lunedì 2 ottobre 2017

Il principio di inclusione

Ognuno di noi è un individuo, in quanto distinto dagli altri. Ma, nello stesso tempo, fa parte di un tutto unitario, in quanto non potrebbe esistere senza la presenza degli altri.
       È come il rapporto che esiste fra la mano e le dita. Ogni dito è distinto ed ha caratteristiche proprie. Ma le cinque dita fanno parte di un insieme che si chiama mano.
Questo esemplifica il rapporto fra l’individuo e l’insieme da cui proviene e che gli permette di esistere.
Ancora una volta scopriamo l’insufficienza del principio logico di identità: A è A e nello stesso tempo non è A.
Il principio di contraddizione, ovvero di complementarità, si applica a tutti gli opposti, che non si escludono a vicenda, ma sono interdipendenti.
Siamo e non siamo nello stesso tempo una cosa e il suo contrario. Le cose apparentemente contrapposte sono e non sono i loro contrari.
Vuoto è forma, forma è vacuità. Samsara è nirvana, nirvana è samsara. Qua è là, là è qua. Dentro è fuori, fuori è dentro. L’uno è il tutto, il tutto è l’uno. Vita è morte, morte è vita…
Il principio di non contraddizione è superato dal principio di contraddizione. Adesso possiamo riformulare la logica.
Quanto all’esperienza, questo lo sapeva già. Bene è male, male è bene. Amore è odio, odio è amore. Crescere è diminuire, diminuire è crescere. Vivere è morire, morire è vivere.

Adesso riformuliamo le grandi domande della vita – e diamo risposte non più basate sul principio di non contraddizione, ma su quello di inclusione.

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