I
frequenti appelli a vigilare di Gesù sono stati interpretati come un invito a
esercitare un controllo sulla sensualità per non cadere in peccato. Ma in
realtà sono da interpretare come un prestare una continua attenzione ai nostri
stati mentali – un antico lascito della spiritualità orientale nel giudaismo.
Perché anche il giudaismo appartiene all’oriente, al vicino oriente.
Vigilare
sulla mente per evitare la formazione degli inquinanti, della brama, del
coinvolgimento, dell’attaccamento, dello stress, dell’ansia, dell’inquietudine,
dell’avidità, dell’avversione e dell’illusione. Perché è questo che noi facciamo
continuamente: ci facciamo coinvolgere e travolgere da stati negativi che
spostano la mente dal suo centro equilibrato e calmo.
La
vigilanza non è nient’altro che la presenza mentale dell’oriente.
Ridurre
il desiderio e l’avversione vuol dire diminuire la nostra sofferenza, la nostra
stabilità interiore. Dobbiamo tenere la mente il più possibile centrata, stabile,
imparziale, neutra. Dobbiamo evitare da farla sballottare di qua e di là, come
piuma al vento, dai continui inquinanti e dalle turbolenze che ci stressano e
ci precludono la chiarezza.
I
problemi nascono non tanto dai nostri desideri sensuali, che se sono
soddisfatti naturalmente non lasciano traccia, quanto dalle brame mentali,
dalle ambizioni, dall’avidità, dalle illusioni di grandezza e dall’ignoranza.
Certo
è un compito difficile, ma questo significa esercitare la presenza mentale. È
una vigilanza su qual è il nostro stato mentale in ogni momento.
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