venerdì 7 marzo 2025

L'immagine allo specchio: l' angoscia di morte. La coscienza infelice

Tutti noi (e qualsiasi cosa) viviamo nello spazio. E una cosa che vediamo e tocchiamo. Qualsiasi cosa è  immersa nello spazio. Anzi, a ben vedere, siamo noi stessi pezzi di spazio che hanno sviluppato una capacità di vedersi e osservarsi. Il nostro corpo è un pezzo di materia che si è fornito di un pezzo di materia specializzata (il cervello) con cui percepisce e interpreta il mondo. Almeno questa è l' opinione di tutti.

Il nostro cervello è come uno specchio in cui si riflettono le cose. Ma più che riflettere, rielabora, traduce e interpreta. Comunque nessuno dubita che ci siano delle cose "là fuori". 

Tant'è vero che se ci mettiamo davvero davanti a uno specchio, sappiamo che è la nostra immagine. Ma non tutti gli animali ci arrivano. Un gatto crede di vedere un altro gatto e magari va dietro lo specchio per cercarlo. 

Solo i primati superiori riconoscono la propria immagine. 

Ma l' uomo fa qualcosa di più. È cosciente di essere cosciente. Sembra un grado superiore di coscienza, frutto di un salto evolutivo. E lo è. Ma comporta un' angoscia di morte a livello emozionale e una scissione dell' essere: io so e io so di sapere. Tutto sommato, gli altri animali che non sanno di sapere, soffrono di meno e non si chiedono se potrebbero essere immortali.

L' uomo se lo chiede,  e deve sopportare questa angoscia tremenda. Per questo, si è inventato gli dei che dovrebbero essere immortali e la storia di un' anima che dovrebbe sopravvivere alla morte sicura del proprio corpo: l' unica cosa sicura.

Questa angoscia è legata dunque all' evidenza di un tempo che passa e che prima o poi finirà. E all' evidenza che tutto si trasforma, tutto invecchia e tutto finisce. E siamo al tempo.

L' angoscia è legata al tempo e la coscienza del tempo è legata all' angoscia. Se l' uomo non avesse coscienza del tempo che passa, soffrirebbe di meno. 

Ma com' è possibile che il vertice dell' evoluzione, la consapevolezza, porti con sé questa angoscia? Non sembra un' evoluzione naturale e positiva. Vuoi che il mondo preveda per sé quest fine di sofferenza? Allora sarebbe meglio non sapere nulla, non essere consapevoli! Essere come gli animali o le pietre. Sembra che ci sia un' errore nell' evoluzione, un esito indesiderabile, una evoluzione verso l' infelicità.

La coscienza del tempo porta angoscia, a chiunque. Anzi, i più ricchi e fortunati sono più esposti a questo genere di angoscia, perché perderanno di più. Ma tutti perderanno il bene più prezioso: la vita stessa.

C' è qualcosa che non quadra. L' evoluzione dovrebbe tendere all' aumento della felicità, non all' aumento dell' angoscia.

Sembra che la sensazione del tempo sia legata alla crescita dell' angoscia.

Alla mia età, con l' approssimarsi della fine e con la vista del mio invecchiamento, e avendo visto morire più persone, sono stato investito dalla mia angoscia e dall' angoscia di chi è morto. Credetemi, nessuno è morto felice. Nemmeno chi credeva in Dio e nell' aldilà.

Non ci sono dubbi. La coscienza del tempo è legata all' angoscia. In qualche modo, il tempo è angoscia. Se io guardo l' orologio, ricordo il passato o leggo un calendario, la sensazione del tempo che passa non è mai piacevole. Nessuno dice mai: come sono felice di invecchiare e di andare incontro alla morte.

Allora, vivere nello spazio dà gioia, ma vivere nel tempo dà sofferenza. La fisica ci dice che lo spazio il tempo sono un tutt' uno, ma a livello psicologico ed esistenziale sono opposti.

Allora spazio e tempo sono una diade che, sul piano fisico sono un tutt' uno, ma sul piano mentale sono opposti. Esempio di una diade che unisce sul piano fisico, ma è di segno opposto. 

In fondo, tutte le religioni, tutte le filosofie, tutte le riflessioni, tutti i "rispecchiamenti", nascono per dare pace a questo dualismo dilaniante. Che è legato sempre alla sensazione del tempo.

La coscienza è destinata a essere una coscienza infelice?

Ora, mi sembra che ci sia un' errore evolutivo. Come ho già cercato di dimostrare, non c' è nessun tempo che passa. Il tempo gira sempre su se stesso, o se volete non esiste affatto, è un abbaglio, un' illusione mentale. 

Noi siamo veramente eterni, immutabili, fermi, stabili, equilibrati, ma guardando i fotogrammi abbiamo l' illusione di qualcosa che si muove là su uno specchio, su uno schermo. 

Mai nati, mai morti. Guardiamo il film di noi stessi.

"Là fuori" non c' è proprio niente. È solo uno spettacolo di luci e di ombre. Fantasmagorico.

Quando moriremo, sarà come lo spettatore al cinema quando si accende la luce e si rende conto che ha vissuto uno spettacolo creato dalla  propria mente.




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