sabato 17 giugno 2017

L'errore di Parmenide

Il non-essere – diceva Parmenide – non può esistere; se no, perché lo chiameremmo non-essere?
Ma, se il non-essere non esistesse, l’essere sarebbe onnipervadente, eterno e immutabile.
Per esserci il cambiamento, qualcosa deve poter finire, ossia deve poter non-essere. Prendiamo il tempo: se un istante non venisse continuamente inghiottito dal nulla, l’istante successivo non potrebbe apparire.
Non solo, dunque, il non-essere esiste, ma è il fondamento dell’essere.

Se perciò cerchiamo il fondamento dell’essere, non dobbiamo cercarlo in un Super-essere, ma nel nulla – o comunque in un rapporto dialettico fra i due.

9 commenti:

  1. Buongiorno, intanto grazie del suo blog, sempre interessante. Un'osservazione su questo commento. Il cambiamento supposto come reale potrebbe invece essere un'illusione della percezione umana. Se così fosse, l'essere sarebbe appunto onnipervadente, eterno e immutabile, che sono poi gli attributi del Brahman delle Upanisad.

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    1. A livello assoluto, il cambiamento è un'illusione. Ma a livello empirico, esiste. E noi viviamo nel mondo delle illusioni.

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    2. quindi a livello assoluto - che non è inconoscibile - Parmenide è nel giusto.

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    3. Per ora, l'assoluto è solo un concetto mentale,una speranza o una minaccia, non qualcosa che si possa esperire.
      Assoluto e relativo sono concetti prodotti dalla mente. Ma se l'assoluto fosse esperibile, in quel momento tutto avrebbe fine.

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  2. Secondo Ramana Maharshi invece, è esperibile. Infatti egli dice che per chi dimora nel Sé tutto ha fine, nel senso che splende il Sé e nient'altro.

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    1. È il linguaggio di tutti i mistici: io sono Dio, il sé individuale è il sé universale, l’atman è il brahman, il centro dell’anima è Dio, ecc.
      Noi possiamo avere esperienze di vastità, infinità, eternità, unione con il tutto… ma si tratta di brevi assaggi o intuizioni che ci migliorano ma che non possono cambiare il nostro stato. Tutti dovremo comunque ammalarci, invecchiare e morire.
      Finché ci troviamo in questo mondo, non possiamo andare oltre. Se la falena si avvicina troppo alla luce, viene bruciata – anche questa è un’immagine mistica.
      Può darsi che, una volta liberata dal corpo, l’ “anima”o la mente possano avere esperienze più potenti. Ma per ora…
      La cosa più importante non è ciò che dicono i mistici, ma ciò che esperiamo noi.

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    2. Caro sig. Lamparelli, come non essere d’accordo che la cosa più importante è ciò che esperiamo noi? Ma se io non esperisco personalmente, di chi mi devo fidare, di chi mi dice che l’esperienza mistica non può cambiare il mio stato, o di chi mi dice invece il contrario, che la dis-identificazione dal corpo mi conduce a uno stato permanente di quiete, in questo mondo? Qui si tocca un punto cruciale: la fede, che in ultima analisi significa fiducia.

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  3. Bisogna seguire la via che ci fa sentire più gioiosi. Questo è già un cambiamento positivo.
    L'unico criterio, l'unica cosa cui possiamo e dobbiamo dare fiducia è questo. Il resto è opinabile.

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    1. sì, non può essere che così. Grazie.

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