lunedì 30 agosto 2021

Ambizioni infondate

 

Che fine farò? Che fine farà il mio io? Vorrei sopravvivere per sempre, possibilmente in un luogo migliore di questo, in un luogo di delizie.

Ma forse la mia individualità non è qualcosa che meriti la sopravvivenza. È piuttosto il difetto di una perfetta sfera di cristallo, un fallo che pretende di perpetuarsi. Non è questa l’origine della sofferenza in chi è troppo presuntuoso?

Un’ambizione infondata è quanto di peggio ci sia. Ci si tormenta per niente – letteralmente per niente.

Comprendiamo. Mettiamoci calmi. E lasciamo andare.


Anche una nuvola ha una causa. Anzi un insieme di tante cause che sarebbero rintracciabili solo se potessimo tener conto di un complicato insieme. Ma è una cosa labile, in continua trasformazione ed effimera. Nessuno pensa che ci sia un Dio che la crea apposta. È l’universo intero che concorre a formarla e poi a farla sparire.

Lo stesso per l’uomo.


I degenerati

 

Nessuno toglierà dalla testa di milioni di individui che il mondo sia stato creato da una Causa prima, da un Motore, da un Programmatore, da un Dio. La nostra vecchia mente ha sempre bisogno di un rapporto di causa-effetto. Se c’è una cosa, qualcuno o qualcuno deve averla creata. Non può essersi fatta da sola. Eppure, quando si parla di Dio, allora lui si è creato da solo.

Perché allora non può essersi creato da solo il mondo stesso? Certo, come tutte le persone che si fanno da sole, non è proprio perfetto; anzi ha parecchi difetti. È di una ferocia inaudita e non sa bene chi è.

L’essere umano è come un’ombra che vorrebbe trovare l’oggetto di cui è il riflesso. Se c’è l’ombra – pensa – ci dev’essere qualcosa che la proietta. E così cerca il proprio Sé come fosse un blocco di cemento, con il suo bravo Iddio, con il suo aldilà, con il suo paradiso-inferno, ecc.

Lui, l’Iddio-tino, sarebbe il creatore e noi le creature. In fondo è una forma di nobilitazione e fondazione… per chi si accontenta. L’Iddio-tino garantisce l’io e l’io garantisce l’Iddio.

Ma forse quell’ombra non è il riflesso di qualcosa di solido. È davvero un’ombra, una macchia, dovuta all’occhio che guarda. In sostanza è un errore di visione, un difetto dell’occhio, una specie di cataratta. In tal caso è inutile cercare il Sé.

È vero che anche una macchia ha la sua brava causa, ma è qualcosa di deludente – qualcosa da eliminare, non qualcosa che ci fonda.

Ci sono cose che meriterebbero la sopravvivenza, ma altre sarebbe meglio che sparissero per sempre.

sabato 28 agosto 2021

La notte oscura dell'anima

 

Se siete perfettamente soddisfatti di voi stessi e della vostra vita, non intraprenderete mai una ricerca spirituale. Vi accontenterete di ciò che vi è stato inculcato e non vi porrete domande sul senso della vostra esistenza. Ma, prima o poi, l’insoddisfazione e la sofferenza entrano nell’esistenza di tutti e ci costringono a porci domande. Questa crisi – la “notte oscura dell’anima” - può portare ad essere dei disadattati o dei nevrotici. Ma è anche indispensabile a crescere.

In fondo, chi non si pone mai domande, è simile a un animale o a una pianta; non sviluppa una coscienza della propria presenza nel mondo.

Il problema, però, non è solo quello del disadattamento (in seguito al quale molti si perdono), ma anche quello del cercare risposte nella religione di provenienza. Se questo accade, la crisi rientra in una gabbia di concetti e di risposte stereotipate. Qualcuno può arrivare a parlare di Dio in termini tradizionali e magari gli viene l’idea di avere una “vocazione” o di essere stato chiamato da Dio a svolgere chissà quale missione.

Tutto ciò può dare l’impressione di aver incanalato la crisi nei canali giusti. Ma non è così. Nessuna verità preconfezionata, nessuna attività frenetica, vi darà mai la pace. Piuttosto state sfuggendo al problema, che non ha soluzioni preconfezionate né valide per tutti.

Ognuno deve fare la propria strada da solo, cercando risposte nella propria coscienza – scoprendo che questa coscienza non è solo individuale ma anima il mondo intero. Lo spirito non ha bisogno di lettere di raccomandazione o di percorsi precostituiti. Lo spirito vivifica e libera, mentre le lettere e i concetti imprigionano.

venerdì 27 agosto 2021

La fede che uccide

 

Quando si crede ciecamente alle promesse delle religioni, si può diventare tranquillamente degli assassini. È quello che succede per esempio agli attentatori suicidi dell’Isis che uccidono gli altri e se stessi, convinti di andare subito in paradiso. Se questa non è fede…

La verità è che chi non ha sviluppato una propria coscienza e il senso critico, può commettere qualunque crimine convinto di fare del bene, di essere nel giusto, di obbedire al volere di Dio.

E, allora, non beati coloro che credono, ma beati coloro che dubitano.

Per accedere alla verità, ci vuole ben altro che qualche libro sacro e una fede cieca. Lo abbiamo già visto nella storia, in tutti i tempi e in tutte le religioni.

La verità non può essere rivelata da altri, ma deve essere conquistata alla fine di una lunga ricerca personale. Ecco perché è bene guardare con diffidenza i credenti della prima ora.

Quante cose sbagliate insegnano le religioni!

giovedì 26 agosto 2021

Lotte interiori

 

Nel corso della vita, ognuno cerca di migliorare se stesso. E fa bene, sia per quanto riguarda le condizioni materiali, sia per quanto riguarda l’eliminazione di difetti e di punti deboli. Ma qui dobbiamo star attenti a non creare nuove separazioni e conflitti, a non scatenare una guerra (l’ennesima) tra io buono e io cattivo.

Per migliorare se stessi, più che stigmatizzare e condannare, bisognerebbe integrare e lasciar perdere le parti ritenute negative. Infatti vediamo troppi individui che, per lottare contro di sé, si dividono ancora di più e si irrigidiscono, perdendo ogni rapporto con il fluire della vita.

Anziché allargarsi, si rimpiccioliscono, si limitano, si restringono. Vedi tanti religiosi che si formano un’idea stereotipata, pregiudiziale e astratta di che cosa sia un io ideale e buono.

In fondo, il cattivo non è che parte integrante del buono.

martedì 24 agosto 2021

Per un mondo senza dolore

 

Ci piacerebbe un mondo senza dolore (o con solo un minimo di sofferenza), senza odio, senza aggressività, senza male… sarebbe il nostro sogno. Per questo abbiamo lottato a lungo, per questo abbiamo sviluppato  scienza e tecnica. Ma non è bastato: alcune cose sono migliorate, ma altre sono peggiorate (per esempio le condizioni climatiche)  E nessuno è riuscito a sconfiggere definitivamente la miseria, la fame, l’ingiustizia, la prevaricazione dei forti, la competizione e la violenza innata.

Il fatto è che questa violenza è insita non solo nell’uomo, ma nell’intera natura. Tutti gli esseri viventi, per vivere, devono uccidere e divorare altri esseri viventi (animali e vegetali). Inoltre nessuno è in grado di cambiare il mondo degli opposti: buono-cattivo, io-altro, giusto-ingiusto, inizio-fine, vita-morte, ecc. Il che ci dice che non sarà mai possibile estirpare il male. Sarebbe come voler togliere un polo a una calamita. Distruggeremmo tutto.

Inutilmente speriamo in un aldilà di solo pace e amore dove sia possibile dividere il bene dal male – in che modo? Ci rendiamo conto che è un sogno. È la nostra mente individuale che spezza l’unità originaria e dà vita a tutti questi enti, valori e processi conflittuali. E quindi è proprio ad essa che dovremmo rivolgerci.

Noi sappiamo che in origine tutto è uno, ma poi, per conoscere, dobbiamo spezzare e contrapporre. Il risanamento dovrebbe dunque incominciare da una comprensione della polarità degli opposti e dell’unità sostanziale del cosmo. Ma siamo disposti a perdere la visione individuale per ottenere quella universale?

Noi non sappiamo se ci sia veramente un mondo oggettivo al di là del nostro sentirlo e pensarlo. Nella nostra introspezione, ci è impossibile distinguere tra i fenomeni in sé e la loro percezione. Ma resta il fatto che senza una mente che gli dia un senso, il cosmo sarebbe un ammasso informe. Insensato.


domenica 22 agosto 2021

Il tempo dei mediocri

 

Ebbene, sì. Avremmo voluto che il Presidente statunitense dicesse: “Siamo disposti a sacrificare la vita degli americani per dare la libertà non solo agli afghani, ma anche agli altri popoli oppressi”. Queste parole avremmo voluto sentire dalla prima potenza del mondo, non un pavido discorso di disimpegno precipitoso, suggerito dai sondaggi elettorali.

Cha cosa sarebbe accaduto quando l’Europa era dominata dal nazifascismo se avessimo avuto in America simili politici senza valori, se non quelli del tornaconto individuale? E per che cosa gli uomini devono lottare e morire se non per la propria e altrui liberazione?

Trump pensava solo ai propri interessi e a quelli degli americani. Ma anche adesso le idee sono sempre quelle dei quaraquaqua.

Ci accontentiamo solo di mangiare, lavorare, fare l’amore e fare soldi. Bella umanità!


Muri di coscienza

 

Ogni epoca ha le sue metafore per indicare Dio: il Signore, il Re dei re, il Monarca assoluto, il Creatore, il grande Orologiaio, l’Architetto supremo o oggi il grande Programmatore.

Qualcuno ritiene infatti che il mondo sia il frutto di una specie di programma per computer e che il nostro compito sia infrangere la simulazione e liberarci del Programmatore. Anzi, si aggiunge che la cosiddetta “materia oscura” sia in realtà l’insieme delle informazioni fornite alla rete neurale universale.

Ma queste idee sono vecchie come il mondo, dato che sono una riedizione di quelle già presenti in Oriente da millenni.

Il mondo è un miraggio, un sogno, un fantasma, un ologramma, un engramma, una scenografia, una commedia, un’apparizione senza sostanza e senza autore, apparsa spontaneamente. E, come è sbucato, sparirà – in un attimo. In realtà tutto è un prodotto di una coscienza che si chiede “chi è” perché si è scissa dall’unità originaria, al di là del tempo, dello spazio e della consapevolezza stessa. È questa domanda che mette in moto l’intero divenire, con la comparsa dell’individualità e di tutte le categorie di opposti.

Il cosmo sembra solido, ma provate a chiedere a un fisico che da che cosa sia composta questa materia-massa-energia – nessuno lo sa. È composta da pacchetti di vuoto o di nulla.

Per capirlo, dobbiamo uscire dall’illusione Dio-io ed espandere la coscienza oltre i muri immaginari che le nostre operazioni di separazione e distinzione hanno creato. Il cosmo è semplicemente un’esperienza che fa la nostra mente, perché tutto è configurazioni di coscienza, dal granello di polvere alle galassie.

venerdì 20 agosto 2021

Esseri privilegiati?

 

La legge della relatività ci dice in sostanza che non esiste un punto o un soggetto privilegiato da cui guardare, misurare, giudicare e comprendere le cose.

Ne abbiamo fatta di strada, da quando ci credevamo al centro dell’universo. Siamo stati detronizzati.

Ma in fondo l’idea stessa di un Dio che ci avrebbe creati e poi ci seguirebbe tutta la vita per giudicarci dopo la morte, è ancora il frutto di quell’antica presunzione di una scimmia che si crede privilegiata. Ci consideriamo troppo importanti, addirittura “figli di Dio”.

Ma il nostro valore non è superiore a quello di una formica o di un microbo. È sensato pensare che ci sia qualcuno che tiene conto  - in questo smisurato universo - di ciò che fanno le formiche o i microbi?

Non c’è nessun altro che si occupi di noi – è questo che dobbiamo metterci in testa. Gli unici a cui interessiamo… siamo noi stessi. Nessun Dio scenderà mai dalle nubi per salvarci. Basta con le illusioni infantili.

Espandere la coscienza

 

A volte ci sentiamo infelici perché non riusciamo a trovare scopi o ideali per cui vivere. Ma scopi è ideali hanno un senso solo per l’uomo – non per la Realtà Ultima che non sa che farsene dei valori umani.

Tutto cambia e si evolve, anche la nostra coscienza. Il problema è la lentezza – ci vogliono migliaia o milioni di anni per espandere la consapevolezza umana. E noi abbiamo poco tempo, perché, stupidi come siamo, ci stiamo mangiando il pianeta.

Se guardassimo solo una foglia senza tener conto dell’albero e delle radici, che visione avremmo della pianta? Avremmo una visione limitata e parziale. Così è per la nostra individualità: cercando di comprendere il mondo da questo ristretto punto di vista, come possiamo comprendere la totalità?

È dunque importante raggiungere una consapevolezza ultra-individuale, allargando la visione. Ma noi siamo sempre occupati dai nostri piccoli problemi umani.

giovedì 19 agosto 2021

Il Dio che non ha bisogno di esistere

 Per millenni gli uomini si sono chiesti se esistesse o non esistesse Dio – e dalla risposta credevano di risolvere i loro problemi.

Ma Dio è "qualcosa" che non ha nessun bisogno di esistere. Dio è al di là tanto dell’essere quanto del non essere – queste sono sole categorie duali umane. Certo, non si tratta del Dio della Bibbia, dei Vangeli, del Corano o della Bhagavad Gita. È al Realtà Ultima, che non è né tempo, né spazio, né causalità, né dualismo, né vita né morte.

È una cosa seria, non un idolo cui ci si deve sottomettere, come si dice nelle nostre religioni; non una brutta caricatura antropomorfa del Monarca assoluto.

È un Dio che sfugge alle categorie della nostra piccola mente.


L'esistenza come mancanza

 

Nessuno è disposto ad ammettere di non esistere, di non essere. Sentendosi vivo, presente e consapevole, non può accettare di essere una pura apparenza, un riflesso, un sogno, un’ombra. E, anche se fossi un ombra – ragiona – dovrebbe esserci qualcuno che la proietta. Dunque…

Ma una volta che cerca di cogliere questo soggetto, non ci riesce.

La verità è che noi ci cogliamo sì vivi, ma con un senso di mancanza, di incompletezza, per non dire di sofferenza. Ogni volta che cerchiamo di afferrarci, ci trasformiamo in oggetti e quindi ci sfugge il soggetto.

Il fatto è che questo esistere è uno stato quanto mai incerto e precario; non è per niente qualcosa di solido e completo. E sappiamo benissimo che in certi momenti, per esempio quando dormiamo o quando siamo sotto sedazione, siamo assenti.

L’esistere è qualcosa che va e che viene, uno stato secondario, un secondarismo deteriore… rispetto a qualcosa che sentiamo come primario.

Da una parte la coscienza ci dice che siamo e in parte chi siamo, ma dall’altra ci dice che siamo incompleti, cangianti, evanescenti, appesi su un burrone, pronti a precipitare nel nulla.

Il problema è che lo stato originario delle cose, e quindi anche il nostro, non ha affatto bisogno di esistere. È completo e soddisfacente così com’è. E questo che ci spiazza.

Prima ci sembrava che l’esistere fosse la settima meraviglia, un colpo di fortuna, ma ora scopriamo che è solo una scadente emersione temporanea, come quella di un tronco trascinato dal mare, che ogni tanto esca per brevi istanti dall’acqua.

 

lunedì 16 agosto 2021

Dio e trascendenza

 

Dopo il nuovo terribile terremoto di Haiti (il primo fece 300 mila vittime), il Papa cosa propone? Di pregare la Madonna…

E che cosa è successo? È arrivata una nuova scossa, che ha distrutto quel che rimaneva della cattedrale cristiana, e si preannuncia un tifone.

L’inutilità della preghiera è sotto gli occhi di tutti. Si crede ancora che Dio sia un potente che vada pregato e supplicato, come se fosse una satrapo orientale o un qualsiasi monarca terreno.

Mentre Dio è la Realtà Ultima che non sa nulla di preghiere e di suppliche.

Com’è possibile che ci siano ancora religioni che credono in queste sciocchezze? Forse perché gli uomini sono ancora ingenui. Forse perché le religioni sono ormai soltanto strumenti di potere, specie di superpartiti che inducono i fedeli all’obbedienza - non a Dio ma ai padroni terreni.

E perché gli uomini si fanno ancora dominare dalla casta dei sacerdoti? Che cosa non si fa per illudersi di avere un protettore celeste?

Nei paesi islamici si vede benissimo il potere della religione. Lì non c’è distinzione fra legge civile e legge religiosa, con la conseguenza che norme di origine antica sono ancora in vigore. Se nel Corano o nella Sharia si dice che la donna è un essere inferiore, la donna viene ancora oggi considerata e trattata così.

Del resto, che cosa aspettarsi da una religione che prevede che la testimonianza di una donna valga la metà di quella di un uomo e che nel paradiso islamico ai uomini fedeli siano riservate stuoli di vergini angeliche… e alle donne - nulla.

Proprio nella descrizione del paradiso e dell’inferno si capisce che queste religioni non sono nient’altro che desideri umani, che nulla hanno a che fare con la trascendenza.


venerdì 13 agosto 2021

L'estate di Lucifero

 

Siamo alle solite. Se un avvenimento è negativo, è opera di Lucifero o di Satana. Se è positivo, è opera di Dio. Questo dualismo mentale, che divide ogni cosa in due parti contrastanti, va avanti da millenni. Ma è chiaro che siamo noi che evochiamo l’una o l’altra figura mitologica. All’origine non ci sono. All’origine c’è solo un evento cui noi attribuiamo un valore negativo o positivo. E così creiamo divinità immaginarie.

È la mente umana che giudica, interpreta e proietta. E dovremmo capirlo una volta per tutte, anziché saltare da un elemento al suo opposto speculare.

Ma Dio o Satana sono come le due facce della stessa medaglia. D'altronde Lucifero non significa "portatore di luce"?

Quando poi evochiamo Dio, considerandolo un personaggio reale, gli attribuiamo l’attributo dell’esistenza. Perché per noi esistere è una qualità positiva. Non è questo l’argomento ontologico della vecchia teologia?

Però, se parliamo di trascendenza, Dio è al di là di tali classificazioni duali, e non ha nessun bisogno né di esistere né di essere.

Proviamo a capire che cosa ci sia oltre il dualismo della mente. È un bell’esercizio meditativo per uscire dal contingente.

Solo in questo mondo abbiamo bisogno di esistere. Ma prima o dopo?

giovedì 12 agosto 2021

Il mondo in fiamme

 

Adesso che il clima fa stragi e brucia il mondo, vorremo poter intervenire. Ma dovremmo cambiare innanzitutto la nostra mente, il nostro modello di sviluppo, il nostro rapporto con la vita e con il mondo, basato proprio sullo sfruttamento insensibile dell’ambiente e degli altri esseri viventi e soprattutto sul desiderio insaziabile.

Non si tratta solo di ridurre l’impiego dei combustibili fossili. Si tratta di cambiare la testa.

In un famoso testo, il Buddha espresse chiaramente questa idea:

 

“Monaci, tutto è in fiamme. Quale tutto è in fiamme? L'occhio è in fiamme. Le forme sono in fiamme. La coscienza tramite l'occhio è in fiamme. Il contatto tramite l'occhio è in fiamme. E qualsiasi cosa che sorga in dipendenza dal contatto tramite l'occhio - sperimentato come piacere, dolore o non piacere, né dolore -anche quello è in fiamme. Ma in fiamme con cosa? In fiamme con il fuoco della passione, il fuoco dell'avversione, il fuoco dell'illusione. In fiamme, vi dico, con la nascita, l'invecchiamento e la morte, con i dolori, i lamenti, le sofferenze, con le afflizioni e la disperazione.

L'orecchio è in fiamme. I suoni sono in fiamme...

Il naso è in fiamme. Gli odori sono in fiamme...

La lingua è in fiamme. I gusti sono in fiamme...

Il corpo è in fiamme. Il tatto è in fiamme...

L'intelletto è in fiamme. Le idee sono in fiamme. La coscienza tramite l'intelletto è in fiamme. Il contatto tramite l'intelletto è in fiamme. E qualsiasi cosa ci sia che sorga in dipendenza dal contatto tramite l'intelletto - sperimentato come piacere, dolore o non piacere, né dolore - anche quello è in fiamme. In fiamme con cosa?  In fiamme, vi dico, con la nascita, l'invecchiamento e la morte, con i dolori, i lamenti, le sofferenze, con le afflizioni e la disperazione…”

Di fronte a tutte queste fiamme interiori, è evidente che il mondo finirà bruciato. E che l’unico modo per fermare tale processo consiste prima nel rendersene conto e poi nel fermare la febbre umana della conquista, della rivalità e del potere.

Teologia negativa

 

Il principio della teologia negativa (o apofatica) è chiaro e semplice: di Dio possiamo dire solo ciò che non è, ma non ciò che è. Dio è bene? No. Dio è amore? No. Dio è giudice? No. Dio è padre? No. Dio è cocienza? No… e così via. Il fatto è che, se Dio (il principio primo o ultimo) è trascendenza e unità, il nostro linguaggio – tutto dualistico – non è in grado di definirlo. Parlare di bene, amore, paternità, ecc. significa utilizzare concetti ed esperienze umane, che niente hanno a che fare con la trascendenza. La trascendenza è tale proprio perché supera ogni definizione mentale.

Quando perciò ci esprimiamo con il linguaggio umano, l’unico che conosciamo, non parliamo della trascendenza, ma di qualcosa a misura umana. In particolare, la trascendenza non è duale, non risponde al principio di causalità e non è non è un individuo separato.

Ora pensiamo a quanto si è sbrigliata la fantasia umana a immaginare gli attributi di Dio. O pensiamo alle prove dell’esistenza di Dio, tutte basate sulla logica umana.

Niente di tutto questo può cogliere il Divino, che si presenta, semmai, solo quando la mente umana si mette da parte. Dobbiamo esserne consapevoli e smettere di ridurre Dio a nostra immagine somiglianza.

Le religioni, con le loro rivelazioni, con le loro teologie, con i loro rituali, con i loro libri sacri, con i loro sacerdoti e con le loro guerre sante hanno fatto scempio di Dio.

Dio non è stato ancora “capito”.

domenica 8 agosto 2021

Il bello della vacanza

 

Perché andare in vacanza sembra essere ciò che preferiamo in questa esistenza? Perché vuol dire abbandonare la solita vita, gli obblighi abituali, i luoghi consueti, le persone famigliari e scappare altrove, nella speranza di trovare qualcosa di meglio o di diverso.

L’optimum sarebbe spegnere o cambiare la mente. Per questo si dice che partire è un po’ morire – un morire che è visto come qualcosa di estremamente desiderabile.

Anche in vita cerchiamo di spegnere la mente… ma purtroppo con alcool, droghe, divertimenti, feste, giochi e religioni – il massimo della stupidità.

Comunque, non disperate: siate consapevoli che lo spegnimento vero e naturale avverrà solo con la morte. Perché lì finalmente manderemo in pensione il pernicioso senso dell’io e la coscienza individuale, e torneremo ad essere il tutto.

L'insonnia

 

Coloro che soffrono d’insonnia o coloro che dormono poco si perdono il massimo piacere della vita: staccare i sensi e i pensieri e svanire nel nulla. Purtroppo, a poco a poco incominciano a trapelare i sogni, il senso dell’io e infine quel grande incubo che è la vita di veglia – per sopportare la quale bisogna poi riaddormentarsi. A questo serve il sonno.

Evidentemente, la vita, con tutta la sua tensione, nasce come eccezione a ciò che avevamo prima. È come una piccola bolla che si solleva da un pentolone, dura poco e subito svanisce.

Pensiamo a quanto più tempo rimaniamo morti rispetto a quello in cui siamo vivi. Il nostro destino è la morte, disturbata ogni tanto da qualche brutto sogno.

sabato 7 agosto 2021

Esperienze straordinarie tra la vita e la morte

 

Internet è piena di video sulla cosiddetta esperienza di pre-morte: gente che si trova in punto di morte ed ha esperienze straordinarie. Tutti vedono tunnel e luci invitanti e piene di amore. “Quello è Dio, quello è Gesù, quello è Maometto, quello è Krishna, quello è un angelo, quello è mio padre, quella è mia madre, ecc...! Ognuno vede ciò in cui crede.

Infatti, nonostante lo stato di coma, rimane la coscienza di essere in punto di morte, una coscienza che non può essere quella abituale. Poi si incontrano queste luci o figure famigliari cui ognuno attribuisce un’identità e un nome. Usciti dal corpo, tutti si sentono bene e vorrebbero rimanere lì in eterno. Ma ecco che devono rientrare in questo mondo, che evidentemente non è una meraviglia ma una specie di carcere.

La verità è che si tratta di proiezioni della coscienza che evidentemente non si è ancora spenta. E la coscienza fa il suo lavora: proietta e crea mondi immaginari, così come succede nei sogni e così come succede nell’esistenza.

Dunque queste esperienze non sono affatto prove dell’aldilà, ma ancora di una mente che non si è spenta.

Il vero aldilà incomincia quando anche la coscienza smette di inventare sensazioni e immagini. E da lì non si torna indietro.

La Terra Promessa

 

Sì, l’Eldorado, la Terra Promessa, il Paradiso…ma, se le teste rimangono le stesse, sarà sempre un inferno.

Non è una questione geografica. È una questione di consapevolezza.

Il mondo è bello o brutto, agitato o calmo, feroce o buono… secondo la nostra coscienza profonda, che lo fa diventare quello che lei stessa ha creato.

venerdì 6 agosto 2021

Un feroce creatore

 

In una foto del telescopio spaziale Hubble si vedono tre galassie che si cannibalizzano a vicenda.

Questo succede dappertutto e in ogni forma di vita nel nostro “meraviglioso” cosmo. Anche sulla Terra è tutto un cannibalizzarsi a vicenda.

E qualcuno ripete ancora che il mondo sarebbe stato creato da un Dio che sarebbe amore! Più che altro sarebbe una specie di Marte, il dio della guerra.

Padri snaturati

 

Se un padre con qualche difetto genetico mettesse al mondo un figlio con lo stesso problema, tu diresti che è snaturato e che va condannato. Ma il cosiddetto Padre Eterno quanti ne ha messi al mondo di questi poveretti?

Abbi il coraggio di giudicare.

Un mondo di contradizioni

 

L’espressione “vita eterna” è una contraddizione in termini, in quanto la vita è ciò che è contrassegnato dalla morte.

Se vuoi qualcosa di eterno, lascia perdere la vita. Non nascere proprio. Solo ciò che c’è prima del nascere e dell’immancabile morire è eterno.

È vero che nessuno ti ha chiesto se volessi nascere. Ma adesso hai la possibilità di convincerti che l’esistere non vale la pena perché troppo doloroso e inconsistente, e di liberarti dall’insano desiderio di nascere e di far nascere.

Un mondo fatto male

 

Ogni tanto ci poniamo il problema se esista davvero un mondo esterno ai nostri sensi e alla nostra mente, o se non sia tutta una proiezione della mente. Ma il fatto è che sia il soggetto sia l’oggetto sono costrutti della mente – in realtà l’uno non può esistere senza l’altro. Il soggetto non può esistere senza l’oggetto (e se stesso in quanto oggetto) e l’oggetto non può esistere senza il soggetto.

In sé nessuno dei due può esistere da solo: in tal senso possiamo dire che tutto è illusione. Niente è ciò che appare.

Tutto è correlato: in questo mondo non c’è l’ “in sé”. C’è un grosso pasticcio. Meglio lasciar perdere una cosa fatta così male.

Il mondo è fatto per chi non pensa.

martedì 3 agosto 2021

La distruttività umana

 

I piromani che in questo periodo danno fuoco a vasti territori della nazione italiana (nonché in vari altri paesi) sono una dimostrazione di qualcosa di molto oscuro nella natura umana: il piacere di distruggere ciò che la natura ha costruito in decenni, secoli e millenni. Vanno a fuoco pinete con alberi secolari, macchia mediterranea, campagne, foreste, case e tutto ciò che è costruito in quelle aree. Succede dappertutto: in Australia, in California, in Francia, Russia e ovunque ci siano meraviglie della natura. Al di là degli interessi criminali di qualcuno, si rivela proprio un odio verso le bellezze della natura. Chi appicca l’incendio prova un piacere quasi fisico: è soddisfatto di uccidere e devastare. “Questa è opera mia!” sembra dire, “Anch’io ho lasciato il mio segno.”

Ecco il punto. Oltre ai ricchi, ai potenti e a coloro che hanno avuto successo nella vita, ci sono masse di diseredati che sanno di non contare nulla, di non essere nessuno. E così vogliono lasciare un segno, se non nel bene, nel male. Quell’albero che aveva duemila anni, io l’ho distrutto… Quella pineta che tutti ammirano, io l’ho bruciata… Quella foresta così bella, io l’ho annientata…

Il piacere che si prova è simile a quello che si prova nel deturpare un dipinto, una statua o un’opera d’arte. È l’odio verso il mondo e la natura, è il sentirsi potenti e importanti almeno una volta nella vita.

Ma non c’è solo questo: c’è anche l’odio verso la vita stessa. Perché la natura umana è fatta così: ama tanto vivere, ma vorrebbe anche distruggere l’esistenza. È il dualismo di tutto ciò che è venuto il mondo. Ogni impulso ha il suo contrario.

E, nel piacere di vivere, c’è anche il piacere di uccidere. Alla lunga, crescere, costruire, espandersi, moltiplicarsi, nutrirsi, ecc., comporta la distruzione e l’autodistruzione.

Una vita che si basa su queste basi, in fondo sa di non essere cosa buona. E, sotto sotto, vuole annientarsi e tornare là da dove sconsideratamente è uscita – il nulla.

In India, si adora la Trimurti, tre Iddii che rappresentano la creazione, la conservazione e la distruzione. Lì si sa bene che anche la distruzione è di origine divina ed è già programmata nella natura. Da noi no – noi abbiamo espulso dall’immagine di Dio l’aspetto feroce. Il nostro Dio è solo amore e bontà. Eppure sappiamo che tutto questo dovrà finire per decreto divino.

lunedì 2 agosto 2021

I limiti della mente

 

Il nostro linguaggio ci impedisce di cogliere la realtà ultima. Per esempio, non è possibile che un verbo non abbia un soggetto. Quindi continuiamo a cercare - in quanto soggetti, in quanto io - il risveglio… come se l’io potesse risvegliarsi. Ma non è così.

Non ha senso dire: “Io mi risveglio”, perché il risveglio è il riconoscimento che quell’ “io” è un’illusione, un sogno.

Già la scienza ha scoperto la pareidolia, la tendenza innata della mente a vedere facce umane dappertutto, anche in oggetti inanimati. Ma questo è niente rispetto all’antropomorfismo, cioè alla tendenza a ridurre tutto a forma umana. Per esempio, se noi immaginiamo Dio, ecco che gli attribuiamo non solo una forma umana, ma anche caratteri e mentalità dell’uomo.

Ebbene, è proprio questa tendenza a renderci impossibile concepire la trascendenza. Se la trascendenza è ciò che supera l’umano, l’uomo non può assolutamente pensarla – ricorrerà alle forme e alla logica della sua mente. Di conseguenza le teologie, con i loro concetti e le loro idee, sono sempre viziate alla base. Dio viene sempre visto come un potente umano, l’Onnipotente. O come una Supermente, o come un Superio, o come una Supercoscienza.

Tutto sbagliato, tutto limitato.

Ora, siete capaci di cogliere Dio senza usare la mente condizionata, senza impiegare logiche ed emozioni umane?