giovedì 5 gennaio 2023

Lo stato originale

 

Il mondo appare perché c’è la coscienza. Se non ci fosse la coscienza, per noi il mondo e noi stessi non ci saremmo. Non solo: il mondo ci appare così com’è la coscienza, limitato e sempre in divenire.

Ma, nel nostro stato originale, nella nostra natura ultima o prima, prima di nascere, che cosa eravamo? Niente o tutto: eravamo parte dello sperma di nostro padre e dell’ovulo di nostra madre, i quali a loro volta erano nati dai corpi dei loro progenitori, i quali a loro volta… È una lunga trafila, che ci dice che in un certo senso già c’eravamo, ma non lo sapevamo, perché non c’era coscienza.

Poi siamo stati concepiti, senza che venissimo interpellati. Così, siamo stati strappati dallo stato originale e scagliati nel mondo del desiderio e del tempo. Ma in quello stato originale non c’era mancanza, non c’era sofferenza, non avevamo bisogno di niente.

Siamo nati e, a poco a poco, è nata la nostra coscienza – e contemporaneamente il mondo. Il mondo è apparso alla coscienza, nella coscienza. E, con esso, la sofferenza e il desiderio. Da neonati eravamo un grumo di desideri insoddisfatti: e piangevamo per protestare e per farci sentire.

Quindi è nata la coscienza egoica e condizionata, la sensazione di esistere con la certezza di dover morire.

Il mondo è legato al divenire, al tempo e a una coscienza che non si ferma mai.

Si è formata una certa identità, legata a un certo corpo e a certi genitori. E anche una sensazione di essere prigionieri e un desiderio di liberarci, di essere di più, di non morire, di essere per sempre.

Ciò che pensiamo di essere è nel tempo, chiuso tra una nascita e una morte. Ma ciò che realmente siamo è a di fuori dello spazio-tempo, senza nascita e senza morte.

La prova è che non ci rassegniamo, ma aspiriamo sempre a ritrovare l’unità e la completezza. Nel sesso, nelle percezioni profonde, nell’amore, nella penetrazione intuitiva.

In realtà non cerchiamo né padri né madri, ma il nostro volto originario, quello che avevamo prima di nascere, di diventare un io cosciente nel e del dualismo, di conoscere la nascita e la morte, di diventare oggetti di conoscenza. Noi siamo soggettività pura, pura consapevolezza, senza divisioni, senza neppure essere coscienti di essere coscienti.

Ma allora c’è stato uno scambio di identità, una caduta, un peccato originale, una degradazione? Perché questo sogno, questa illusione, questo rimpicciolimento? Perché questa farsa di una nascita e una morte, questa recita?

Ma proprio questo è il sogno, l’illusione!

Credersi caduti, mentre si è sempre assoluta consapevolezza.

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