martedì 4 novembre 2014

Fare i conti con la morte

L’intero nostro io è strutturato sulla paura della morte. Poiché abbiamo il terrore di morire, sviluppiamo varie attività per sfuggire a questa sensazione che ci dà il panico. Fuggiamo, ci allontaniamo, ci separiamo da noi stessi e, soprattutto, ci mettiamo in attività – attività di evitamento, sia fisico sia mentale.
Pensiamo che la morte sia estranea al processo vitale, un nemico da combattere e da cancellare. Non è così che si esprime per esempio san Paolo: “L’ultimo nemico da sconfiggere sarà la morte”?
Dalla paura della morte nasce un movimento di fuga diretto dall’interno all’esterno. Quindi, per fronteggiarla, dobbiamo compiere il cammino inverso: dall’esterno all’interno… fino a rimanere nel centro di questo terrore. Affrontiamo la paura rimanendo immobili in essa, anziché metterci come al solito a scappare.
Riconciliarci con la morte significa riconciliarci con la vita, lasciar cadere la tensione, la febbre della vita. E risvegliarci alla realtà.

La morte non è contrapposta alla vita. I due poli sono la nascita e la morte. E, in mezzo, prima e dopo… è tutta vita.

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