è violento e che costruisce esseri a sua immagine e somiglianza. Se credessimo in Dio, dovremmo concludere che l'universo rispecchia il suo lato violento.
La verità è questa: senza violenza il mondo non esisterebbe. Qui gli estremi si toccano: il male si confonde con la spinta propulsiva. Se gli uomini non fossero stati dei violentatori non si sarebbe impadroniti del mondo. Il problema ora è un altro: come fare a fermare la loro spinta propulsiva senza fermare la vita stessa? Come fare a incanalarla?

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