giovedì 12 gennaio 2023

Ritrovare l'unità

 

Se non ci fosse il tempo, tutto avverrebbe nello stesso istante. Se non ci fosse lo spazio, tutto avverrebbe nello stesso punto. Se non ci fosse la coscienza, niente avverrebbe – tutto sarebbe.

Questo avviene quando moriamo. Il tempo, lo spazio e la coscienza si annullano. E quello che rimane è assoluta Consapevolezza, in cui non c’è “spazio” per nessuna dualità (neppure per la coscienza) e le antinomie si annullano. 

Di Dio si possono avere due concetti: l’uno è quello di una persona, l’altro è quello di una natura.

Quando noi parliamo di natura ultima, quello è Dio. Ma un Dio che non è una persona, seppure in grande.

La natura ultima è in realtà uno stato, inimmaginabile. E può anche essere concepita come il Sé, l’Atman. Ma si tratta di concetti, prodotti dal dualismo della mente.

Ciò che la mente pensa è nel dominio del tempo, dello spazio e della coscienza duale e contraddittoria. Per comprendere la realtà ultima, occorre dunque svuotare la mente di ogni concetto e di ogni proiezione. E intuire direttamente. Ma è quasi impossibile, incomprensibile.

Il Sé non è un io ideale, perfetto, ma un non-io.

Se la coscienza ci fa sentire vivi, ci fa anche sentire divisi. E questa divisione antinomica (bene-male, amore-odio, luce-tenebre, alto-basso, piacere-dolore, io-altro, vita-morte…) scatena la guerra sulla terra. Che infatti esiste fin da quando esiste l’uomo.

Poiché è condizionata, la nostra esperienza e conoscenza del mondo fenomenico non sfugge al conflitto e alla contrapposizione. Anche nelle nostre rappresentazioni dell’aldilà, introduciamo le antinomie: Dio-demonio, paradiso-inferno, eccetera. Tutto è diviso e contrapposto.

Da qui la necessità di una meditazione ricostituiva che compia il percorso inverso: unificando, sintetizzando, ritrovando l’unità degli opposti e del tutto.

 

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