Il gioco cosmico
Le persone vanno e vengono, entrano ed escono, e noi certo soffriamo di questo. Ma non sappiamo che farci. Sogniamo di vincere un giorno la morte o che andremo in qualche aldilà dove ci saranno quelle condizioni benefiche che qui non ci sono.
Però in realtà non sappiamo nulla. Vediamo che gli individui appaiono e poi scompaiono. In un ciclo infinito. Ma non sappiamo né da dove vengano né dove vadano. Ci inventiamo Iddii che risolvono tutto, veri deus ex machina, che placano la nostra ansia ma non la nostra sete di verità.
In realtà vediamo processi di configurazione e poi dissolvimento. Nascita e morte.
Vorremmo che qualcosa della coscienza personale, dell’io, sopravvivesse per continuare il processo. Non accettiamo il dissolvimento dell’io. Eppure è proprio quello che vediamo.
In un certo senso la Totalità produce un corpo-mente che è consapevole di sé e poi scompare.
Il problema è quello dell’io cosciente, dell’io che dice: “Io sono!”
Ma un giorno passiamo dalla ricerca esterna ad una interiore, e iniziamo quel processo che vede la soluzione nella dissoluzione dell’io. Anziché sognare il paradiso o il nirvana, capiamo che le nostre sofferenze nascono dalla pretesa della conservazione dell’io. Una volta dissolto l’io, non c’è più sofferenza. Chi potrebbe soffrire?
E quindi comprendiamo che la soluzione sta nella disidentificazione dall’io.
Quell’io di cui andiamo così orgogliosi è un’apparenza, un’illusione. E tutte le illusioni devono finire se cerchiamo la verità ultima.
Ma tanti piccoli uomini sognano ancora l’eternità, la grandezza, la gloria, la conquista. E promuovono felici le guerre, le sofferenze, la morte prematura. Per che cosa? Per un sogno del loro io. Per la loro ignoranza.
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