venerdì 27 gennaio 2023

La nostra vera origine

 

Tutto è apparente. Ma questa non è una brutta parola. Le cose appaiono perché sono illuminate. La coscienza stessa è il frutto di questa illuminazione.

Se non ci fosse la luce, niente apparirebbe.

Ma, quando cerchiamo di cogliere questa luce, non ci riusciamo, ci sfugge. Il fatto è che la luce è ciò che ci permette di vedere e quindi è per così dire sempre alle nostre spalle. È come un sole che illumina tutto, che ci permette di vedere, ma che non può essere guardato direttamente.

La luce della coscienza proviene da una fonte che è al di là di essa. Ma, poiché noi vediamo, anche la fonte esiste ed è esattamente ciò ci permette di vedere. È come un occhio che vede tutto, ma non vede se stesso.

Ciò che si vede, però, è apparente in senso negativo, poiché è una specie di fantasma, di sogno, di illusione. Non è la realtà ultima, che non è visibile né con i sensi né con gli strumenti della mente. Vediamo le sue ombre, ma non la sua sostanza.

Per quanti sforzi si faccia, ci sfugge sempre, perché i nostri mezzi di conoscenza, sensitivi e mentali, che isolano, separano e “dualizzano”, non possono cogliere ciò che è unitario. Anche l’io, che crediamo di conoscere, è solo una persona, cioè una maschera.

Che cosa c’è al di là della maschera? C’è una consapevolezza sconfinata, che si intuisce solo quando mettiamo in silenzio, in quiete, i comuni mezzi conoscitivi, ossia la mente.

Per cogliere questa consapevolezza sconfinata e unitaria, la fonte di tutto, dobbiamo chiederci di continuo chi siamo veramente, aiutati in questo dal male di vivere.

Quando ci sentiamo male, perché abbiamo a che fare con le innumerevoli sofferenze della vita, rendiamoci conto che tutto ciò che viviamo è limitato, imperfetto, falso e temporaneo, torturato da desideri, ansie e paure. È inevitabile.

Le nostre fantasie di Dio o di un paradiso, testimoniano da una parte della povertà e della pochezza in cui viviamo e dall’altra parte di un’insopprimibile aspirazione alla felicità e alla completezza.

Domandiamoci dunque chi siamo, qual è la nostra origine, la nostra vera identità. Siamo dei pezzenti, sempre bisognosi di qualcosa o figli di re che hanno dimenticato da dove provengono?

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