La mente è
duale – non ci sono dubbi. Lo aveva capito Lao-tzu, il quale aveva detto che
quando pensi alla bellezza, eccoti la bruttezza, e quando pensi al male, eccoti
il bene, e viceversa. Ma non si tratta solo della mente. È proprio il
funzionamento dell’universo che si basa su polarità opposte, perché è divenire
continuo. Quando c’è la nascita, eccoti la morte; quando c’è l’inizio, eccoti
la fine. Non si scappa. Noi siamo stritolati da questo conflitto continuo, che
in realtà svela una complicità di fondo.
Se si guarda
bene, ogni polarità sfuma nell’altra e dunque la evoca. Ciò significa che la
nostra mente non è in grado di percepire la profonda unità delle polarità. Deve
dividerle e contrapporle. E non vede i tutto. Non ha uno sguardo completo.
Questo si vede perfino
nelle teorie scientifiche, che frammentano il reale. Una particella è una
particella o un’onda? O qualcosa d’altro?
Tutto è il
prodotto di un’unica energia che pulsa e si presenta sotto varie forme, in
apparenza contrastanti. Ma il tutto è uno, e l’uno è il tutto.
Non basta però
capirlo intellettualmente. Noi siamo parte di quel tutto pulsante e, quando
siamo immersi in quella realtà, non possiamo fare a meno di gioire e soffrire,
non vedendo che sono due aspetti della stessa realtà.
Possiamo
contemplare il gioco con distacco, ma ne siamo dentro.
Solo quando
saremo morti, ne saremo fuori. Ma allora non ci sarà coscienza.
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