domenica 22 agosto 2021

Muri di coscienza

 

Ogni epoca ha le sue metafore per indicare Dio: il Signore, il Re dei re, il Monarca assoluto, il Creatore, il grande Orologiaio, l’Architetto supremo o oggi il grande Programmatore.

Qualcuno ritiene infatti che il mondo sia il frutto di una specie di programma per computer e che il nostro compito sia infrangere la simulazione e liberarci del Programmatore. Anzi, si aggiunge che la cosiddetta “materia oscura” sia in realtà l’insieme delle informazioni fornite alla rete neurale universale.

Ma queste idee sono vecchie come il mondo, dato che sono una riedizione di quelle già presenti in Oriente da millenni.

Il mondo è un miraggio, un sogno, un fantasma, un ologramma, un engramma, una scenografia, una commedia, un’apparizione senza sostanza e senza autore, apparsa spontaneamente. E, come è sbucato, sparirà – in un attimo. In realtà tutto è un prodotto di una coscienza che si chiede “chi è” perché si è scissa dall’unità originaria, al di là del tempo, dello spazio e della consapevolezza stessa. È questa domanda che mette in moto l’intero divenire, con la comparsa dell’individualità e di tutte le categorie di opposti.

Il cosmo sembra solido, ma provate a chiedere a un fisico che da che cosa sia composta questa materia-massa-energia – nessuno lo sa. È composta da pacchetti di vuoto o di nulla.

Per capirlo, dobbiamo uscire dall’illusione Dio-io ed espandere la coscienza oltre i muri immaginari che le nostre operazioni di separazione e distinzione hanno creato. Il cosmo è semplicemente un’esperienza che fa la nostra mente, perché tutto è configurazioni di coscienza, dal granello di polvere alle galassie.

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