mercoledì 11 ottobre 2017

La paura della morte

La paura della morte nasce dalla paura di perdere ciò cui siamo più attaccati… noi stessi, il nostro stesso essere, il nostro io, la nostra coscienza… tutte cose che in realtà non sono affatto nostre, perché ce le siamo ritrovate.
Prepararsi a morire è dunque prepararsi a distaccarsi… da tutto, anche da noi stessi.
Ma se perdiamo noi stessi, non è la fine di tutto?
Eppure, nelle nostre migliori situazioni (l’amore, il sesso, la felicità, la concentrazione, l’addormentarsi… non perdiamo il controllo ossessivo di noi stessi?
La paura della morte è legata all’ossessione dell’io.

Si può dire che la fortuna delle religioni nasca dal fatto che tutte promettono una vita nell’aldilà, così da non perdere la nostra più preziosa proprietà: noi stessi, la nostra identità. Tanta fatica per costruirci, per crescere, per imparare, per possedere, per identificarci… e poi dobbiamo perdere tutto in un istante!
Ma forse questa perdita è la massima conquista. Perché l’io non è che un limite, una barriera, una difesa, un confine, qualcosa che ci separa e ci isola.
Ma, se perdiamo questo confine, non cadiamo nell’indifferenziato?
Oppure è un allargamento, un’espansione?
Quando sei felice, quando godi, quando mediti, in effetti non pensi più a te stesso. Perdi te stesso. È così dolorosa quella perdita? Non è un’espansione?
Non puoi espandere te stesso se non abbandoni qualcosa, Non puoi diventare adulto se non abbandoni l’infanzia. Non è dunque una perdita, ma una crescita.

Quando provi gioia, piacere, felicità, ti espandi, e il tuo essere si rilassa, si allarga, supera i precedenti limiti, si dimentica delle barriere dell’io. Quando invece provi dolore e sofferenza, ti restringi, ti ripieghi su te stesso, ti comprimi. Amare o aiutare gli altri è una maniera per dimenticare se stessi e le proprie preoccupazioni. Anche meditare. Ricordatene quando cerchi di essere felice.

Tuttavia, se cerchi la felicità, troverai anche il dolore. Non devi dimenticarlo. Perché la realtà è dialettica.

Solo se vai al di là di felicità-dolore, di bene-male, ecc., potrai trovare qualcosa di stabile. Qui si entra nel campo della trascendenza, qui si acquisisce la visione divina - dove la morte è come cambiare veste.

Nessun commento:

Posta un commento