giovedì 6 novembre 2014

Contro lo stress

Stress significa sofferenza – una sofferenza che dipende dalle troppe cose da fare, dall’ansia, dall’attività incontrollabile della mente.
Essendo un disturbo di natura mentale, il rimedio consiste in un intervento mentale, in un’operazione che si può chiamare meditazione, ma che è solo la sua anticamera. Dato che lo stress è provocato da un uso spropositato delle preoccupazioni e quindi della mente, riuscire a rallentare queste attività è indispensabile.
Per prima cosa bisogna dunque far diminuire l’affollamento e la confusione mentale. Un metodo efficace è quello ripetere mentalmente un mantra, ossia una parola che abbia un significato rilassante, come “pace” o “calma”. È necessario però farlo con una certa continuità, per esempio per un quarto d’ora. A questo proposito si può usare un contaminuti.
Un secondo metodo è consiste nel seguire il respiro, anche questo per 15-20 minuti. Si può ripetere mentalmente “inspirazione” ed “espirazione”, oppure “dentro” e “fuori”, oppure si possono contare le inspirazioni o le espirazioni. In ogni caso, è meglio non forzare il ritmo naturale, se non per espirare profondamente all’inizio.
Un terzo metodo è il rilassamento muscolare. Stendersi o sedersi e passare in rivista mentalmente i muscoli, dalla testa ai piedi, cercando di rilassare quelli che percepiamo contratti.
Un quarto metodo è quello di schiacciare un pisolino, il che porta naturalmente ad un rilassamento dei muscoli e alla scomparsa dei pensieri. Se dormiamo senza pensare e senza sognare, entriamo in uno stato di profondo riposo. Molto importanti sono le fasi immediatamente prima dell’addormentamento e immediatamente dopo.
Si tratta di operazioni volte a ridurre le attività mentali e la tensione psicofisica, generatrici di stress.
La meditazione vera e propria, però, non è un’attività della mente. È ciò che avviene quando non c’è mente, per esempio tra un pensiero e l’altro o nel sonno profondo senza sogni. È raggiungere un silenzio consapevole che è nello stesso tempo una purificazione e una vivificazione. Non è insomma un vuoto o un nulla, ma qualcosa di simile al silenzio, alla pausa tra una nota e l’altra nella musica – che è il fondamento del tessuto musicale.
Una volta raggiunta la quiete, la concentrazione e la chiarezza mentale, le pratiche avanzate di meditazione consistono nell’identificare o riconoscere l’essere più profondo, quello che si chiama anche sé o consapevolezza. Essendo prima e al di là della mente dualistica, questo essere o sé ha una natura paradossale: per esempio, è contemporaneamente dentro e fuori, personale e impersonale, individuale e cosmico.



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