Se meditate, se ne sentite il bisogno, continuate pure a farlo. Qualunque sia la pratica. Le pratiche sono di vario tipo, perché gli uomini sono di vario tipo. C’è chi ha più bisogno di una comprensione intellettuale, chi di una pratica devozionale, chi di impegnarsi in qualche azione. Qualunque sia la vostra pratica, continuate a farla... finché ne avrete bisogno. C’è chi ha bisogno di un guru, chi di ripetere un mantra, chi di fare il vuoto mentale, chi di invocare una divinità.
Ma ci sono anche casi in cui non si ha bisogno di nessuna pratica. Infatti non è la pratica che vi fa raggiungere la comprensione, ma un evento qualsiasi.
Certamente non vi illudete che sia il vostro sforzo a farvi raggiungere il risultato. Se bastasse respirare in un certo modo per raggiungere l’illuminazione, saremmo tutti illuminati.
Il fatto è che c’è un fattore che non dipende dalla nostra volontà né dai nostri sforzi. Potremmo chiamarlo fattore evolutivo, fattore di maturazione. Tutto dipende da come nasciamo, da chi nasciamo, dal posto che ci è stato assegnato dalla Totalità, dalle nostre esperienze, dall’eredità che ci portiamo dietro.
Il fatto che sentiate il bisogno di meditare è certo un fattore positivo, ma non decisivo. Anche senza meditare, potrete arrivare ad una comprensione più o meno profonda.
Bisogna comprendere che il nostro io, la nostra individualità, non è in grado di sostenersi a lungo, ed è destinata a finire come tutto.
Anche se non ci muoviamo, facciamo parte di un divenire continuo, che si serve per un po’ di noi, del nostro organismo psico-fisico, e poi ci abbandona. Allora il ”nostro io” si spegne e sarà sostituito da un altro che potrebbe essere più efficiente.
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