Ci piacerebbe un mondo senza dolore (o
con solo un minimo di sofferenza), senza odio, senza aggressività, senza male…
sarebbe il nostro sogno. Per questo abbiamo lottato a lungo, per questo abbiamo
sviluppato scienza e tecnica. Ma non è
bastato: alcune cose sono migliorate, ma altre sono peggiorate (per esempio le
condizioni climatiche) E nessuno è
riuscito a sconfiggere definitivamente la miseria, la fame, l’ingiustizia, la
prevaricazione dei forti, la competizione e la violenza innata.
Il fatto è che questa violenza è insita
non solo nell’uomo, ma nell’intera natura. Tutti gli esseri viventi, per
vivere, devono uccidere e divorare altri esseri viventi (animali e vegetali).
Inoltre nessuno è in grado di cambiare il mondo degli opposti: buono-cattivo, io-altro,
giusto-ingiusto, inizio-fine, vita-morte, ecc. Il che ci dice che non sarà mai
possibile estirpare il male. Sarebbe come voler togliere un polo a una
calamita. Distruggeremmo tutto.
Inutilmente speriamo in un aldilà di
solo pace e amore dove sia possibile dividere il bene dal male – in che modo? Ci rendiamo conto che è un sogno. È
la nostra mente individuale che spezza l’unità originaria e dà vita a tutti
questi enti, valori e processi conflittuali. E quindi è proprio ad essa che
dovremmo rivolgerci.
Noi sappiamo che in origine tutto è
uno, ma poi, per conoscere, dobbiamo spezzare e contrapporre. Il risanamento
dovrebbe dunque incominciare da una comprensione della polarità degli opposti e
dell’unità sostanziale del cosmo. Ma siamo disposti a perdere la visione
individuale per ottenere quella universale?
Noi non sappiamo se ci sia veramente un
mondo oggettivo al di là del nostro sentirlo e pensarlo. Nella nostra introspezione,
ci è impossibile distinguere tra i fenomeni in sé e la loro percezione. Ma
resta il fatto che senza una mente che gli dia un senso, il cosmo sarebbe un
ammasso informe. Insensato.
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