giovedì 17 gennaio 2019

Esercizi di attenzione



Gli attenti ottengono l'immortalità; i disattenti sono come già morti - dice il Dhammapada. Ci siamo dimenticati di queste antiche massime e abbiamo costruito sistemi sociali basati sulla disattenzione. Pare che ormai l'uomo moderno non possa rimanere attento per più di pochi minuti. Il risultato è che viviamo come sonnambuli, senza essere veramente presenti in ciò che facciamo. Siamo distratti da mille attività e ci sembra così di vivere più intensamente. Ma possiamo passare davanti a una persona senza neppure vederla, come se non esistesse.
       In realtà perdiamo di vista l'essenza delle cose e ci sfugge la trama profonda del mondo, degli uomini e di noi stessi. Siamo confusi: ci muoviamo come automi o marionette.
       La meditazione si presenta allora come un esercizio di attenzione. Perché il mondo, sia quello esteriore sia quello interiore, è ciò che noi percepiamo, rappresentiamo e interpretiamo.
       Stare attenti ci permette di prendere le distanze dalla nostra mente, di interpretare diversamente o di smettere di interpretare gli eventi.
       Facciamo dunque continui esercizi di attenzione, non in astratto ma nelle varie situazioni concrete dell'esistenza. Osserviamo noi stessi, osserviamo le persone; notiamo ciò che gli altri non vedono. Il tempo è fatto di istanti successivi, e ad ogni istante si apre un nuovo universo. Sta a noi in quei momenti imboccare una via anziché un'altra.
       Provate a girare distratti per la giungla – quanto durerete?
       Tutto avviene nel momento presente - anche la memoria di eventi passati è qui e ora. E se il tempo è una successione di istanti, come i fotogrammi di un film, è la nostra mente che lo fa scorrere. Con l'attenzione possiamo far scorrere la nostra vita in una direzione piuttosto che in un'altra.


“Esiste la luna quando nessuna la guarda?” si domandava Einstein.
Se nessuno la guarda, né essere umano né altro animale, la luna non esiste. Perché è proprio il guardare, l’osservare che trae dal nulla la cosiddetta realtà. Ma la realtà in sé non esiste, è vuota di consistenza.
Dunque è dall’osservazione-attenzione che nascono le cose. Stiamo inoltre attenti a come guardiamo le cose. A un tipo di osservazione esiste una certa cosa, a un altro tipo di osservazione nasce un’altra cosa.


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