lunedì 31 gennaio 2022

Bisogni d'intimità

 

In fondo la meditazione può esser vista come un tentativo di intimità. Prima con se stessi e poi con l’universo.

Di solito, mettendoci ad osservare – o mettendoci comunque a stare attenti (per esempio al respiro) – crediamo di essere divisi. Da una parte la cosa osservata e dall’altra parte il soggetto che osserva. Ma non è così.

Noi siamo la realtà. Noi siamo sempre in intimità con l’universo. Quando lo capiamo, è un’illuminazione.

Basta buttar via il rivestimento dei concetti.

sabato 29 gennaio 2022

Guardarsi dentro

 

Di solito, noi viviamo senza stare molto attenti al nostro vivere. Mordiamo la vita, ma non osserviamo noi stessi. Meditare, invece, è proprio questo tipo di attenzione. Mantenere viva l’attenzione su noi stessi. Non perderci mai di vista. Può sembrare un vivere meno intensamente ( e in parte lo è ), ma certo è un comprendere di più. Per questo dico che meditare è essere più intelligenti – di noi stessi e quindi del mondo. Senza questa ri-flessione, non si allarga la comprensione. Si vive istintivamente, senza consapevolezza, trasportati da una corrente che ci porta dove vuole lei. E già questa è una prima intuizione.

Non viviamo appieno, come crediamo, ma parzialmente. Non siamo pienamente coscienti.

Se fossimo pienamente coscienti, vedremmo tante cose che ora ci sfuggono – o addirittura tutto, tutto insieme.

 

“La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia”

                      C. G. Jung

venerdì 28 gennaio 2022

La distruttività umana

 

Se venissimo informati che un feto ha un grave difetto genetico, per cui vivrà sempre male, soffrendo, sarebbe giusto metterlo al mondo? Ecco un grosso dilemma. Ma è esattamente quello che succede con tutti gli esseri umani, che hanno senza eccezioni un grave difetto genetico – testimoniato dal mito del peccato originale e confermato da tutta la loro storia. Vale la pena continuare così?

L’uomo è un animale malato.

In cosa consiste questa malattia, questo difetto genetico? In qualcosa che li rende sempre aggressivi, distruttivi, incapaci di vivere in pace. Gli uomini hanno dentro di sé questo difetto, che prima o poi salta fuori. Se non fosse così, come mai oggi ci sono guerre dappertutto, come all’alba dei tempi, e comunque un’aggressività ineliminabile nelle nostre società?

Il fatto è che gli uomini non avrebbero potuto affermarsi sulla Terra senza essere così aggressivi. Se fossero stati pacifici e miti, non c’è l’avrebbero fatta. In natura sopravvive il più forte, cioè il più cattivo, il più feroce, il più insensibile.

Il problema è che i più non ne hanno coscienza, e continuano a combattere e a distruggere senza esserne consapevoli.

Ed è di sviluppare questa consapevolezza che si occupa la meditazione.

 

giovedì 27 gennaio 2022

L'addestramento mentale

 

Depurando la meditazione da tutti i suoi miti e le sue esagerazioni, e cercando di darne una versione accettabile da noi occidentali, la meditazione serve a veder più chiaro e quindi a essere più intelligenti, favorendo la nostra (lenta) evoluzione. È la pratica di chi vuol capire il funzionamento delle cose e quindi a cambiarle.

La prima cosa da capire è che le idee, i concetti e le immagini, non sono la realtà ma una nostra rappresentazione. Questo è il punto di partenza. Utilizzando la nostra mente, avremmo una certa visione del mondo e di noi stessi, ma non la realtà.

Ne consegue che, per vedere più obiettivamente il mondo, bisogna cercare di mettere a riposa la mente e ovviamente il corpo.

Il fatto di rimanere a lungo immobili, cercando di calmare i sensi, il respiro e le continue operazioni mentali, è proprio uno strumento per vedere più chiaro. È come se volessimo cercare di rendere più limpida l’acqua torbida, mantenendola il più possibile ferma; se la agitiamo, si intorbida di nuovo.

Tenendo la mente-corpo concentrata, la visione si fa più chiara, e può essere applicata a tutti i problemi, personali e universali.

Naturalmente non possiamo fermare del tutto la mente-corpo – perché saremmo morti. Ma è possibile avere visioni più o meno chiare, raggiungendo nel contempo un maggiore o minore distacco, una maggiore o minore universalità.

È a questo che bisogna addestrarsi con la meditazione.

Un padrone per ogni cosa?

 

Dio potrebbe anche esistere. Ma il Signore..?

C’è forse un Padrone dell’universo? Che brutta cosa!

Tutt’al più ne sarebbe l’Essenza.

Antropoformismo

 

Gli uomini, nella loro sconfinata piccolezza, hanno creato Dio a loro immagine e somiglianza – il cristianesimo, per esempio, lo ha immaginato come un uomo.

Analogamente, se ci fosse un pianeta popolato di asini, con un’intelligenza simile a quella degli uomini, lo immaginerebbe come un asino.

mercoledì 26 gennaio 2022

Meraviglia e disgusto

 

Qualche volta il buddhismo è brutale. Per esempio, invece di allenarci a provare disgusto per il corpo (perché contiene, sangue, urina, feci, muco, ecc.), potremmo anche addestrarci a provare meraviglia e ammirazione per questo prodigio di funzionalità, che arriva comunque a contenere una coscienza e che a poco a poco arriva a capire che è destinato alla distruzione.

In altri termini, questo di tipo di contemplazione può essere svolto a due livelli: quello della tristezza per la perdita inevitabile e quello più maturo e imparziale che capisce come anche il corpo rientri nei processi di comparsa/scomparsa, del sorgere e del venir meno.

A questa sapiente comprensione distaccata possiamo giungere per merito della meditazione. Del resto fu il Buddha stesso ad affermare che:

 

“Dentro questo stesso corpo alto sei piedi, dotato di percezione e coscienza, è contenuto l’intero mondo, l’origine del mondo, e la fine del mondo e la via che conduce alla fine del mondo”.

Non è poco.

 

lunedì 24 gennaio 2022

La meditazione naturale

 

Per chi fosse attirato dalla meditazione ma non gradisse la meditazione d’origine orientale, sempre un po’ austera e complicata, ricordiamo che esiste anche una meditazione naturale, presente in tutto il mondo e in tutti i tempi. Chi, infatti, non si incanta di fronte ad un tramonto, ad un’alba, in cima a una montagna, in una campagna fiorita o su un promontorio marino? Da che mondo è mondo, tutti proviamo meraviglia davanti alla bellezza di certi spettacoli naturali. Ebbene, in quei momenti, anche se non lo sappiamo, entriamo in una fase meditativa, perché si sospende il nostro abituale modo di vedere e ci dimentichiamo dei nostri problemi.

Per fare due esempi, citerò “L’infinito” di Leopardi e un altro testo meno conosciuto. La poesia di Leopardi, riletta in questo senso, è la descrizione perfetta di una meditazione naturale:

 

“Sempre caro mi fu quest’ermo colle,            
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude
.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani            
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo
;
 ove per poco
il cor non si spaura.
 E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio 
a questa voce
                
vo comparando:
 mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei.
 Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:

e il naufragar m'è dolce in questo mare.”    

 

Il secondo testo è quello di Tommaso Campanella (1568-1639), tratto da Pratica dell’estasi filosofica.

“Bisogna eleggere un luogo, nel quale non si senta strepito d’alcuna maniera , all’oscuro o al barlume di un piccolo lume , così dietro, che non percuota negli occhi, o con occhi serrati. In un tempo quieto et quando l’uomo si senta spogliato d’ogni passione, tanto del corpo, quanto dell’animo. In quanto al corpo non senta né freddo né caldo, non senta in alcuna parte dolore, la testa scarica di catarro e dai fumi del cibo et da qualsivoglia umore; il corpo non sia gravato di cibo,né abbia appetito né di mangiare né di bere, né di purgarsi, né di qualsivoglia cosa; e stia in questo luogo posato a sedere nella maniera più comoda,appoggiando la testa alla mano sinistra, o in altra maniera più comoda. L’animo sia spogliato d’ogni minima passione o pensiero, non sia occupato né da mestizia o dolore, o allegrezza o timore, o speranza; non pensieri amorosi, o di cure famigliari, o di cose proprie o d’altri; non di memoria di cose passate o di oggetti presenti; ma essendosi accomodato il corpo come sopra, deve mettersi là, et scacciare dalla mente di mano in mano tutti i pensieri che gli cominciano a girare per la testa. Et quando ne viene uno, subito scacciarlo, et quando ne viene un altro, subito anco lui scacciare, insino che non ne venendo più, non si pensi a niente al tutto, et che si resta del tutto insensato interiormente ed esteriormente,et diventi immobile come se fussi una pianta o una pietra naturale: et così l’anima, non essendo occupata in alcuna azione,né vegetabile, né animale,si ritira in sé stessa…”.

Insomma gli esempi sono innumerevoli, perché l’esigenza della meditazione è qualcosa che appartiene a tutto il mondo, anche se solo l’Oriente ha standardizzato i metodi e ne ha fatto una conditio sine qua non della salvezza.

Va aggiunto che in Oriente non esistono solo i metodi del buddhismo, dello yoga o del vedanta. Ma esistono anche tecniche non monacali e non ascetiche che utilizzano i sensi. Ecco qualche esempio, tratto dal Vijnanabhairava Tantra, un testo che dovrebbe essere a lungo meditato. Come si nota, anche atti comuni della vita quotidiana possono portare alla realizzazione o comunque introdurre un po' di luce:

1. Nel momento in cui l'inspirazione è cessata e l'espirazione non è ancora incominciata (o viceversa), lì, in quel vuoto, c'è lo stato onnicomprensivo.

2. Ponendo l'attenzione fra le sopracciglia, al centro della fronte, senti come l'essenza del respiro riempia il tuo corpo intero. Tu sei quell'essenza luminosa.

3. Sdraiati come se fossi morto. Immagina di essere morto. Non vedi, non senti...ma che cosa sei? Percepisci il tuo essere puro.

4. Nel momento in cui sei travolto dall'ira o da un altro sentimento estremo, sii consapevole di esso. E rimani così nella consapevolezza originale.

5. Guarda senza battere ciglio. Non ti concentrare su niente in particolare. In quel vuoto c'è la consapevolezza originale.

6. Cerca di essere cosciente mentre sogni. In fondo anche l'esistenza è una forma di sogno. Come fare? Prima di addormentarti datti l'ordine di essere cosciente durante il sogno, ripetutamente.

7. Mettiti su un letto o su una poltrona, e immagina di essere senza peso, al di là della mente. In quel momento, tu come individuo non ci sei più. Ma sei tutto.

8. Fissa l'attenzione all'interno del cranio, chiudi gli occhi e osserva il tuo essere interiore - che è la tua vera natura. Sii totalmente presente in quell'istante.

9. Mentre vieni accarezzato, penetra nel carezzare come nella vita eterna.

10. Poni l'attenzione nella spina dorsale in cui scorre e si diparte la tua energia che è l'energia cosmica. L'energia interiore è l'energia esteriore.

11. Nella testa blocca le aperture dei cinque sensi con le mani (occhi, orecchi, ecc.) e percepisci il punto luminoso tra le sopracciglia. Poi dissolvilo a poco a poco, e rimani vuoto. Quel vuoto è l'energia al di là dei sensi.

12. Concentrati prima sul suono Om (o su qualunque altro suono) e poi, quando cessa la sua vibrazione, sul vuoto che ne segue. Quel vuoto è la pienezza fondamentale.

13. Medita sull'energia del tuo corpo che si estende all'intero universo - che è l'intero universo.

14. Concentrati intensamente sull'idea che l'universo sia pura energia. E tu stesso ne sei parte.

15. Concentrati sull'intervallo che intercorre tra un pensiero e l'altro. In quel vuoto il tutto.

16. Quando provi il piacere dell'orgasmo, realizza che quel piacere è la beatitudine divina. Hai trasceso ogni pensiero e ti sei svuotato. Tu sei il dio e lei è la dea. E la beatitudine nasce dall'unione degli opposti.

17. Medita sul momento immediatamente precedente e sul momento immediatamente seguente un qualunque suono. In quel vuoto, la pienezza del tutto.

18. Considera la tua pelle come un confine. Poi dissolvi il confine e diventa il tutto.

19. Medita sul vuoto di un vaso. Poi dissolvi il vaso e identificati con il vuoto - che è la pienezza incondizionata.

20. Immagina che l'universo sia una conchiglia vuota in cui la tua mente opera all'infinito; poi dissolvi la mente e realizza.

21. Medita in un luogo infinitamente spazioso, privo di alberi, di colli, di abitazioni o di mura. In quello spazio vuoto, la fine delle pressioni mentali.

22. Medita sul conoscere e sul non conoscere, sull'esistere e sul non esistere; poi abbandinali entrambi e cogli lo splendore del reale.

23. Guarda con amore la persona che ami. Rimani fermo in quell'amore. Lì c'è la luce.

24. Percepisci il cosmo come vita essenziata di consapevolezza. Quello tu sei.

25. Mentre fai l'amore, non voler raggiungere la fine. Rimani in quella gioia che è la beatitudine originale.

26. Quando mangi o bevi, diventa quel sapore. Lì è la gioia.

27. Prima di addormentarti, quando la veglia è svanita e il sonno non è ancora giunto, realizza.

28. Quando contempli il cielo infinitamente limpido, entra completamente in quella limpidezza.

29. In un veicolo, oscillando ritmicamente, sperimenta il movimento. Poi, fermando il veicolo, arresta la mente.

30. In una notte senza luna, penetra nelle tenebre. Lì, in quelle tenebre, realizza il vuoto cosmico.

31. Non appena avverti l'impulso a fare qualcosa, fermati. Lì, in quell'impulso, l'energia originale.

32. Le forme separano, i pensieri separano, i sentimenti separano. Tu trascendi ogni atto di separazione. Sii infinito.

33. Quando un desiderio sorge in te, non soddisfarlo ma rimani con esso. Osservalo. Poi abbandonalo di colpo. E realizza la natura originaria.

34. Quando la tua volontà, la tua coscienza e la tua conoscenza non sono ancora  nate, tu chi sei? Realizza l'essenza di ciò che sei. E dissolviti nella beatitudine.

35. Guarda il mondo come una visione, un sogno, un gioco di prestigio o un quadro. In quel momento sperimenta la gioia di essere libero dall'illusione delle apparenze.

36. Distaccati dal tuo piccolo ego. Pensa: "Io sono dappertutto". E realizza la beatitudine di non avere limiti.

37. Scopri che la coscienza che hai delle cose non è soltanto tua, ma di tutti gli esseri. Senti la coscienza di ciascuno come la tua stessa coscienza. Per questo sei parte del tutto, anzi il tutto.

38. Stando sul ciglio di un abisso, concentrati sul vuoto. Sii quel vuoto. E dissolvi la mente.

39. Concentrandoti sul nulla, fa' in modo che anche il tuo ego perda i suoi confini.

40. Non soffermare la tua attenzione né sul piacere né sul dolore, ma tra l'uno e l'altro.

41. Quando sei afferrato da un sentimento o da un desiderio estremo (paura, ira, cupidigia, invidia, arroganza, ecc.), rimani imperturbabile. In quell'assenza di perturbazioni c'è la gioia.

42. Ciò che è inconoscibile, ciò che è impercettibile, ciò che è vuoto, ciò che è al di là dell'esistenza, tutto questo è il divino. Realizza.

43. Quando provi simpatia o antipatia verso qualcuno, non riversare il sentimento su quella persona, ma resta equilibrato. Nel mezzo sta la trascendenza.

44. La gente comune giudica le cose pure o impure. Tu non giudicare niente puro o impuro. Trascendi la dualità. E consegui la gioia.

45. Non fissare la tua attenzione su alcun oggetto in particolare. Fa' in modo che la tua mente resti senza fluttuazioni. In quel vuoto, realizza…

 

Forse con questi metodi non otterremo l’illuminazione. Ma la nostra mente i allargherà e otterrà grandi vantaggi, diventando se non altro più sensibile e intelligente.

 

 

 

 

domenica 23 gennaio 2022

Le attrattive della vita

 

Anicca, anatta, dukkha: questa formula buddhista significa che tutte le cose sono impermanenti, prive di sostanza e soggette alla sofferenza. Non si tratta di imparare a memoria la lezioncina, ma di osservare, di verificare e di comprendere, con un aumento di lucidità.

Ovviamente i tre termini indicano la stessa verità, perché ciò che è impermanente, è privo di sostanza e di stabilità ed è precario, transitorio e in continuo mutamento, il che delinea un mondo di sofferenza.

Se non credete a questa formula, provate a immaginare il contrario: una cosa permanente, consistente e sempre gioiosa. Non c’è.

Certo il buddhismo ha uno sguardo pessimista sulla condizione del mondo, nel senso che accende una luce sugli aspetti più negativi. Prendiamo il caso della ripugnanza verso il corpo: qui si mette in evidenza il fatto che il corpo sia fatto di sangue, pus, urina, escrementi, bile, muco e schifezze varie, e che ovviamente alla fine imputridisce. Tanto per toglierci ogni illusione, si consiglia la meditazione sui cadaveri nei cimiteri. Che cosa c’è di più ripugnante?

È vero, non si può negare, ma ci sono anche corpi belli che possono essere amati, e, anche se siamo nell’impermanenza, nell’instabilità e in dolorosi processi temporali, ci sono la generosità, la meraviglia, l’arte, la scienza, l’amore, il sesso e compagnia bella. Anche le illusioni e i sogni hanno un loro fascino.

È vero che tutto alla fine finisce male, perché col tempo degenera, invecchia, si ammala e muore, ma, se la vita fosse solo questo, nessuno si riprodurrebbe. Questo significa che qualcosa di buono ci dev’essere, nella vita in sé. E in effetti la vita ha un’indubbia attrattiva. Quasi nessuno vorrebbe morire.

Anzi, i più vorrebbero continuare a vivere in eterno, qui su questa terra o altrove.

E qui c’è una divaricazione netta, perché basata su un giudizio ideologico. Per alcuni la vita merita, vale la pena; per altri è un’escrescenza, un tumore, un cancro.

Forsela verità sta in una via di mezzo - una "via di mezzo" che del resto era consigliata dallo stesso Buddha.

 

venerdì 21 gennaio 2022

Tensione e distensione

 

Resta il fatto che del Nirvana (Nir-vana = non-vento [che attizzi le fiamme]) deve esserci qualche esperienza terrena, almeno preliminare e parziale. Altrimenti sarebbe una semplice fede.

Ora queste esperienze hanno a che fare con il rilassamento, la quiete, il distacco, la serenità e la pace che si provano negli stati più avanzati di meditazione.

In meditazione, infatti, si prova un certo benessere provocato dall’allentamento della tensione esistenziale, fisica e mentale, e si dovrebbe approdare a uno stato di calma e a una visione profonda che rientrano più in un lasciar andare che in un’acquisizione, insomma in una cessazione, in una liberazione dai legami del mondo e della mente, in un oltrepassamento delle coppie di opposti.

Se la vita è tensione o stress, il Nirvana è affrancamento da tutto ciò. Come in un elastico teso che ritorni al suo punto di partenza. Come in un orgasmo liberatorio che riporti ad assaporare la distensione.

La vita è bella?

 

Non è vero che, per raggiungere l’illuminazione, basti svuotare la mente e non pensare a niente. In realtà c’è da pensare e da riflettere parecchio. Per esempio, il buddhismo parte da “quattro nobili verità” che vanno pensate e verificate. Esse ci dicono che la vita non è per niente soddisfacente un po’ perché siamo noi che non ci accontentiamo mai e un po’ perché è stata edificata su strutture fisiche e mentali che ci mettono sempre in conflitto con gli altri e con noi stessi e che ci fanno sempre desiderare qualcosa di meglio. Tutte le cose infatti sono impermanenti, variabili, in evoluzione, instabili e provvisorie. Ora, tutto ciò va verificato e fatto nostro.

Qualcuno però sostiene che la vita è bella. E noi ci domandiamo: è uno che si accontenta , un ottimista o semplicemente un illuso? Oppure siamo noi che vediamo tutto nero?

A queste conclusioni non si arriva non pensando a niente. Ma osservando il più possibile obiettivamente lo stato delle cose e non solo il nostro m quello di tutti. E questo guardare obiettivamanete comporta già un bel lavoro di osservazione, di sintesi, di scrematura, di discernimento e di giudizio. Insomma abbiamo bisogno di una mente intelligente, sensibile e attiva, non certo del vuoto mentale.

Ma anche il vuoto mentale ha la sua ragion d’essere. Perché la mente, di fronte a queste domande,  si arroventa sempre di più e finisce per non capire più nulla. Ci vogliono dunque periodi di pausa e di riposo. E più un vedere che un pensare, se no facciamo semplice filosofia, che non è meditazione.

 

giovedì 20 gennaio 2022

L'ultima frontiera

 

Certo, siamo tutti preoccupati della morte che ci attende. Ma il problema – diciamolo – è che non vogliamo abbandonare la nostra attuale identità, il nostro io psico-fisico.

Pensiamo: siamo emersi dal nulla, tiriamo un po’ fuori la testa e subito dobbiamo affondare? È a questa prospettiva che ci opponiamo con tutte le nostre forze. E allora ecco che speriamo in Iddii e Salvatori che ci salvino.

Però, siccome dobbiamo comunque morire, non ci fidiamo. Potrebbe essere tutto un’illusione. Nessuno è mai tornato indietro a riferire come stanno le cose.

L’unica cosa certa è la disgregazione ineluttabile cui siamo condotti dal tempo, dalle vecchiaia e dalla morte. Siamo su una barca che è sbattuta dalle onde delle tempeste. Quanto può durare prima che il legno marcisca e il ferro si arrugginisca? Sempre troppo poco per le nostre pretese di immortalità.

Le religioni ci parlano di un’anima immortale. Ma in che cosa consiste la sua sostanza? Il corpo certo non sopravvive. Potrebbe tutt’al più sopravvivere lo spirito, la mente, la memoria, la coscienza, il sé. Ma la verità è che nessuna sa di che cosa si tratti.

In fondo l’io, la nostra identità, è solo la percezione che ne abbiamo – niente di stabile, niente di concreto, un insieme o una configurazione di informazioni. Ma come potrebbero esistere delle informazioni senza un supporto fisico? Sarebbero una specie di io virtuale, un fantasma senza consistenza.

Non è un caso che nel buddhismo l’ultimo stadio della progressione spirituale viene definito “né percezione né non-percezione”. Siamo alla fine o alla trascendenza della coscienza stessa, così come la conosciamo. Tant’è vero che si parla di “cessazione” o di “estinzione”, non di una supercoscienza.

Influenzati dalle nostre religioni teiste, siamo propensi a credere che, per bene che vada, dopo la morte dovrebbe esserci un incontro o un’unione con la Realtà Suprema, con Dio, con la divinità. Ma è chiaro che siamo ancora nell’ambito di una mente terrena e quindi del samsara. Non di un’estinzione e del superamento del nostro intero piano ontologico.

Il problema è che non esistono conferme né di una ipotesi né dell’altra e tutto finisce per essere una fede, anche se nel buddhismo si dice che già in questa vita possiamo sperimentare, proprio attraverso la meditazione più avanzata, questo stato del “né essere né non-essere”.

Così l’ansia non finisce mai. C’è sempre la paura di non riuscire a farcela, Dio o non-Dio, anima o non-anima.

lunedì 17 gennaio 2022

La fine inevitabile del tutto

 

Leggo in un articolo presente su Libero.it che «in un libro, appena pubblicato, La fine di tutto (Dal punto di vista astrofisico), si prefigurano possibili scenari di una apocalisse. Ci sarebbe un piccolo "difetto di fabbricazione nel tessuto stesso del cosmo che potrebbe mandare tutto all'aria in qualsiasi momento. Per l'instabilità intrinseca del sistema e, in particolare, del campo di Higgs: è grazie a lui - e al valore detto vuoto di Higgs se il mondo delle particelle si trova in perfetto equilibrio e abbiamo un corpo ma, purtroppo, quel vuoto è falso; cioè, ce ne sarebbe uno migliore e, se l'universo lo scoprisse, correrebbe subito verso il vuoto vero".»

 

Pur non essendo uno scienziato, sono convinto che in questa scoperta ci sia una base di verità. Esaminando come è fatto il mondo e come sono fatti gli esseri viventi, è evidente che il cosiddetto “peccato originale” non è una colpa umana, ma un “difetto di fabbricazione”.

In sostanza in tutto l’universo e nell’umanità ci sono evidenti difetti di costruzione, che impongono una lotta, una competizione, una guerra e una instabilità senza fine che portano prima o poi ad un’autodistruzione – cosa che sta già avvenendo sotto i nostri occhi.

Chi crede in un Dio onnipotente e perfetto, semplicemente si è sbagliato. Nell’universo nessuna forma di vita può resistere a lungo. Per la scoperta di armi sempre più potenti e per avidità di riproduzione, gli uomini si stanno distruggendo. E lo stesso succede dappertutto.

Per rimediare alla situazione, ci sarebbero la riflessione e la meditazione – che però sono prerogative solo di minoranze. Le maggioranze credono ancora negli interventi divini, e così vanno incontro incoscientemente alla morte.

Il vuoto è all’inizio, e ci sarà anche alla fine. Osservare per credere.

Questo corrisponde alle intuizioni dei più grandi illuminati.

La contemplazione naturale

 

Quando parlo di meditazione orientale, forse pochi mi seguono credendo che si tratti di qualche strana e oscura pratica, adatta a poche persone. Ma se vi parlo di contemplazione della natura, forse vi renderete conto che tutti hanno un’anima contemplativa.

A chi non piace contemplare le albe e i tramonti, i fiumi e i laghi, i boschi e le foreste, i picchi e le montagne, la pioggia e la neve, il cielo stellato e le praterie, i deserti e la luna, ecc.? Quando andiamo in vacanza (da vacuum = vuoto) cerchiamo istintivamente ambienti naturali dove poterci rilassare e ritemprare, non facendo nulla, semplicemente ammirando le bellezze del luogo. Desideriamo entrare in contatto con Madre Natura e le sue meraviglie. Così non ci rendiamo conto che la contemplazione è una pratica che tutti amano.

Certi spettacoli naturali piacciono a tutti, emozionano tutti. C’è una contemplazione della natura e c’è una contemplazione naturale.

Dunque gli uomini sono già portati per la contemplazione e, se ci pensassero un po’, capirebbero che la meditazione orientale è solo un’estensione di questo impulso naturale.

Nella contemplazione, però, c’è una sorta di piacere nostalgico, di malinconia. Perché emerge subito la consapevolezza che ciò che ammiriamo è destinato a finire, che tutto passa e che quegli attimi sono irripetibili. Chi ci sarà fra cinquant’anni seduto su questo tronco a contemplare il paesaggio? E il paesaggio sarà cambiato? E noi saremo ancora vivi?

Ecco che passiamo dalla contemplazione alla meditazione: ogni cosa, ogni essere vivente, ogni attimo è destinato a finire. E anche noi.

Ecco che nasce l’insoddisfazione, il dolore. Niente continuerà per sempre, nemmeno la Terra, nemmeno l’Universo. Che ci sarà dopo? Che sarà di noi?

Le religioni vengono incontro a queste domande angosciose promettendo una vita eterna, una specie di io che durerà per sempre. Ma la meditazione lo mette in dubbio, facendo rilevare che si tratta di uno dei tanti attaccamenti - l’attaccamento alla vita e a noi stessi. E cerca di portarci fin da adesso ad abituarci alla vera morte, che non è la fine di tutto, ma la fine delle nostre illusioni. Ripuliamo la mente.

 

sabato 15 gennaio 2022

Gli agnelli sacrificali

 

Chi crede in un Dio etico, un Dio che abbia creato e sia solo il bene, un Dio che protegge i buoni e i giusti, non sa poi spiegare come le sventure, le malattie e la morte prematura non colpiscano solo i cattivi, ma tutti indistintamente, le persone per bene come i delinquenti, i credenti come i non credenti.

Se colpissero solo i malvagi, tutti crederebbero in Dio. Ma non è così.

Coloro che credono in un Dio che sta dalla parte dei buoni (e che sono cristiani) non sanno spiegare come mai il male e la morte prematura si siano abbattute proprio sul cosiddetto “figlio di Dio”, che in teoria non era colpevole di niente. Allora tutti costoro tirano fuori incredibili spiegazioni, risalendo addirittura all’antica religione dei sacrifici, quella in cui si sacrificavano le vittime innocenti, animali e persone, per abbonire il Dio furioso e ingraziarselo.

Ma questo Padre onnipotente non doveva essere il Dio buono, il Dio che vuole solo il bene?

Tutto, pur di non accettare l’evidenza – che il male colpisce tutti indifferentemente e a casaccio,che il male è parte integrante della creazione e non può essere eliminato da nessun Salvatore.

Che cosa sono allora queste fedi che s’inventano ogni scusa per non vedere la realtà del mondo? Falsità, falsificazioni, un disperato bisogno di credere in illusioni.

Ma se non si guarda coraggiosamente in faccia la realtà brutale, si fa una gran confusione, non ci capisce niente e non si è in grado di salvare il salvabile.

 

venerdì 14 gennaio 2022

Mordere la vita

 

Tutti siamo affamati di percezioni, sensazioni, sentimenti ed emozioni, ma tutti cerchiamo di eliminare quelle negative e trovare quelle positive. E, a volte, la distinzione non è chiara. L’ansia, per esempio, è uno stato d’animo che non vorremmo provare, però è impossibile cancellarla anche dalle esperienze positive, per esempio dall’amore. Del resto, gli scienziati ci dicono che un po’ d’ansia fa bene, ci tiene vivi.

È una questione di misura.

Ma nessuno vorrebbe provare angoscia, paura, rabbia, odio, ecc. – eppure, dato il carattere dialettico dell’esperienza, non possiamo eliminarle o farne a meno.

Ci sono dunque emozioni negative ed emozioni positive. Ci sono sensazioni confuse e stressanti, e ci sono sensazioni di calma e di pace.

In meditazione cerchiamo di affinare le emozioni in modo da acquietare l’intero nostro organismo psico-fisico. Anche la quiete e la serenità sono emozioni, ma non ci sconvolgono, non ci confondono, non ci travolgono. È un po’ come la musica: ci sono brani che ci spingono alla pace e altri che suscitano voglia di combattere.

La meditazione attrae chi cerca pace e quiete e non piace a chi cerca rumore e agitazione.

Bisogna vedere che cosa significa “mordere la vita”: muoversi come banderuole al vento impetuoso che sbatte qua e là, o contemplare placide distese di mare e tramonti o albe? C’è chi cerca le passioni e chi la calma dalle passioni. C’è chi cerca il distacco e chi l’attaccamento.

Il meditante deve assumere la posizione del Testimone o della Sentinella, osservando tutto e osservandosi continuamente (da fermo e in movimento), e deve mantenere un minimo di distanza anche da se stesso.

Non smettere mai di osservare e di osservarsi - questa è la base della meditazione e di una vita più consapevole.

 

mercoledì 12 gennaio 2022

Il processo della meditazione

 

Il processo della meditazione ha varie fasi ma un unico sbocco: la lucidità o chiarezza mentale. Il termine “illuminazione”, al di là dei miti, indica proprio questa meta.

Per raggiungere lo scopo, si parte dall’immobilità e dalla quiete, prima corporea e poi mentale. Fermare e rilassare il corpo non è difficile – basta stare immobili lasciando rallentare anche la respirazione. Il corpo è comunque autonomo, in quanto continua a svolgere le sue funzioni anche se è tenuto fermo. Ma questo basta a ottenere una certa tranquillità.

Il problema più grosso resta la mente, che è sempre attiva, talvolta attivissima e difficile da rallentare.  Ma questo rallentamento è essenziale per trovare una certa concentrazione.

In effetti, una mente raccolta, silenziosa e tranquilla vede le cose con più chiarezza, ad un livello superiore di consapevolezza.

Per rallentare la mente, paragonata classicamente a una scimmia che non sta mai ferma, non c’è che da insistere, tenendola sotto osservazione e notando le sue varie distrazioni. Se si è troppo agitati, non è possibile fare meditazione.

Ma qui viene in aiuto la sua inevitabile stanchezza quando è sovraeccitata. Rimanete immobili, lasciatela sfogare, magari cercate di riportarla a un unico pensiero o a un’unica immagine di quiete e notate i primi segni di stanchezza. Ad un primo livello, deve insomma diminuire il solito pensiero discorsivo e dispersivo e subentrare una certa quiete, che è sempre qualcosa di piacevole.

Questa piacevolezza, questo benessere, è il segno che siamo all’inizio del processo meditativo. Insistendo e andando avanti, il benessere aumenta fino al punto che incomincia a disturbare.

Infatti noi non cerchiamo sensazioni più o meno positive, ma uno stato di chiarezza mentale contrassegnate da una certa neutralità emotiva, che si chiama equanimità. La parola “equanimità” significa che siamo neutri o imparziali rispetto alle oscillazioni dell’emotività e dei pensieri contrapposti.

Questo è il punto di arrivo della parte introduttiva del processo meditativo: superare l’agitazione del corpo e la dispersione della mente per arrivare ad un’equanime chiarezza mentale.

Con questa equanime chiarezza mentale, spariscono tanto l’ansia quanto la gioia e si raggiunge uno stato di lucidità con cui possiamo riesaminare i nostri problemi, sia quelli personali sia quelli filosofici, vedendoli chiaramente.

In tal senso la meditazione non è una religione che si rivolge a dubbi Iddii, ma una tecnologia mentale che ci aiuta a vedere meglio noi stessi e il mondo, a capire di più, a essere più intelligenti.

D’altronde, noi siamo esattamente questa consapevolezza, questa presenza mentale calma e lucida. Tutto il resto è torpore, confusione, agitazione e condizionamento.

La meditazione serve a tutti, è un fattore di progresso spirituale e non ha bisogno di fedi infondate.

Chi non medita è come la persona che non si specchia mai, che non si vede mai, che non si osserva mai. La meditazione non consiste solo nel fermare i pensieri, ma nel diventare consapevoli che siamo molto più che pensieri, sensazioni, sentimenti ed emozioni.

lunedì 10 gennaio 2022

L'ignoranza cosmica

 

L’ignoranza non si riduce solo a non sapere e a non capire le cose, ma è un’arma che uccide. Uccide gli ignoranti e uccide anche gli altri: è un pericoloso elemento attivo. Un esempio?

I no-vax, che oltre a uccidere se stessi, fanno morire anche gli altri. Anche loro sono dei credenti. E la fede riposta in cose sbagliate domina e uccide. Pensiamo a quanti credenti ci sono al mondo: miliardi. Ma, se una religione fosse vera (e nessuna lo è), ci sarebbero comunque miliardi di persone che credono in cose sbagliate. Ed è così.

"L'ignorante è nemico di se stesso" dice un proverbio arabo.

Ma non c’è scampo all’ignoranza, perché è elemento costituivo del mondo e non può essere eliminata. Senza ignoranza, il mondo sarebbe diverso; anzi, non esisterebbe.

Tutto funziona per contrari, a dimostrazione che il mondo non è la creazione di un Dio tutto pieno di amore e bontà, ma un circolo vizioso, un errore cosmico, un girare vanamente su se stesso e le stesse cose, una ripetizione infinita.

E, se volete, la conoscenza, se volete la verità, dovete beccarvi l’ignoranza e la falsità.

L’ignoranza è la grande creatrice dell’illusione, delle innumerevoli illusioni che fanno errare le menti umane. Lottare contro di essa è lottare contro i mulini a vento. Anche se è necessario farlo.

Il Grande Allenatore

 

Come se non bastassero gli innumerevoli e insulsi film natalizi e i quotidiani e banali messaggi papali ritrasmessi fedelmente nella nostra televisione “pubblica”, ecco che arriva l’ultimo rozzo filmetto di propaganda fidei intitolato Correre per ricominciare di un certo Alex Kendrick, che non avrebbe mai dovuto uscire dai circoli parrocchiali e che invece è stato proposto in prima serata dalcanale molto devoto di Rai 1, come se fosse un capolavoro. Qui ci sono una quindicenne nera che è portata per la corsa e per la cleptomania (immagino che questo sia il suo gran peccato), abbandonata dal padre, e un allenatore sportivo in crisi lavorativa, con debita moglie santa. Tutti sono credenti o mal credenti, perché il filmetto esce da ambienti religiosi americani, specializzati nella fabbrica delle illusioni.

       Dopo varie vicende, la ragazzina ritrova il padre finito in ospedale, lo perdona per l’abbandono (siamo cristiani!) e si converte ferventemente alla fede dei “Risorti in Cristo” e si mette a predicare come un’invasata.

Fra citazioni di san Paolo e conversioni di tutti i protagonisti, la ragazzina corre una corsa di campionato e, con l’aiuto del padre, ex-allenatore, e del Grande Allenatore Celeste, finisce immancabilmente per arrivare prima tra il tripudio generale e canti celestiali. Di per sé non ci sarebbe niente di strano in questo filmetto puerile se non fosse che il suo intento è quello di spiegarci e invitarci a seguire il metodo per rinascere in Cristo. Insomma un film per invogliare i telespettatori a convertirsi.

Chi sei tu? Qual è la tua identità? Non quella che credi, ma il fatto di essere “figlio di Dio”, salvato da Gesù dal peccato originale. Da quel momento, se tu accetti di seguire Gesù, che ti ama tanto anche se non te ne rendi conto, vincerai sempre e risolverai ogni tuo problema. Ci manca solo che Dio ti paghi anche le bollette e ti guarisca dal covid.

Come sarebbe bello! Saremmo tutti credenti. Peccato che non sia vero. E, Gesù o non Gesù, il mondo non è cambiato per niente e i problemi sono sempre gli stessi. Questi filmetti semplicistici, indegni di una televisione che dovrebbe essere laica e dovrebbe se non altro mantenere un certo livello di qualità, sono fatti per indurre nelle anime semplici un desiderio di imitazione. Ma, se qualcuno ci provasse, si accorgerebbe presto che è tutto falso. E, allora, all’illusione succederebbe quella delusione senza speranza che è il segno distintivo della nostra società cristiana.

Insomma, un uso improprio della televisione pubblica, un tentativo di lavaggio del cervello tipico di certe sette religiose e un messaggio per bambini creduloni. Sarebbe da licenziare chi sceglie spettacoli di questo genere.