sabato 29 giugno 2013

Soldi santi

Un tempo bastavano il Verbo e lo Spirito Santo. Ma oggi non bastano più: oggi c'è la pubblicità, che è molto più invasiva e potente. Così, la Chiesa cattolica, in tempo di dichiarazioni dei redditi, per raccattare soldi, non si affida ai suo santi ma a note agenzie di pubblicità, pagate a suon di milioni di euro, che confezionano spot televisivi tutti più o meno fatti allo stesso modo: musiche celestiali, carrellate patetiche su poveri e bisognosi che naturalmente ricevono aiuto da eroici sacerdoti  e slogan accattivanti che mettono in evidenza il ruolo caritatevole della Chiesa. Date il vostro otto per mille, date il vostro cinque per mille... date, date... e così, con una legge truffaldina, anche chi non ha dato finirà coattivamente per dare. Eh sì, perché l'otto per mille non viene dato soltanto da chi sceglie la Chiesa (il quaranta per cento), ma anche da tutti coloro che non hanno espresso nessuna preferenza. Il che, scusate, è un vero imbroglio... degno di menti gesuitiche. Caso unico in tutto l'Occidente cristiano.
Quello che non si chiarisce mai è che il denaro raccolto va solo in minima parte alla carità: un venti per cento. Tutto il resto, l'ottanta per cento, finisce in tasca alla Chiesa, che lo usa per i motivi più vari, per esempio per pagare la pubblicità o per difendere nei processi i preti pedofili. Se poi si aggiunge che la cifra complessiva si aggira attorno al miliardo di euro, c'è da chiedersi se non sarebbe il caso, in un momento in cui con un miliardo euro si darebbe lavoro a tanti giovani e si risolverebbero tanti problemi economici, che anche i preti andassero a lavorare. Insomma, invece di fare un po' di carità, potrebbero aiutare molto di più i loro "fratelli" se rinunciassero a spillare soldi allo Stato italiano.
Chi non sarebbe disposto a investire un venti per cento di opere di carità in cambio di un ottanta per cento di incasso? E non è questo il meccanismo perverso di tante opere caritatevoli, che fanno la "carità" soprattutto a chi organizza la carità?

giovedì 27 giugno 2013

Deficit culturali

Mentre la corte suprema americana riconosce anche ai coniugi dello stesso sesso i benefici federali (tributari, sanitari, pensionistici, ecc) di cui godono mogli e mariti etero, noi possiamo misurare lo stato di arretratezza culturale dell'Italia, dove non si è capaci neppure di affrontare il problema delle coppie di fatto. Gli altri paesi cambiano, innovano, vanno avanti su tutti i piani, mentre noi viviamo nell'immobilismo, nel ristagno, dominati da una cultura cattolica provinciale, bigotta e ipocrita. Ipocrita perché, nello stesso momento, i nostri preti e i nostri leader politici si danno senza ritegno alla pedofilia e alla prostituzione.
Con la cultura non si mangia? Con la cultura si fa tutto, dalla vita civile all'economia.
Il deficit italiano non è nient'altro che un deficit culturale.

martedì 25 giugno 2013

Religione e corruzione

Quello che non si capisce è perché una società che si definisce religiosa, anzi che rappresenta la religione ufficiale di milioni di persone sia tanto corrotta. Non dico un po' corrotta, ma marcia. Prendiamo una qualsiasi società non religiosa, e sarà difficile trovarla corrotta quanto la Chiesa. Pedofilia, tradimenti, brama di soldi e di sesso, banche che lavano il denaro sporco, evasione fiscale, vendita di indulgenze, e compagnia bella: ogni giorno ci arriva una nuova notizia sulle bassezze dei sacerdoti, di coloro che dovrebbero occuparsi del sacro. E allora mi viene un terribile dubbio.
Non è che la corruzione delle anime umane sia proprio la "ragione sociale" di questa particolare società - della religione? Non è che lo sfruttamento del prossimo sia l'elemento fondamentale di una religione?
C'è in altri termini un "religioso" che non si riprometta consciamente o inconsciamente di raggirare il prossimo vendendogli certezze che neppure lui possiede? E non è da questo che nasce ogni successiva corruzione?
Non è che proprio là dove si protende e si pretende il "religioso" si annida la peggiore bestemmia, il peggiore abuso di potere?
In fondo, l'unico atteggiamento non corruttivo è quello di dire: provate e vedete, praticate e fate la vostra esperienza. Questo è il vero atteggiamento onesto. L'altro atteggiamento, quello di spacciare verità infondate, convincendo se stessi e gli altri, è degenerazione.
Lo "spaccio della bestia trionfante", lo avrebbe chiamato Giordano Bruno. Che non a caso è stato bruciato dalla Chiesa.

venerdì 21 giugno 2013

Alluvionata Lourdes

E pensare che i fedeli vanno a Lourdes per invocare miracoli alla Madonna, e quella non è capace neppure di allungare una mano per difendere la grotta in cui si recano milioni di pellegrini a lei devoti. Ma non vi preoccupate: l'affare è troppo grosso per lasciarlo naufragare. Come perdere l'alta stagione? La città sarà ripulita in fretta e furia e i creduloni torneranno a pregare.
Gli uomini non hanno mai smesso di credere agli dei.
E l'illusione nella esistenza degli dei è l'ultima dea.

mercoledì 19 giugno 2013

Il sacro ventre

Ogni tanto arrivano appelli da parte della Chiesa per la difesa della vita. Ma mi sembra che la vita si sia difesa da sola, per milioni di anni, anche senza preti.
Piuttosto, ho l'impressione che questo continuo pensare agli embrioni e ai feti sia un'ossessione dei religiosi che, essendo dei repressi, non fanno che pensare giorno e notte alla vagina delle donne.
Fateli sposare e ci penseranno di meno.

lunedì 17 giugno 2013

Il riposo della mente

Le tecniche di meditazione hanno molto a che fare con le tecniche di distensione. Infatti, tensione significa stress, malessere, malattia, febbre, distorsione e sofferenza; mentre distensione significa rilassamento, benessere, salute, mente chiara, obiettività e gioia. E con la meditazione noi cerchiamo di uscire dallo stato di malessere e si confusione in cui viviamo abitualmente.
Di solito, senza riflettere su queste cose, cerchiamo istintivamente mezzi di rilassamento, come vacanze, hobby, sesso, riposo, contatto con la natura o con ciò che ci piace. Ma la difficoltà sta nel fatto che la mente con le sue febbri continua, pur rallentando, a dominare la nostra vita. Perfino quando dormiamo, non riusciamo a distenderci perché sogniamo tutti gli incubi della vita da svegli. Non ha senso cercare di rilassarsi con uno sforzo di volontà - è contraddittorio.
  Ecco perché urge un vero rilassamento, protratto nel tempo o comunque periodico. Il sistema migliore è quello di sfruttare i momenti di stanchezza del corpo e del cervello. Utilizzarli per far riposare l'intero organismo, fisico e psichico.
Se, nei momenti di stanchezza, mi metto tranquillo, magari seduto in una comoda poltrona, e cerco non di addormentarmi ma di rallentare la tensione, il desiderio e il rimuginio, avrò a mia disposizione uno stato di relax che mi aiuterà a uscire dallo stress fisico e mentale. Il corpo si distenderà, la pressione diminuirà, i disturbi psico-somatici diminuiranno e la mia mente si riposerà. Anche se schiaccio alla fine un pisolino, questo sarà l'unico tipo di sonno che non vedrà agire sogni e incubi: un vero riposo della mente, uno svuotamento, che, al risveglio, mi permetterà di vedere le cose con più chiarezza e serenità.
La stanchezza, il vuoto, il nulla, il riposo... sono di grande aiuto per il meditante. E fanno capire tante cose.

"Per chi abbia dissolto le funzioni mentali e stia entrando in uno stato di sonno, in virtù della non percezione degli oggetti, nasce l'arresto" Svabodhodayamanjari.
"Se lo yogin riesce a cogliere quello stato in cui il sonno non è ancora sopraggiunto e gli oggetti esteriori sono tuttavia spariti, allora si illumina" Vijnanabhairava Tantra.

Le trombe del giudizio

Ascoltando certe trasmissioni radio-televisive di argomento religioso, ci si rende conto di che quale sia l'essenza del cattolicesimo: non l'adorazione di Dio o di Gesù, ma del Papa. La piaggeria, la devozione e l'esaltazione acritica della figura del Papa è la loro caratteristica. Insomma, dall'adorazione del Signore all'adorazione dei signori.
È per questo che il cattolicesimo piace tanto ai governi e ai padroni. Vi si insegna, come diceva san Paolo, che ogni autorità viene da Dio... il che fa molto comodo a chi comanda.
Fra l'altro, questa caratteristica segna il divario esistente fra la predicazione di Gesù, nettamente schierata contro i potenti e i ricchi, e la predicazione della Chiesa, sempre complice del potere e della ricchezza.
Si è mai visto un prete rovesciare le bancarelle di un mercato?

"Il papato non è altro che il fantasma del defunto impero romano, che siede coronato sulla sua tomba" Hobbes, Leviatano.

Lo scandalo di Lutero

Quando Lutero giunse a Roma nel 1510 per discutere questioni amministrative e teologiche riguardanti l'ordine agostiniano cui apparteneva, fu scandalizzato da ciò che vide. Fu colpito dalla religiosità superficiale e dall'immoralità del clero. Questa è la dimostrazione che la Chiesa non è molto cambiata, che è sempre stata corrotta. Al di là delle questioni sessuali, c'era l 'enormità della vendita delle indulgenze. Furono anche queste cose che lo convinsero che il papa, in quanto istituzione, fosse una manifestazione dell'Anticristo.
A cinquecento ani di distanza, siamo ancora lì a commentare l'immoralità del clero, la fame di denaro dei preti e l'inconsistenza teologica del primato papale.

sabato 15 giugno 2013

La ricetta della felicità

In un articolo dedicato ai metodi consigliati da neuroscienziati e psicologi per cercare la felicità, Caterina Visco scrive (su Il Venerdì del 14/06/2013): "Una buona pratica di felicità, efficace quanto gli antidepressivi, è la meditazione, 'Abbiamo prove che le zone corticali di chi compie esercizi di meditazione cambiano spessore' dice Richard Davidson. E si sa che alcune zone corticali sono responsabili dei nostri meccanismi emotivi. Gli esercizi più utili sono quelli incentrati sulla compassione e sulla gratitudine, come pensare ogni domenica sera a cinque cose di cui essere grati."
Aggiungerei l'esercizio di oltrepassare il proprio ego.

Al di là dell'ego

"Sono attratto dalla filosofia indù, il cui proposito essenziale è il superamento dell'io; eppure tutto quello che faccio e tutto quello che penso è solo io e disgrazie dell'io" Émile Cioran.

Questa frase dello scrittore rumeno-francese centra il problema fondamentale non solo dell'induismo e del buddhismo, ma anche del cristianesimo. Uscire dalla campo ristretto dell'io e riuscire a guardare se stessi, i fatti, i pensieri, i sentimenti e il mondo come semplici dati di fatto; non qualcosa che è "mio". In effetti, neppure il mio io è mio, dato che è costituito da un insieme di cause e di condizioni. Anche Gesù afferma che chi vuole seguirlo deve rinunciare a tutto, "anche a se stesso". Dunque, il punto è l'abbandono del nostro modo di essere uomini: l'accentramento egoico, il vivere rapportando tutto all'io e al suo interesse. Basterebbe seguire questa indicazione per costruire un mondo migliore.
Mentre però in Occidente non esistono tecniche per addestrarsi a vivere senza io e per trascendere la visione egoica, in Oriente ci si affida a tecniche di meditazione che hanno proprio lo scopo di abituare l'individuo a sentirsi e ad agire in modo quasi impersonale, guardando, più che il proprio interesse, l'interesse generale.
Certo, non è facile, perché la nostra è la civiltà dell'ego e nessuno ci allena a vederci come fenomeni condizionati.


"Ricordati di spogliare gli avvenimenti dal tumulto che li accompagna e di considerarli nella loro essenza: capirai che in essi non c'è niente di terribile se non la nostra paura" Seneca

giovedì 13 giugno 2013

Sesto e settimo comandamento

Perfino il Papa denuncia corruzione, orge, ricatti e lobby gay nella Chiesa. E tutti sappiamo che lo IOR, la banca vaticana, serviva a far transitare tangenti miliardarie e altri soldi sporchi della Mafia. Bisignani, il noto faccendiere che conosce bene l'ambiente clericale, dice che là dentro si pensa solo ai soldi e al sesso. D'altronde Raztinger si era dimesso perché non riusciva a cambiare niente. Ci sono ormai gruppi di potere che se ne ridono del potere papale.
I soliti commentatori zelanti e ossequiosi sostengono che il Papa è intenzionato a cambiare le cose; ma domandiamoci: in quale mai momento della sua storia la Chiesa non è stata un luogo di abusi (anche sessuali), di intrighi e di malversazioni?
Stando così le cose, il vero mistero è come la gente possa credere che Gesù possa aver fondato una porcheria del genere. In scritti precedenti, ho già chiarito che il cattolicesimo si fonda su una interpolazione delle parole dello stesso Gesù, dunque su una truffa. Ma già ai suoi tempi, ci si preoccupava della cassa comune, gli apostoli discutevano fra di loro su chi fosse il più importante e almeno uno tradiva.
Papa Bergoglio ha anche dichiarato che “San Pietro non aveva un conto in banca”. Ma c'era comunque una cassa comune, finanziata dai seguaci, e sulla cui gestione già si litigava.
Purtroppo a questo ci si riduce quando si vuol fare i preti di professione e, quindi, ci si fa mantenere dagli altri. Se i sacerdoti dovessero lavorare per vivere, come la gente comune, riacquisterebbero un po' di equilibrio e non pretenderebbero di campare alle spalle altrui.
Esiste più qualcuno che si ricordi che cosa diceva Gesù?


«E ordinò loro che per il viaggio non prendessero nulla oltre al bastone: né pane, né bisaccia, né denaro in borsa; i sandali sì, ma non due paia di vesti» (Mc 6, 8-9). Oppure: «Come avete ricevuto gratuitamente, così date gratuitamente. Non portatevi dietro monete d'oro, né d'argento, né di rame» (Mt 10, 8-9). O anche: «Non accumulate tesori su questa terra, dove i tarli e la ruggine rovinano ogni cosa e dove i ladri scassinano e rubano. Accumulate piuttosto tesori in cielo, dove i tarli e la ruggine non rovinano e dove i ladri non scassinano e non rubano. Perché, là dove sono le tue ricchezze, lì è anche il tuo cuore» (Mt 6, 19).


La Chiesa non è riformabile: va semplicemente sciolta. Nasce da un abuso di potere e va avanti attraverso abusi. Non è vero che il Papa è il vicario di Cristo, non è vero che i preti hanno il potere di rimettere i peccati. Si tratta di abusi di potere, se non altro della credulità popolare. Se non ce la fate ad abbandonare questa religione che ha tradito il suo fondatore e volete proprio essere cristiani, almeno rivolgetevi ad altre confessioni, per esempio alla Chiesa valdese, che sembra più seria.

mercoledì 12 giugno 2013

Meditazione come focalizzazione

In meditazione, più si rivolge l'attenzione all'esterno, più ci si disperde. Più si rivolge l'attenzione all'interno, più ci si concentra e si vede con chiarezza.
La contemplazione di tipo discorsivo si ferma ad un livello esteriore. La contemplazione interiore è un'osservazione focalizzata, immobile e silenziosa, che punta al centro delle cose.

Stare soli

Chi non sente l'esigenza di rimanere periodicamente solo con se stesso è un alienato. In altri termini, è estraneo a se stesso, non vuole conoscersi, ha paura di sé.
Ed è lecito sospettare che non si ami. Ma, se non sta bene con se stesso, come farà a star bene con gli altri?
Ora, questo bisogno di star soli con se stessi è già un bisogno di meditazione.
L'uomo è un animale sociale, d'accordo. Ma anche le api e le formiche lo sono. La differenza è che l'uomo è un animale sociale che ama anche starsene solo, perché cerca se stesso, perché si riconosce come singolo.
"L'uomo solitario o è una bestia o un dio" diceva Aristotele.

L'infinito

Poiché ci accorgiamo che tutto è prodotto da altre cose, da cause e condizioni, ci diciamo che ad un certo punto ci dev'essere un principio o un inizio che non è causato da nulla: è il Motore Primo, Dio.
Ma perché ci dev'essere un inizio? Chi lo ha stabilito? Un cerchio per esempio non ha né inizio né fine. Così l'infinito.
Non avere inizio, essere sempre prodotto da altre cause, significa essere infinito. Avere un principio significa essere finito.
Dio non è la Causa Prima, ma Infinito Divenire, Infinito procedere. Senza inizio, senza fine.

lunedì 10 giugno 2013

Miracoli e prodigi

Non dico che non esistano miracoli. Dico che chi li fa non è Dio, ma è il miracolato stesso. Ciò che interviene è soltanto la sua straordinaria forza interiore, che fino a quel momento era rimasta assopita.

Che cos'è Dio

Dio è soltanto l'etichetta che mettiamo alla nostra ignoranza.
Ma adorare la nostra ignoranza è da idioti.

Perché meditare

La meditazione deve nascere da un'esigenza interiore, come dipingere o suonare, non dal desiderio di raggiungere un obiettivo. Nel momento in cui si medita, si raggiunge l'obiettivo: si soddisfa l'esigenza.
A lungo andare, comunque, i benefici sono due: quiete interiore e visione più chiara.
La meditazione "serve" a comprendere meglio la nostra vita, a guardare con coraggio e con distacco il destino che ci attende - qualunque esso sia. Siamo noi che dobbiamo domandarci: a che cosa mi serve la meditazione?
Non fornisco indirizzi di centri di meditazione, perché non riconosco maestri validi. Dal momento che niente è più soggettivo e intimo della meditazione, non può essere insegnata. Tutt'al più si può capire qualcosa dagli esempi e dalle parole di chi ha meditato.
È un po' come insegnare ad amare: è possibile? Ma si impara con l'esperienza.

domenica 9 giugno 2013

Gesù e Satana

Riporto qui un capitolo del mio libro L'altro Gesù:

Gesù era fermamente convinto che il mondo fosse il regno di Satana. In tre punti del Vangelo di Giovanni, definisce inequivocabilmente il Demonio «principe di questo mondo»:
«Ora ha inizio il giudizio del mondo: ora il principe di questo mondo sta per essere buttato fuori» (Gv 12, 31).
«Non parlerò più a lungo con voi, perché sta per venire il principe di questo mondo» (Gv 14, 30).
«Quanto al giudizio, il principe di questo mondo è già stato giudicato» (Gv 16, 11).
Dunque, Satana – secondo Gesù – è il dominatore della condizione terrena, è colui che tiene imprigionati gli uomini – con l'ausilio di un folto stuolo di diavoli – in questo «impero delle tenebre»:
«Io stavo con voi ogni giorno nel Tempio, eppure voi non mi avete arrestato. Ma questa è la vostra ora: è l'ora dell'impero delle tenebre» (Lc 22, 53).

Secondo tale concezione fortemente dualistica, di probabile origine iranica, Satana è la personificazione del male, è un vero e proprio anti-Dio.
I Vangeli registrano una presenza massiccia del Demonio. Fin dalle mitiche tentazioni nel deserto, Satana viene descritto come colui che ha il potere nel mondo e sul mondo:
«Di nuovo il Diavolo lo portò sopra una montagna altissima e gli mostrò tutti i regni del mondo e il loro splendore, e gli disse: "Ti darò tutto questo se mi adorerai in ginocchio"» (Mt 4, 8-9).
Il mondo sembra quindi stabilmente in mano al Maligno, che è riuscito a scacciare Dio, insediando il proprio impero. I Vangeli sono densamente popolati di indemoniati e di demoni, uno dei quali ha perfino un nome – Legione – che sta a indicare appunto un numero molto alto:
«Appena Gesù scese dalla barca, gli venne incontro, uscendo dal cimitero, un uomo posseduto da uno spirito maligno. Costui dimorava fra i sepolcri e nessuno riusciva più a tenerlo legato nemmeno con catene, perché, nonostante fosse stato più volte imprigionato con ceppi e catene, egli li aveva sempre spezzati. Cosi non si poteva più domarlo. Notte e giorno, di continuo, vagava fra i sepolcri e sui monti, gridando e percuotendosi con pietre.
«Vedendo Gesù da lontano, arrivò di corsa, gli si gettò ai piedi e si mise a urlare: "Che cosa vuoi da me, Gesù, Figlio dell'Altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, di non tormentarmi!" Gesù infatti gli diceva: "Spirito maligno, esci da quest'uomo!" Poi gli domandò: "Come ti chiami?" E quello rispose: "Mi chiamo Legione, perché siamo in molti". E continuava a pregarlo insistentemente di non scacciarlo da quella regione.
«Ora, in quel luogo, sul monte, c'era un grosso branco di maiali al pascolo. E gli spiriti scongiurarono Gesù: "Mandaci da quei maiali, lascia che entriamo in essi".
«Gesù lo permise loro. E gli spiriti uscirono dall'uomo e penetrarono nei maiali. Allora l'intero branco, di circa duemila animali, si precipitò dal burrone nel lago, e tutti affogarono» (Mc 5, 1-13).
Questo episodio ci mostra lo scontro fra il potere del Demonio e il potere di Gesù. In apparenza, Gesù sembra molto forte e riesce a far retrocedere i vari spiriti maligni che trova sulla sua strada. Ma il potere di Satana è vasto e diffuso e, per quanti diavoli vengano sconfitti, molti di più sono in azione: ecco perché essi si chiamano «Legione», perché sono numerosi come un esercito.
Il potere di Satana è tale che attenta allo stesso Gesù; è una forza che si oppone continuamente alla sua.
Innanzitutto, egli porta via la «parola» detta da Gesù, rendendo vana la sua predicazione: «Quando uno ascolta la parola sul regno di Dio e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore» (Mt 13, 19).
Poi, semina la zizzania nel campo del Signore: «Il regno dei cieli può essere paragonato a un uomo che ha seminato una buona semente nel suo campo. Ma una notte, mentre tutti dormono, venne il suo nemico a seminare zizzania in mezzo al grano e se ne andò» (Mt 13, 24-25).
Quindi, cerca di influenzare gli apostoli: «Simone, Simone, guarda che Satana ha cercato di passarvi al vaglio come il grano!» (Lc 22, 31).
E, in effetti, riesce a mettere il tradimento nel cuore di uno di loro: «Si avvicinava intanto la festa degli Azzimi, detta anche Pasqua, e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di eliminare Gesù ma temevano il popolo. Allora, ecco che Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era uno dei Dodici [...]» (Lc 22, 3).
Infine, non contento di aver tentato Gesù all'inizio, cerca di dissuaderlo dal suo sacrificio insinuandosi nello stesso Pietro: «Via da me, Satana! Tu non ragioni seguendo Dio, ma seguendo gli uomini» (Mc 8, 33).
Il suo potere, dunque, non si esaurisce nel tormentare questa o quella persona e nell'impossessarsi di un'anima, ma è una vera e propria forza delle tenebre che ingaggia un duello cosmico, mortale, con Dio.
La sua abilità consiste nel sapersi mascherare sotto apparenze benefiche, confondendo le menti degli uomini, i quali non sanno più chi stia dalla parte del Maligno e chi dalla parte di Dio. Gesù e i suoi nemici si scambiano spesso accuse di servire Satana. Gli scribi di Gerusalemme dicevano del Nazareno: «Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i demoni con l'aiuto del capo dei demoni» (Mc 3, 22). Altri dicevano: «Ha un demonio dentro di sé, è pazzo; perché lo state ad ascoltare?» (Gv 10, 20).
E Gesù risponde con lo stesso linguaggio: «Voi avete per padre il Diavolo e vi sforzate di soddisfare i suoi desideri. Egli è stato omicida fin dall'inizio, e non è mai stato dalla parte della verità, perché non c'è verità in lui. Quando dice il falso, esprime se stesso, perché è menzognero e padre della menzogna» (Gv 8, 44).
La menzogna, l'ipocrisia, ecco l'opera di Satana; il suo capolavoro consiste nel far passare la propria volontà per volontà di Dio. I suoi più fedeli servitori sono quei farisei, quegli scribi e quei sacerdoti, che coscientemente o incoscientemente, predicano come dottrina di Dio ciò che è sostanzialmente la dottrina di Satana: la volontà della conservazione egoistica, il prevalere dell'apparenza, la schiavitù degli uomini.
Essi sono tanto più responsabili quanto più dominano le coscienze dei semplici, che li seguono come guide. Molti di loro – come abbiamo visto – decretano la morte di Gesù, convinti di fare il bene del loro popolo. Ecco il trionfo di Satana!
Sono questi i «peccati contro lo Spirito» che, secondo Gesù, non saranno perdonati:
«Tutti i peccati e le bestemmie degli uomini potranno essere perdonati, ma non la bestemmia contro lo Spirito. Chiunque avrà parlato male del Figlio dell'uomo, potrà essere perdonato; ma chi avrà parlato contro lo Spirito non sarà perdonato, né ora né in futuro» (Mt 12, 31-32).
La colpa di questi "figli di Satana» è la più grave: non solo non entrano loro nel regno dei cieli, ma non vi fanno entrare nemmeno gli altri (cf. Mt 23, 13).
Nella confusione dei valori diabolicamente creata, il potere di Satana arriva fino al cielo e ne mina le fondamenta. E non risparmia nemmeno l'opera di Gesù e i suoi uomini.
Chi è la vera incarnazione del Maligno? I farisei accusano il Nazareno di scacciare i demoni utilizzando proprio il potere di Beelzebul.
Gesù giudica quest'accusa molto pericolosa e si sente in dovere di difendersi:
«Se un regno è in preda alla discordia, cade in rovina e, se una città o una famiglia è discorde, non può reggersi in piedi. Se perciò Satana scaccia Satana, egli è discorde con se stesso; come potrà durare il suo regno? Ora se io scaccio i demoni in nome di Beelzebul, i vostri seguaci in nome di chi li scacceranno?» (Mt 12, 25-27).
Tuttavia, come Gesù non può dimostrare di essere Figlio di Dio, così non può dimostrare di poter sconfiggere Satana.
«Giudicatemi dalle mie opere» egli dice. «Se non compio le opere del Padre mio, non credete in me; ma se le compio, e se non volete credere in me, credete almeno alle mie opere» (Gv 10, 37-38).
Eppure, queste opere non risultarono sufficienti a convincere la gente, nemmeno i suoi discepoli. Giuda lo tradì non certo per qualche moneta d'oro, ma perché non credeva più in lui. E anche gli altri apostoli lo abbandonarono.
Perché tanta sfiducia? Non erano stati tutti testimoni dei suoi miracoli?
Evidentemente, questi prodigi non erano in grado di provare ciò che a Gesù stava più a cuore: che il regno di Dio stava per arrivare.
Come dirà san Paolo, «anche Satana si traveste da angelo di luce» (2 Cor 11, 14).
Inutilmente Gesù ripeteva di essere il più grande avversario di Satana. Inutilmente sosteneva di essere venuto a distruggere l'«impero delle tenebre»: «Se io scaccio i demoni con lo Spirito di Dio, allora è giunto fra voi il regno di Dio» (Mt 12, 28).
In realtà, Satana (e tutto ciò che egli rappresenta) era ben lungi dall'essere sconfitto.
Chi aveva vinto? Gesù, che era stato abbandonato da tutti e crocifisso; o i farisei, gli scribi, i sacerdoti, gli ipocriti e i detentori del potere, che si erano sbarazzati di lui e avrebbero continuato imperterriti a comandare, a dominare le coscienze del popolo e a costruire Chiese e religioni?
Chi aveva vinto? Gesù o Satana?





Il Demonio

Poiché Dio e Satana sono entità spirituali, esistono solo in chi è dotato di spirito, ossia nelle menti umane. Se quindi la mente crede in Dio, Dio esiste; e, se crede in Satana, Satana esiste. Ma, in sé, Satana non esiste, così come non esiste Dio. Questo è lo scherzo delle fedi e delle religioni - che fanno essere ciò in cui credono. Ovviamente, poiché Dio e Satana sono le due facce di una stessa medaglia, chi crede in Dio finisce per credere anche in Satana e viveversa.
Recentemente si ritorna a parlare del Diavolo perché è stato eletto un Papa che viene da un paese sottosviluppato; e si sa che la religione, mentre è in dissoluzione nei paesi europei, è in espansione nei paesi del terzo mondo: nazioni sudamericane, Filippine e così via. Ecco perché i futuri Papa verranno tutti da questi paesi.
In fondo, l'abdicazione di Ratzinger è il riconoscimento che nella cultura europea non può più albergare una vera fede. Ci vuole tutta l'ignoranza del terzo mondo. E allora rassegniamoci a sentir riparlare del Diavolo e di esorcismi: il Medioevo non è finito.
Ma non è solo il Medioevo che credeva in Satana; ci credeva anche tutto il mondo antico, in Occidente e in Oriente. Nei Vangeli, per esempio, Gesù nomina di continuo il Demonio e i vari demoni, contro cui si sente in lotta e che identifica di volta in volta nei suoi nemici. I farisei lo accusano di essere figlio di Satana e lui ribadisce l'accusa: sono loro i figli di Satana.
Ora, poiché il vero potere del Diavolo è quello di far credere che una menzogna sia una verità, io credo che il suo capolavoro sia stato quello di aver trasformato il cristianesimo in una sua opera. E così milioni di persone che credono di adorare e servire Dio, cioè il Principio del bene, adorano e servono Satana, il Principio del male.
Certo, se gli uomini uscissero da questi sterile dualismo mentale (il prefisso "di" di Diavolo e di Dio sta appunto a indicare la "divisione") entrerebbero nell'età adulta e uscirebbero dal passato delle loro menti.

venerdì 7 giugno 2013

Piacere e dolore

Dirò una cosa ovvia: nessuno vuole provare sensazioni spiacevoli e tutti vogliono provare sensazioni piacevoli. La ricerca della felicità è tutta qui.
Ma, approfondendo la questione, anche le sensazioni piacevoli sono incostanti, effimere e stressanti - e quindi alla fine producono, anche loro, insoddisfazione e sofferenza. Da questo punto di vista, e il piacere e il dolore sono come le due facce di una stessa medaglia.
Dunque, una vera ricerca della felicità non va intesa come una semplice ricerca di sensazioni piacevoli, che ci riporteranno al loro contrario, ma come una presa di distanza dall'intera medaglia. Io contemplo con distacco e con equanimità tanto il piacere quanto il dispiacere. A questo bisogna allenarsi. Questa è una visione intelligente, trascendente.

Effetti luminosi

Forse noi non raggiungeremo l'illuminazione. Ma, praticando la meditazione, il silenzio, il distacco e la consapevolezza, tenendoci lontano dalla confusione e dalla guerra tra uomini, restando immobili e fermando il pensiero, siamo comunque in grado di vedere le cose con più chiarezza. E non è poco: è una forma di illuminazione, la quale, come indica il suo nome, è un vedere con maggior luce.

Comprare Dio

In un articolo su Repubblica si parla delle lettere di Radio Maria con cui si invitano tanti vecchietti ad inviare un testamento olografo a beneficio della stessa Radio. E molti abboccano, all'insaputa dei parenti, che così si troveranno depredati dell'eredità. Circonvenzione d'incapace?
Perché meravigliarsi? Le immense ricchezze della Chiesa sono state accumulate proprio con questi metodi.
Semmai, c'è da stupirsi che tanti esseri umani credano ancora che, per avere un po' di protezione divina, si debba pagare. Ma che farci? Sono stati abituati a ragionare sempre in termini di costi e benefici. Secondo loro, anche Dio si può comprare con qualche donazione.
Vi ricordate delle indulgenze? Pagando si ottiene tutto... Credono.

lunedì 3 giugno 2013

Meditare sulla malattia

Se siamo ammalati, abbiamo l'occasione di contemplare concretamente la sofferenza - l'ineliminabilità della sofferenza nell'esistenza umana abituale. Abbiamo creduto che la vita dovesse elargirci tutti i suoi benefici, ma abbiamo scoperto che accanto ad essi ci sono tanti mali. Ora, mentre espiriamo ed inspiriamo, non pensiamo: "Io soffro" o "io sto male". Pensiamo piuttosto: "Il dolore non sono io".
Continuiamo fino a capire che, come l'io è una costruzione inconsistente e vuota, così lo è il dolore.
Vorremmo eliminare la sofferenza lasciando soltanto il piacere. Ma le cose non funzionano così.
Svuotiamoci di ogni nozione di io (sé, ego). Non è "mio" né il dolore né il piacere. Lasciamo andare.
Nella mente vuota, non c'è né dolore né piacere. Si estingue ogni attaccamento all'io e la mio. E che cosa rimane? Rimane il senza-morte, l'incondizionato.


Sforzi inutili

Siamo abituati a pensare che per ottenere qualcosa ci si debba sforzare, ci si debba tendere, ci si debba concentrare. Ma nella meditazione tutto ciò non vale. Più ti sforzi, più ti tendi, più ti concentri - più ti sfugge l'obiettivo della pratica. Che, in effetti, è una liberazione, un lasciar andare, un sollievo, una distensione. Più ti distendi, più ti rilassi, più esci dallo stress-sofferenza-dukkha, più ti liberi.
Se invece ci sforziamo, ci allontaniamo dalla meta, proprio come inseguire la propria ombra.

Oltre l'uomo

Scopo della meditazione non è essere felici, ma superare la condizione umana abituale, quella contraddistinta da alti e da bassi, da piacere e dolore, da felicità e infelicità. Infatti, negli ultimi jhana (livelli di meditazione) ci si lascia alle spalle ogni esuberanza sentimentale, per approdare ad uno stato di equanimità, ossia di lucida e limpida visione. Sto parlando non di esperienze mistiche, ma di esperienze alla portata di tutti. Fare del quotidiano la via per lo straordinario.
Infatti, come l'infelicità è il risultato di un lungo condizionamento, così l'equanimità può essere anch'essa il risultato di un altro addestramento - stavolta positivo.
Ci si può allenare da subito, da adesso. Tutti possiamo superare gli estremi del dolore e della gioia, così come ci succede in certe occasioni. Si deve notare, infatti, che le grandi gioie e i grandi dolori sono esperienze estreme . Mentre la vita procede per lo più su una via mediana.
Possiamo fare della medianità - e, sì, anche della mediocrità - una via di chiarezza. Perché in fondo la medianità è neutralità, imparzialità, è non sbandare né da una parte né dall'altra, è vivere centrati.
Se riusciamo a far rimanere la mente in uno stato di neutralità, immobilità e silenzio, senza fluttuazioni, la ripuliremo del tutto e potremo veder chiaro. Bisogna però allenarsi.

La Chiesa come truffa

Sappiamo che i primi cristiani erano convinti che non sarebbero morti, ma che sarebbero stati assunti in cielo da Dio. Lo credevano perché sapevano che Gesù aveva predicato l'imminente fine del mondo. "Non passerà questa generazione finché tutto ciò non sia avvenuto" (Lc 21, 32).
Infatti, san Paolo ribadisce: "Il tempo ormai si è fatto breve... Non tutti moriremo, ma tutti saremo trasformati... Al suono dell'ultima tromba... i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati..." (1 Cor, 15).
Questa è un'ulteriore prova che le frasi sull'istituzione della Chiesa furono aggiunte quando tutti si accorsero che il maestro si era sbagliato.
Ecco perché la Chiesa, come istituzione, si fonda su una falsificazione. Insomma è una truffa.