venerdì 30 settembre 2022

Per una visione profonda

 

Tutti ovviamente cerchiamo di evitare le sensazioni spiacevoli e di ottenere solo quelle piacevoli. Quindi tutti cerchiamo di moltiplicare, replicare ed attaccarci alle sensazioni piacevoli. Il buddhismo, però, ci dice che questo comportamento, quanto mai  abituale, è sbagliato.

Se infatti tutti vediamo la negatività delle sensazioni dolorose, non vediamo che anche le sensazioni positive sono fonte di sofferenza. Ecco il problema. In realtà noi non ci accorgiamo che anche le sensazioni piacevoli sono causa di tensione. Non ci accorgiamo che veicolano veleno.

Questo succede perché in primo luogo, per il carattere dialettico della realtà, dal positivo deriva prima o poi il negativo. E perciò, anche se cerchiamo di rimare attaccati all’esperienza piacevole, questa dovrà lasciare il posto all’esperienza spiacevole.

Non c’è niente da fare: ogni esperienza, ogni sensazione, deve alternarsi a quella di segno opposto.

In secondo luogo, noi veniamo dominati da una sorta di brama che alla fine ci si ritorce contro. È una specie di inquinante che, senza farsi accorgere, ci condiziona pesantemente. È una forma di droga che è sì piacevole, ma che ci rende schiavi e di conseguenza ci fa soffrire. Tutte le droghe sono buone all’inizio, ma finiscono per produrre effetti negativi.

In verità, se esaminiamo a fondo tutte le esperienze ci accorgiamo che sono mutevoli, stressanti e inconsistenti, indipendentemente dalla loro natura positiva o negativa.

Ma allora che cosa dobbiamo fare? Rifiutare ogni esperienza?

In pratica il buddhismo ci dice proprio questo. Perciò è una via adatta a chi vuole ritirarsi dal mondo, una forma di ascetismo estremo, in cui si rinuncia a tutto… buttando il bambino con l’acqua sporca. Questo spiega il fallimento del buddhismo.

Tuttavia, per noi uomini comuni, rimangono alcune scoperte fondamentali. Innanzitutto la dialettica degli stati d’animo che ci impedisce evidentemente ogni stabilità. E poi la negatività di stati d’animo che noi riteniamo piacevoli.

Le scoperte del buddhismo ci rivelano che i nostri sforzi di suscitare solo stati d’animo positivi sono destinati alla disillusione e che l’antagonismo tra piacevole e spiacevole, tra bene e male, è destinata a permanere. E ci invitano ad un’osservazione più profonda di quel che ci succede.

Le cose non sono come ci sembrano. Il nostro ottimismo si basa su una visione ingenua e superficiale della realtà. Dobbiamo andare molto più in fondo.

sabato 24 settembre 2022

Sputtanare Dio

 

Il patriarca Kyrill ha esortato i fedeli ad arruolarsi nella criminale guerra di Putin dicendo che, se anche moriranno, saranno con Dio.

Ecco come si sputtana Dio e la religione.

I musulmani dicono la stessa cosa quando inviano qualcuno a suicidarsi compiendo attentati.

E, durante le crociate, i cristiani erano convinti che Dio lo volesse.

E gli ebrei antichi e moderni combattevano convinti che Dio fosse dalla loro parte...

Insomma, tutta gente che riduce Dio a un capo militare. E non sa proprio che cosa sia.

Tornare al centro

 

Mantenere il più possibile calmo e stabile il nostro centro mentale è essenziale per ridurre la sofferenza. Il nostro centro mentale non è solo un concetto. Ma può essere avvertito concretamente nella zona dell’addome. Se è calmo, lo si sente dal respiro e dalle pulsazioni. Seguire il respiro serve a questo. Non è una questione di contare o forzare i respiri, ma di avvertire dallo stato del respiro lo stato del nostro complesso psico-somatico.

Fin qui è tutto naturale. Quando ci svegliamo, per esempio, sentiamo subito che il respiro/mente si è acquietato. Poi i pensieri, le preoccupazioni e le mille attività mentali lo agitano.

È importante dunque capire e sentire quando il nostro centro è calmo, quando i pensieri lo agitano e come sia possibile con adeguate tecniche di rilassamento ritornare alla situazione di partenza, per il nostro benessere.

Ridurre la sofferenza non è solo un metodo per acquisire benessere, ma anche per veder chiaro – cosa che è fondamentale per la nostra liberazione. O vivremo sempre in ansia e confusi.

venerdì 23 settembre 2022

La vigilanza

 

I frequenti appelli a vigilare di Gesù sono stati interpretati come un invito a esercitare un controllo sulla sensualità per non cadere in peccato. Ma in realtà sono da interpretare come un prestare una continua attenzione ai nostri stati mentali – un antico lascito della spiritualità orientale nel giudaismo. Perché anche il giudaismo appartiene all’oriente, al vicino oriente.

Vigilare sulla mente per evitare la formazione degli inquinanti, della brama, del coinvolgimento, dell’attaccamento, dello stress, dell’ansia, dell’inquietudine, dell’avidità, dell’avversione e dell’illusione. Perché è questo che noi facciamo continuamente: ci facciamo coinvolgere e travolgere da stati negativi che spostano la mente dal suo centro equilibrato e calmo.

La vigilanza non è nient’altro che la presenza mentale dell’oriente.

Ridurre il desiderio e l’avversione vuol dire diminuire la nostra sofferenza, la nostra stabilità interiore. Dobbiamo tenere la mente il più possibile centrata, stabile, imparziale, neutra. Dobbiamo evitare da farla sballottare di qua e di là, come piuma al vento, dai continui inquinanti e dalle turbolenze che ci stressano e ci precludono la chiarezza.

I problemi nascono non tanto dai nostri desideri sensuali, che se sono soddisfatti naturalmente non lasciano traccia, quanto dalle brame mentali, dalle ambizioni, dall’avidità, dalle illusioni di grandezza e dall’ignoranza.

Certo è un compito difficile, ma questo significa esercitare la presenza mentale. È una vigilanza su qual è il nostro stato mentale in ogni momento.

martedì 20 settembre 2022

Una grande liberazione

 

I cristiani (e in realtà un po’ tutti) si sono aggiustati come volevano le fantasie sull’aldilà. Non volete morire? E noi vi garantiamo un’altra vita. Volete ritrovare i vostri cari? E noi ve li facciamo trovare. Volete essere sempre giovani? E noi vi facciamo tornare all’età di 33 anni. Vi muoiono i bambini? E noi ne facciamo degli angeli… Ogni desiderio sarà soddisfatto… insomma una vera pacchia. Va be’, c’è un po’ di inferno, ma bisogna pur punire i cattivi.

Purtroppo non c’è nessuna prova che ci sia qualcosa di vero in tutte queste fantasie. Ed è molto probabile che si tratti di pii desideri.

Anche la storia che ci sia un’anima che si distacchi dal corpo al momento della morte non ha nessun riscontro. Non si è mai vista un’anima o uno spirito che se ne vadano in giro senza il corpo. E allora?

E allora resta il mistero, ermeticamente custodito. Potrebbe anche non esserci una sopravvivenza individuale e, morendo il corpo, ciò che ha costituito l’essere umano ritornerebbe al Tutto, pronto ad essere riciclato in una nuova entità.

Del resto la fine dell’io, con la sua coscienza limitata, sarebbe una grande liberazione.

Invece la permanenza di un io non potrebbe che continuare una qualche forma di schiavitù.

lunedì 19 settembre 2022

Il Dio buono e il Dio cattivo

 

Siete liberi di credere che Dio sia totalmente buono, misericordioso e amorevole, e che ci salverà tutti riunendoci un giorno in un posto meraviglioso. È quel che vorremmo tutti. Sarebbe il nostro desiderio.

Ma questo desiderio contrasta con la realtà del mondo. Il mondo è stato fatto secondo leggi crudeli, che prevedono la sopravvivenza del più forte; non del più debole e umile, come vorrebbe Gesù.

Un bel sogno, quello di Gesù. Ma un’utopia.

La realtà ci insegna un’altra cosa: pesce mangia pesce e l’uomo, per mangiare, uccide un po’ tutti.

Come se non bastasse, molti non hanno la possibilità di vivere a lungo. Muoiono prima. E quindi c’è un elemento di casualità e di incertezza che mal si concilia con un pacifico disegno divino. In fondo, se Dio fosse una specie di Putin in grande, il quadro non cambierebbe. Tutti, buoni o cattivi, vengono comunque uccisi.

Insomma la logica del buon Creatore cozza con ciò che vediamo. Tanto è vero che gli gnostici concepivano la compresenza di due Iddii, l’uno buono e un po’ imbelle e l’altro maligno.

Ma, lasciando perdere questo dualismo, dobbiamo ammettere che la realtà è ambigua e ambivalente, tanto quanto un suo eventuale Creatore.

Insomma, forse la realtà non ha bisogno di uno specifico Creatore e si è creata da sé, indifferente alle vicende umane.

sabato 17 settembre 2022

Lo scopo della vita

 

 

Lo scopo della vita

Una parte della filosofia indiana e della logica universale sostiene che non siamo in grado di trovare un senso al mondo. Almeno non un senso comune. Perché è chiaro che chi sostiene che il mondo è stato creato da un Dio per il suo piacere, giudicando poi gli esseri viventi da come si sono comportati, adotta in realtà logiche umane alquanto puerili, del tutto umane. Così si comporterebbe un qualsiasi allevatore con la sua mandria. Senza tenere conto delle vittime innocenti, delle morti precoci, dei disastri naturali e dei bambini morti.

Quando si verifica un cataclisma naturale (terremoti, alluvioni...) con morti e feriti, c’è sempre un giudice che apre un’inchiesta per disastro colposo. Ma chi dovremmo mettere sul banco degli imputati? Chi, se non quel Dio?

La risposta di alcuni, dunque, è che si tratti di una specie di gioco (lila) come quello dei bambini. Quando dei bambini costruiscono castelli di sabbia e poi li distruggono, si comporterebbero proprio come Dio.

Un puro divertimento senza senso, giocare per giocare.

Così si comporterebbe anche Dio - come un bambino che si diverte?

A me sembra che la vita sia una cosa tremendamente seria, contrassegnata da nascite e da morti, da incidenti e malattie che non sono affatto scherzi. E se qualcuno si diverte sarebbe un incosciente.

Che cosa penseremmo se Putin dicesse che fa la guerra, con morti e feriti, per puro divertimento?

Più che altro si vuol mettere in evidenza la pura gratuità del tutto (tutto potrebbe essere e non essere, indifferentemente) e quindi la mancanza di uno scopo, così come lo intendiamo noi. Ma lo scopo trascendente ( la ragione umana) c’è. Solo che noi, per ora, non lo troviamo.

giovedì 15 settembre 2022

Il bisogno di meditazione

 

Se meditate, se ne sentite il bisogno, continuate pure a farlo. Qualunque sia la pratica. Le pratiche sono di vario tipo, perché gli uomini sono di vario tipo. C’è chi ha più bisogno di una comprensione intellettuale, chi di una pratica devozionale, chi di impegnarsi in qualche azione. Qualunque sia la vostra pratica, continuate a farla... finché ne avrete bisogno. C’è chi ha bisogno di un guru, chi di ripetere un mantra, chi di fare il vuoto mentale, chi di invocare una divinità.

Ma ci sono anche casi in cui non si ha bisogno di nessuna pratica. Infatti non è la pratica che vi fa raggiungere la comprensione, ma un evento qualsiasi.

Certamente non vi illudete che sia il vostro sforzo a farvi raggiungere il risultato. Se bastasse respirare in un certo modo per raggiungere l’illuminazione, saremmo tutti illuminati.

Il fatto è che c’è un fattore che non dipende dalla nostra volontà né dai nostri sforzi. Potremmo chiamarlo fattore evolutivo, fattore di maturazione. Tutto dipende da come nasciamo, da chi nasciamo, dal posto che ci è stato assegnato dalla Totalità, dalle nostre esperienze, dall’eredità che ci portiamo dietro.

Il fatto che sentiate il bisogno di meditare è certo un fattore positivo, ma non decisivo. Anche senza meditare, potrete arrivare ad una comprensione più o meno profonda.

Bisogna comprendere che il nostro io, la nostra individualità, non è in grado di sostenersi a lungo, ed è destinata a finire come tutto.

Anche se non ci muoviamo, facciamo parte di un divenire continuo, che si serve per un po’ di noi, del nostro organismo psico-fisico, e poi ci abbandona. Allora il ”nostro io” si spegne e sarà sostituito da un altro che potrebbe essere più efficiente.

 

mercoledì 14 settembre 2022

Il destino della guerra

 

Se volete sapere i motivi profondi della guerra in Ucraina, non dovete andare lontano. Tutto avviene secondo opposizione - diceva Eraclito - e tutto scorre come un fiume... E dei contrari, quello che spinge alla nascita si chiama guerra e contesa.

Dunque noi non possiamo stare a lungo senza contesa e guerra. La guerra è nella natura dell’uomo, e prima o poi un pretesto, si trova sempre c’è sempre qualcuno che scatena una guerra. Le cose non possono stare a lungo in quiete e ferme.

Tutto accade secondo contesa, e quelli che predicano amore e pace non verranno ascoltati. Da qui il fallimento di un uomo come Gesù. La pace non può durare a lungo, semplicemente perché è contronatura.

Di questi principi elementari dovremmo ricordarcene tutti e non chiederci ogni volta con stupore come mai è scoppiata una guerra. Di guerre ce ne sono decine in tutto il mondo - solo che quando sono lontane da noi non ci facciamo caso. Ma ci sono sempre, a testimonianza di un impulso che non può essere soffocato nell’uomo comune.

Gli uomini comuni troveranno sempre il modo di farsi una guerra, magari attraverso la politica o lo sport o l’economia.

Dovremmo essere più che consapevoli dei nostri istinti belluini per cercare di disattivarli. Ma solo pochi uomini, pochi illuminati, possono arrivare a farlo.

È per questo che Eraclito sembra considerare un male la nascita.

Gli uomini comuni, una volta nati, desiderano vivere e avere il loro destino di morte, e lasciano figli, in modo che altri destini di morte si compiano.

 

 

martedì 13 settembre 2022

Preghiere inutili

 

Quando le tue preghiere o le tue aspirazioni più profonde vengono esaudite, dici contento: “Le mie preghiere sono state esaudite”. Ma spesso le tue preghiere non vengono esaudite. Allora te la prendi con Dio, con l’Universo, con la Coscienza universale, con il Tutto o con chi avevi pregato.

Ma non rifletti sul fatto che le tue preghiere o le tue intenzioni non erano in armonia con il Tutto, con te stesso, con il tuo destino.

Prima di pregare o di volere qualcosa, dovresti comprendere tutte queste cose. È difficile, lo so. Ma pregare a vanvera ti espone a sicure delusioni.

Se vuoi qualcosa, chiediti se non è una pretesa assurda.

Le cose che avvengono sono quelle che accadono spontaneamente, senza bisogno di sforzi, di preghiere o di dèi,

domenica 11 settembre 2022

Vita eterna

 

Come avevo detto, tutto in questo mondo si trasforma in uno spettacolo. Guardate i funerali della regina Elisabetta - uno spettacolo planetario. Abbiamo bisogno di continui spettacoli per dimenticarci la presenza della morte, che ci guasta ogni festa. E allora dai con le cerimonie, i rituali, i bei discorsi, le musiche, gli applausi, le parate, i costumi e il chiasso per stordirci: l’importate è che tutto vada avanti, che la vita prevalga sulla morte.

Ma è esattamente il contrario - la morte detta l’ultima parola, e dà il suo senso particolare alla vita. Senza la morte, la vita non ci apparirebbe così fragile e preziosa.

“Si vive una volta sola” recita un detto popolare. E dall’aldilà non ci giunge nessuna notizia, come se i due mondi fossero del tutto separati e incomunicabili, o come se non ci fosse nulla.

Siamo dunque tutti terrorizzati, anche se non ce lo diciamo.

La morte diventa innominabile, impensabile. Non ne parliamo mai.

Se ci si pensa bene, è più il tempo che passiamo da morti che quello che passiamo da vivi - una breve parentesi, La vita è un emergere o un’apertura che dura pochissimo.

Lo Zen ci domanda: “Dimmi quale volto avevi prima di nascere?” Quello tornerai ad avere quando morirai. Già, ma non era un volto, era un non-volto. Era qualcosa che non riusciamo a pensare.

Le religioni ci parlano di vita “eterna”. Ma è una contraddizione in termini. La vita è proprio ciò che dura poco. Perciò ciò che dura tanto è una non-vita. Qualunque cosa sia.

Non bisognerebbe chiedersi dove andranno i morti, ma da dove vengono i vivi. Che cosa ha indotto l’universo a configurare questi strani corpi-menti uscendo dalla perfezione originale? Non è quello il peccato originale?

 

 

venerdì 9 settembre 2022

La via della morte

 

 

La via della morte

Muoiono tutti, regine e miserabili, potenti e paria, vecchi e giovani. Non importa chi sei stato, morirai comunque. La morte è democratica, non guarda in faccia nessuno ed è sempre accanto a noi. La vita invece non è uguale per tutti e le differenze possono essere abissali.

Ma la morte pareggia tutti i conti. I grandi faraoni, i re e i ricchi si sono sempre fatti costruire importanti mausolei che vorrebbero sfidare la morte. Ma non serve a niente. Diventeranno anche loro polvere e il loro corpo sarà distrutto.

Basterebbe aver sempre davanti l’idea della morte per ridimensionare ogni desiderio. Ma gli uomini fanno di tutto per non pensarci, per vivere come se fossero immortali.

La vita è rumore, ma la morte è silenzio. Vero silenzio. Assenza di domande, assenza di ambizioni, assenza di pensieri, assenza di respiro.

Questa è anche la vera meditazione, che non ha niente a che fare con le varie pratiche. E questa è anche la via della comprensione.

Quando arriva il silenzio della mente, cessano le parole e i pensieri. E si capiscono cose che ci erano sempre sfuggite.

Questa dunque è la via della morte.

Tutti allora comprenderanno.

giovedì 8 settembre 2022

La testa fra le fauci

 

La nostra testa è fra le fauci della tigre, diceva Ramana Maharsi, e non possiamo sfuggire. Questo è il punto. Anche se cerchiamo di non pensarci, anche se partecipiamo a tutti gli spettacoli e alle distrazioni possibili, la nostra testa è fra le fauci della tigre, che prima o poi stringerà le mascelle. E non possiamo farci niente. La morte ci aspetta.

Dunque una situazione drammatica. Sarà anche un gioco (lila), ma noi verremo comunque stritolati.

Questa consapevolezza è sempre dentro di noi e non può essere cancellata. Il gioco è fatto per durare poco. E dopo non sappiamo che cosa succederà.

Costruiamo famiglie, costruiamo città, costruiamo imperi... ma tutto sarà abbandonato e non potremo portarci dietro niente. Quindi, per che cosa lavoriamo?

Ci immaginiamo di lavorare per noi stessi - per un’anima, per uno spirito -, ma dovremo abbandonare anche l’io, la nostra proprietà più preziosa, ciò cui siamo più attaccati.

Ci dicono che dobbiamo lavorare, che dobbiamo impegnarci. Ma c’è il rischio che lavoriamo per nulla.

In fondo l’animale o la pianta seguono il loro istinto. Ma noi abbiamo dubbi anche sull’istinto. Per chi lavora l’istinto? Per chi, se non per il tutto?

Dunque dobbiamo abbandonarci al tutto, confidando nella sua sapienza.

Tutti, che lo sappiano o no, lavorano per la Totalità. Sperando che almeno lei sappia quel che fa e non ci inganni.

Altro, per il momento, non possiamo fare.

Ma quel che vediamo è che la Totalità lavora per l’individuo solo in quanto parte del tutto, solo in quanto strumento, non certo come fine.

 

mercoledì 7 settembre 2022

Il processo karmico

 

Il processo karmico

Quello che la nostra logica vorrebbe è che la responsabilità e le conseguenze fossero personali. Ma la realtà non opera così. Se io per esempio getto un mozzicone di sigaretta dal finestrino dell’auto e provoco un vasto incendio, le conseguenze ci saranno per tante persone coinvolte nell’incendio, ma non per me che sono ormai lontano e non so nemmeno di aver appiccato un incendio.

Così succede per quasi tutte le nostre azioni, che provocano conseguenze non solo individualmente ma anche collettivamente.

Se uccido accidentalmente una persona investendola con l’auto, ci saranno sì conseguenze per me (se denuncio il fatto e per la mia coscienza), ma ci saranno conseguenze per la vittima e per i suoi famigliari. Questo perché l’intreccio e le ripercussioni di un’azione sono sempre collettive,

Se io sono un dittatore che scatena una guerra, ci saranno conseguenze per migliaia di persone, ma magari nessuna per me, che continuerò a godere di ottima salute.

A noi questo non piace. Vorremmo che le conseguenze fossero immediate per il vero colpevole. Allora ci inventiamo un Dio che punirà il colpevole in un aldilà.

Ma la Totalità non ragiona così: ogni azione provoca reazioni a cascata su vittime innocenti, e raramente sul colpevole. Se si scatena un terremoto o un’inondazione con centinata di vittime, il vero colpevole - la natura o Dio - non pagherà niente.

Nella Totalità le azioni e le reazioni sono sempre collettive.

Quindi dobbiamo presumere che anche le colpe lo siano.

Abbiamo visto boia nazisti trasferirsi in Sudamerica e vivere tranquillamente. La verità è che tutti si sentono giustificati. E forse hanno ragione perché è la Totalità che li ha portati ad agire in un certo modo.

I condizionamenti sono infiniti ed ogni azione è prodotta dal tutto e agisce sul tutto. L’individuo dovrebbe essere consapevole del processo karmico da cui è prodotto, ma la sua coscienza è piccola e limitata.

Nessuno crea se stesso, ma è un prodotto della Totalità. Se nasce con una gamba storta non sarà colpa sua, ma del tutto. Come possiamo chiedergli di essere responsabile? È un oggetto fra gli altri.

L’unica cosa che potrà fare è diventarne consapevole. Col che trascende la semplice individualità ed entra in una nuova dimensione.

Si disidentifica dal corpo-mente e per la prima volta diventa un vero soggetto... impersonale.

lunedì 5 settembre 2022

L'assurdità del tutto

 

L’assurdità del tutto

Che pena! Quando muore un bambino, diciamo che sarà trasformato in un angelo. E i genitori ci credono.

Qualunque fantasia va bene, qualunque fede viene accettata. Tutto pur di non ammettere la verità che quel bambino non ci sarà più e non potrà crescere.

La vita può essere atroce. E noi ci inventiamo le cose pià incredibili per dare un senso a fatti inaccettabili. Angeli, reincarnazioni, karma...

Ma il senso non c’è. Il senso, quello dato dalla logica e dalla razionalità, non è applicabile alla morte di un bambino... come a tante altre morti.

Che senso c’è in un terremoto o in un fulmine che ti uccide.

Puoi invertarti ogni giustificazione. Ma in fondo sai che sono tentativi di razionalizzazione.

Il mondo è assurdo, il mondo non soggiace a nessun’altra logica che non sia quella non-logica di un calderone che bolle. Certo, uno scienziato potrà trovare una spiegazione matematica o fisica. Ma il genitore che se ne fa?

La logica è che a chi tocca tocca, indipendentemente dai meriti o dalle qualità morali. Il buono o il pio viene colpito, mentre l’assassino prospera. Se ci fosse un Dio del bene, come lo intendiamo noi, non ci sarebbero crudeltà del genere. Così capita a Giobbe che viene torturato nonostante sia il più pio degli uomini e così succede a Gesù che predica l’amore e la pace e viene ucciso..

I credenti s’inventano le spiegazioni più incredibili ( Gesù doveva essere ammazzato come vittima innocente come negli antichi sacrifici: ma che bel padre!) e trasformano una sconfitta in una vittoria, un’assurdità in un fatto logico (ma che logica!).

Tuttavia l’assurdo resta e trapela sempre. Se diciamo che il mondo è assurdo e non ha senso diciamo una verità inconfutabile. Ma non serve a niente. Perché non ci consola.

Dobbiamo trovare una logica trascendente, dove bene e male, costruzione e distruzione, nascita e morte, non si escludono a vicenda. Anzi sono la vera logica del tutto.

Ma la comprensione ci consegna a una realtà terribile.

domenica 4 settembre 2022

La spontaneità

 

L’idea di rendere la mente vuota è un’illusione fra le altre: non si può fermare un motore che è fatto per stare in movimento. Qualche volta accade che la mente sia vuota, non perché lo vogliamo, ma perchè le circostanze lo richiedono - circostanze che non dipendono dalla nostra volontà.

In realtà questo si può dire dell’intera meditazione.

Ogni tanto accade che la mente sia in meditazione... quando non emettiamo giudizi, opinioni o preferenze. Capita ogni tanto, non per nostra volontà, ma in modo spontaneo.

Il vuoto della mente o la meditazione non dipendono dai nostri sforzi. Accadono. Sono modalità dell’essere, non della volontà.

Ogni tanto si fa silenzio nella mente e allora emerge la vuota consapevolezza o lo stato meditativo.

Questo significa che non dobbiamo fare sforzi, che non dobbiamo esercitarci? No, ma che quando queste condizioni si presentano, le cose avvengono da sé.

In fondo la meditazione accade quando ogni sforzo è svanito.

Non puoi pensare di non pensare.

Ma qualche volta capita che non ci si faccia coinvolgere (e travolgere) dai soliti pensieri e percepiamo direttamente la realtà per quel che è.

 

sabato 3 settembre 2022

Da un gioco all'altro

 

Da un gioco all’altro

Non so se avete notato che i padroni del vapore, quasi fossero tutti d’accordo, cercano di farci passare da uno spettacolo all’altro: san Remo, Pasqua, Natale, Capodanno, le vacanze, le elezioni, il campionato di calcio, i concorsi canori, i talent show, le cerimonie papali, i festival di qualunque cosa, le feste paesane, ecc. ecc. Lo scopo, non dichiarato, è quello di distrarci, di impedirci di pensare al nostro stato miserevole di schiavi e di arrivare fino alla fine passando da uno spettacolo all’altro, concludendo con quello spettacolino che è il nostro stesso funerale, con tanto di spettatori, pianti e applausi.

In tutto questo viene esaltata la vita, l’allegria, l’inconsapevolezza, l’emotività superficiale e il coinvolgimento. L’importante è essere sempre coinvolti in qualcosa, in modo da non lasciare vuoti in cui potremmo riflettere o avere dubbi, in cui potremmo avere pensieri critici o semplicemente una nuda consapevolezza di quel che siamo o non siamo.

Già, chi siamo? In verità non lo sappiamo. Proprio a questo non dobbiamo pensare.

Non dobbiamo pensare che non sappiamo chi siamo. Sì, sappiamo che siamo una certa persona. fatta così e così, ma ignoriamo da dove veniamo e dove finiamo. E anche i confini dell’io sono alquanto nebulosi.

Però, questo nostro comportamento rientra nella struttura generale dell’Universo che non è niente più di una bolla cosmica, che si è formata un bel giorno e continua ad espandersi, trascinandoci tutti in un grande spettacolo, in un gigantesco fuoco d’artificio.

Non fatevi ingannare dalle apparenze: anche la materia più solida è un ammasso di particelle cangianti e danzanti, che si limitano a essere più stabili delle altre. Tutto è energia, e ogni cosa è fatta per durare un po’ e poi dissolversi.

Quindi il cosmo intero è un palcoscenico su cui va in scena uno spettacolo, che può cambiare o sparire da un momento all’altro. Inutilmente cerchiamo un senso o uno scopo. È semplicemente un gioco, non una roba seria.

Certo, quando toccherà a noi, non ci divertiremo. Ma capiremo che anche il nostro io era un’illusione.