La legge della relatività ci dice in sostanza
che non esiste un punto o un soggetto privilegiato da cui guardare, misurare,
giudicare e comprendere le cose.
Ne abbiamo fatta di strada, da quando
ci credevamo al centro dell’universo. Siamo stati detronizzati.
Ma in fondo l’idea stessa di un Dio che
ci avrebbe creati e poi ci seguirebbe tutta la vita per giudicarci dopo la
morte, è ancora il frutto di quell’antica presunzione di una scimmia che si
crede privilegiata. Ci consideriamo troppo importanti, addirittura “figli di
Dio”.
Ma il nostro valore non è superiore a
quello di una formica o di un microbo. È sensato pensare che ci sia qualcuno
che tiene conto - in questo smisurato
universo - di ciò che fanno le formiche o i microbi?
Non c’è nessun altro che si occupi di noi – è questo che dobbiamo metterci in
testa. Gli unici a cui interessiamo… siamo noi stessi. Nessun Dio scenderà mai
dalle nubi per salvarci. Basta con le illusioni infantili.
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