Devi attaccarti a ciò che perdura, non a ciò che svanisce. Altrimenti
non ne vale la pena. Non sei certamente il corpo, almeno non a lungo. Non sei
nemmeno la mente e la coscienza, che spariranno a breve con il corpo. Non sei
insomma la persona che ti è familiare.
Punta su chi sei veramente, qualcosa che ti sei dimenticato… a forza
di stare con rozzi villani che si occupano di cose che spariranno, cose senza
importanza.
Già questo ti dice molto. Occupati di cose importanti, di cose serie,
non di tutte quelle bazzecole che ti offre il mondo. Tu sei qualcosa di serio,
un vero tesoro.
Guarda bene: sei appartato e inattaccabile, non un frivolo uomo di
società che soffre e starnazza ad ogni colpo di vento. Prima ridi, poi piangi:
è sempre così. È una commedia continua.
Il tuo corpo è fatto per cercare i piaceri, che sono sempre troppo
brevi, e per trovare i dolori, che sono sempre presenti. La tua mente è ballerina,
inquieta, non sta mai ferma.
Tu cerca ciò che non cambia, ciò che non nasce e non muore.
Se vuoi trovare una felicità duratura, devi andare tanto al di là del
dolore quanto al di là del piacere. Dolore e piacere vanno sempre insieme: se
cerchi l’uno trovi immancabilmente l’altro. E così tutta la realtà, che è
duale. Non troverai mai un assetto stabile: questo te lo dicono tutti i saggi.
È già qualcosa se te ne rendi conto. Puoi metterti nella posizione del
testimone consapevole, che schiuderà l’occhio della sapienza. Smetti di
cavalcare l’illusione e usa la memoria. Un tempo sei stato veramente al di là
della coscienza.
Non ti occorre nulla, nemmeno Dio nemmeno l’io.
Ma si tratta comunque di parole, di concetti. Ti manca l’esperienza,
che però è uno stato di dualità, in cui non coglierai mai l’unità.
La realtà non può essere solo un’idea. Le idee sono sempre
inappropriate. Devi soltanto vivere la realtà, senza neppure la coscienza o la
non coscienza.
Tu non sei nessuno e devi arrivare a vedere il mondo come niente. Ma
questo niente è pur sempre qualcosa, qualcosa che è uno, cioè tutto. Non può
esserci dualità ed esperienza, né essere né non essere, ma unità e beatitudine.
Lavora sull’ “io chi sono?”
Non sei il percettore né il percepito né la percezione, ma ciò che
rende possibile la percezione. Non devi rispondere: sono questo o sono quello,
ma colui che sa di essere.
Poiché la mente è duale, concepirai uno scenario fatto di vita e di
morte. Come se ci fossero un aldiqua e un aldilà ben separati. Ma non sono
separati, sono un tutt’uno. Il tuo vero Sé non è ora vivo e poi morto. È sempre
vivo, al di là di simili distinzioni. Ora ti sembra vivo, poi ti sembrerà
morto. In realtà, si tratta di uno spettacolo della coscienza. Si tratta di
bolle nella coscienza che ora appaiono e ora scompaiono.
Non te ne rendi conto perché non puoi farne esperienza, dato che l’esperienza
deve essere duale.
È la coscienza che scorre come un nastro, che tu chiami spazio-tempo.
Ma quando ne sarai libero, sarai finalmente felice.
Senza la morte, non c’è la vita.
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